giovedì 17 settembre 2009

Consulta e lodo Alfano - Un'opinione

L’art. 3 della costituzione della Repubblica Italiana dice: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
È evidente però che qualche cittadino è più uguale degli altri etant'è che qualcuno oggi può scrivere: "Il titolare di funzioni di massimo rilevo politico non solo deve avere la serenità sufficiente per il loro esercizio corretto ma prima di tutto deve essere sottratto a ogni condizionamento". E "talvolta la sola minaccia di un procedimento penale può costringere alle dimissioni prima che intervenga una sentenza e anche quando i sospetti diffusi presso la pubblica opinione si sono poi dimostrati infondati". Pertanto una bocciatura da parte della Corte Costituzionale del lodo Alfano comporterebbe un "pericolo di danno all'esercizio di funzioni che, in quanto elettive, trovano una tutela diffusa nella Costituzione".
A scrivere non è uno qualunque, ma Glauco Nori dell’Avvocatura dello Stato nella memoria depositata alla Corte Costituzionale per indurre ad un giudizio di favore sulla costituzionalità del Lodo Alfano.
Non mi scandalizza il Presidente del Consiglio (Anche se non si può dimenticare la sentenza di condanna che ha colpito il suo coimputato nel processo per il quale è stato fatto lo scudo Alfano) ma la deriva umana e culturale che tutto coinvolge e arriva a stravolgere le regole. Anche il cambiamento delle regole non mi scandalizza, ma il cambiamento deve essere frutto di un’evoluzione che tende a prendere atto di una nuova realtà e la ricodifica secondo linee più idonee. Ora, sta succedendo questo? Questo sarebbe positivo, non saremmo mai usciti da certi retaggi medievali se non avessimo ammesso anzi provocato e garantito un’evoluzione del diritto. Il cambiamento in positivo del diritto quasi sempre incomincia con una trasgressione e si realizza sempre attraverso uno sforzo di evoluzione interpretativa. Certo con l’evoluzione del diritto e dei rapporti tra gli organi dello Strato siamo piano piano usciti dal medio evo. Ma questo, questo non è un’evoluzione interpretativa che prende spunto da un’esigenza di progresso civile, questo ci riporta dritti al medio evo. Già perché in quell’epoca il “Principe” non veniva giudicato. È chiaro doveva già governare, ci mancherebbe che si dovesse preoccupare degli organi dello Stato che dipendevano da lui!!
Ma questo era il principe di 500 anni fa!
La nostra cultura sociale e giuridica non può tollerare oggi che un avvocato dello Stato dica alla Consulta, organo a cui è dato il presidio della costituzionalità delle leggi dello Stato, che in questo caso non deve ragionare come un organo di giurisdizione ma deve assumere la sua decisione come un organo politico che agisce per opportunità.
E poi i politici si lamentano che gli organi della giurisdizione fanno politica!
Può darsi che sia vero, ma in questo caso è la politica che glielo chiede… così va bene???
Non è una questione di preferenze politiche: il mio giudizio negativo è semplicemente sull’aspetto tecnico-giuridico. È intollerabile la mistificazione ermeneutica che assegna ruoli opportunisti agli organi dello Stato. Ognuno deve svolgere il suo compito secondo le regole esistenti e se devono essere modificate lo si faccia secondo le norme all’uopo previste.
La Corte Costituzionale che prende una decisione per opportunità sarebbe un precedente pessimo; chissà in quanti altri casi verrebbe poi costretta ad abdicare fino al rischio di diventare un organo di conferma e di protezione del Governo.
Una cosa simile non la deve fare né la destra né la sinistra. Non possiamo sopportare un cambiamento della costituzione materiale dello Stato in chiara contraddizione con la costituzione formale? No!!
Non è all’uomo del Presidente del Consiglio nè all'eventuale giudizio positivo della Corte - purchè sia una decisione tecnica - che dobbiamo opporci, ma a questa barbarie giuridica che ci riporterebbe in dietro di secoli.

Il virgolettato relativo al testo della memoria dell'Avvocatura dello Stato è stata ricavata dal sito:
http://www.apcom.net/newspolitica/20090917_083300_bf5f78_70925.html

mercoledì 16 settembre 2009

Alta Formazione- Il middle management dei servizi socio-assistenziali.

Tutto parte da un’idea della Regione Veneto, seguita poi da altre regioni, sviluppata dalle indicazioni del Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000 ove è scaturita l’idea di definire come obiettivo strategico per l’Unione quello di “diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo”. Il Consiglio dell’UE, con propria risoluzione del 2007 ha successivamente invitato gli stati membri a considerare che l’istruzione e la formazione danno un significativo contributo non solo all’occupazione e alla competitività, ma anche all’incentivazione della cittadinanza attiva e alla realizzazione personale. Il quadro strategico 2007-2013 approvato dalla Commissione Europea nel luglio del 2007 nell’ambito del macro obiettivo “Sviluppare i circuiti della conoscenza” rimarca la necessità di sostenere la costruzione di un sistema nazionale di formazione superiore attraverso il potenziamento dei percorsi di alta formazione, la razionalizzazione di quelli esistenti e la promozione della mobilità. Queste le premesse e le fonti ideali e normative della proposte di alta formazione che le regioni italiane hanno poi messo in campo.

Per leggere tutto l'articolo clicca sul link
dapero articoli completi: Alta Formazione al middle management dei servizi socio-assistenziali.: "