martedì 29 marzo 2016

Il perineo: questo sconosciuto. Una nuova cultura per la prevenzione dell’incontinenza urinaria femminile

Il perineo o pavimento pelvico, di cui spesso viene ignorata l’esistenza, partecipa come poche altre parti del corpo a tutte le attività della nostra vita. Forze non sempre benevole, legate a ciò che facciamo ogni giorno (in casa, in palestra, nel tempo libero) possono, se non contrastate adeguatamente, causargli lesioni, danni e fastidi. Nelle diverse fasi della vita della donna, alcuni eventi particolari, come la gravidanza, il parto e la menopausa possono essere causa di alterazioni sia dell’anatomia che della funzione del pavimento pelvico.
Le donne entrano in contatto per la prima volta con le funzioni del perineo durante la gravidanza e ancor più durante e dopo il parto. Dopo tali eventi la sensazione è quella di un perineo che non sostiene e che causa un senso di insicurezza e di instabilità. Successivamente, con la menopausa, in seguito ai cambiamenti ormonali, possono insorgere sintomatologie legate a un’iniziale insufficienza dei muscoli del pavimento pelvico, con la percezione di una difficoltà a gestire la chiusura degli sfinteri.
Un’efficace e specifica attenzione nei confronti del perineo, permette innanzitutto di prevenire ed eventualmente di curare le alterazioni delle sue funzioni, che si possono manifestare attraverso disturbi della sfera sessuale, attraverso l’incontinenza urinaria ed attraverso il prolasso delle strutture genitourinarie e intestinali. Una rieducazione del perineo permette alla donna di riacquistare forza sul piano fisico e di sentirsi più sicura sul piano psicologico.
Riuscire a comunicare in maniera rapidamente comprensibile informazioni e consigli sulla gestione del nostro corpo – in particolare quando si tratta dell’apparato genitourinario –  non è sempre semplice e richiederebbe un maggior impegno di tutti gli operatori sanitari. In questo caso fare prevenzione significa cambiare un certo tipo di cultura, e insegnare già alle “nuove madri” a superare i preconcetti nei confronti di questa parte del loro corpo e a passare alle loro figlie un concetto di salute globale; dove per “salute” non si intende soltanto quella fisica, ma anche quella psicologica, emotiva e soprattutto affettiva.
Per queste ragioni tratteremo anche tale tema al Meeting delle Professioni di Cura, in un workshop accreditato ECM per la professione di infermiere, psicologo, ostetrica, fisioterapista e medico.

Il 20 Aprile 2016, dalle ore 14 alle 18:
“B-07 Il perineo: questo sconosciuto. Come prevenire l’incontinenza urinaria femminile”

Il workshop sarà occasione di confronto tra professioni che studiano le funzioni del perineo e che dovrebbero lavorare in équipe multiprofessionale, per meglio comprendere e attuare appropriati percorsi di cura. Attraverso questo momento formativo si vuole raggiungere un elevato livello d’informazioni tecniche e teoriche, affinché il perineo e il problema dell’incontinenza siano conosciuti in tutta la loro complessità. Durante l’evento, previa descrizione di anatomia e fisiologia del perineo, sarà data particolare attenzione alla problematica dell’incontinenza nella persona anziana e al ruolo del diaframma e della postura in relazione al tema descritto. Il corso ha una durata complessiva di 4 ore (3 crediti ECM) e interverranno:

* Luigina Baistrocchi Allodi (Ostetrica, AUSL di Parma, Presidente AVI Emilia Romagna) – introduce  e modera
La prevenzione dell’incontinenza urinaria femminile
* Enrica Bertola (uroginecologa, AUSL di Parma)
Il mistero del perineo, funzioni e cenni anatomo-fisiologici. Come diagnosticare disabilità perineali
* Giulia Freschi (fisioterapista)
Il ruolo della postura e la consapevolezza respiratoria in relazione alla prevenzione delle disabilità perineali
* Manila Massari (psicopedagogista)
Ricaduta dell’incontinenza urinaria femminile nella vita relazionale e affettiva della donna

Per info e iscrizioni: www.editricedapero.it
info@editricedapero.it
Posti accreditati limitati

venerdì 25 marzo 2016

ANSDIPP TOUR 2015-2016: Tappa extra al Meeting delle Professioni di Cura

Al Meeting delle Professioni di
Cura, l’Associazione ANSDIPP realizza un workshop per condividere sogni, ipotesi e suggestioni su come immaginare e desiderare i centri di servizi alla persona. Ipab, Asp, Fondazioni, Enti, Società… da rivedere come contenitori di speranze, desideri, progetti ed azioni. Al centro donne e uomini con i loro bisogni cui dare risposta ma anche come risorse di supporto e sviluppo dei sistemi. A fianco operatori, professionisti, caregiver, lungo un itinerario di cura orientato al benessere. Lo scenario è quello che conosciamo, grigio d’incertezze, di crisi economiche e personali. Ma il futuro è ciò che con forza possiamo disegnare e realizzare a partire da domani. Perché “non abbiamo bisogno della magia per cambiare il mondo: abbiamo già dentro di noi tutto il potere di cui abbiamo bisogno, abbiamo il potere di immaginare le cose migliori di quelle che sono”. Sarà un viaggio all'interno del possibile, dell'impossibile, del sostenibile, assieme a tutte le professioni che hanno un'idea forte.
I Destinatari del worskhop: Amministratori, direttori, coordinatori, medici, infermieri e chiunque sia interessato all'argomento.
L’obbiettivo: un canovaccio che con il tempo possa divenire il quadro ideale, un modello per i Centri Servizi, residenziali, diurni, territoriali.

Non consultarti con le tue paure, ma con le tue speranze e i tuoi sogni. Non pensate alle vostre frustrazioni, ma al vostro potenziale irrealizzato. Non preoccupatevi per ciò che avete provato e fallito, ma di ciò che vi è ancora possibile fare.

Di seguito il programma dettagliato del workshop di ANSDIPP, che avrà luogo il 21 Aprile 2016 presso il Meeting delle Professioni di Cura [C-08, h. 9-13]:

- h. 9,00 Registrazione
- h. 9,15 Introduzione e Coordinamento
Franco Iurlaro (Vice Presidente nazionale ANSDIPP, docente universitario e direttore di residente protette associate)
- h. 9,30 Interventi:
·       Fabio Bonetta (Direttore generale ASP ITIS Trieste)
·       Fabrizio Cavanna (membro esecutivo nazionale ANSDIPP, formatore, Direttore di RSA)
·       Elena Weber (Direttore generale ASP Istituto regionale Rittmeyer per i Ciechi e Presidente ANSDIPP FVG)
·       Laura Padmah Galantin (Esperta, consulente, psicoterapeuta, formatrice)
·       Irene Bruno (Direttore Coordinatore CRA Villa Serena Bologna, Vice Presidente Nazionale ANOSS)
- A seguire dibattito aperto con tutti coloro che in sala vorranno far sentire la propria voce

Per chi lo volesse è possibile iscriversi, in loco, all’Associazione. L’iscrizione offre l’opportunità di partecipare a corsi, convegni, seminari organizzati da ANSDIPP e di avere altre informative sul mondo dell’assistenza. Al termine dei lavori, ai partecipanti sarà rilasciato il relativo attestato. 
Per maggiori informazioni potete contattare la Segreteria dell’Associazione al telefono: 0425/594651.

Che cos'è l'ambiente protesico?

Tempo fa abbiamo parlato del Metodo Gentlecare®, ideato da Moyra Jones (terapista occupazionale canadese) per aiutare le persone con demenza, avendo come obbiettivo non la cura della malattia, ma piuttosto la riduzione dello stress e del dolore per il malato, ovvero la realizzazione del suo benessere. Come si era detto, questo metodo si basa su un approccio protesico, secondo il quale si deve riuscire a fornire “dall’esterno” ciò che la persona non può più avere “dall’interno”. E in particolare per il Gentlecare tre sono gli interventi protesici da proporre, che riguardano: a) le persone, b) lo spazio fisico, c) le attività. Oggi ci concentriamo sulla seconda componente fondamentale della triade, ossia lo spazio fisico, ringraziando l’Architetto Enzo Angiolini (Gruppo Ottima Senior) per il contributo che ha dato e che darà al Meeting delle Professioni di Cura il 21 Aprile 2016.
Lo spazio fisico può fare la differenza per le persone: se adattato nelle sue peculiarità (colori, luci, suoni…) alle esigenze delle persone affette da demenza e del personale di cura, può divenire elemento determinante per la realizzazione del benessere di tutti. Ci si prende cura della persona residente anche a cominciare dagli spazi che a questa sono destinati, che devono essere tali da accrescere la qualità della sua vita e non tali da essere vissuti con disagio.
Nelle strutture assistenziali è infatti possibile far vivere degnamente gli ultimi anni di vita delle persone all’interno di edifici che devono essere ricodificati in funzione di alcuni parametri connessi con l’orientamento interno e la qualità ambientale. Si creerà così l’ambiente che non solo risulta adeguato alle esigenze di clienti e operatori, ma sarà congegnato in modo da poter anche fungere da aiuto alla persona «fragile»: ovvero l’ambiente protesico. I parametri per riuscire a ricrearlo non sono molto conosciuti; ci sono pochissimi progettisti specializzati in Assistenza e Sanità e, tra questi, ancora meno professionisti coscienti della necessità di seguire questi nuovi indirizzi. La cosa più importante da dire a favore dell’ambiente protesico è che esso costa nella stessa misura di quello vecchio e sbagliato. La paura di incorrere in costi maggiori è forse una giustificazione per continuare sulla vecchia strada.
Vediamo allora alcuni elementi essenziali che non devono essere trascurati per realizzare un ambiente che sia adeguato per la persona anziana che si trova in una condizione di fragilità. Se si vuole creare questo spazio, ci sono infatti una serie di regole rispetto ad esso che devono essere seguite: 1) deve avere pavimenti e rivestimenti mentalmente collegabili ad ambienti già vissuti; 2) i materiali non devono essere esteticamente freddi; 3) i colori delle pareti devono essere diversi dal bianco e diversi per definire l’uso dei locali e adeguati al loro orientamento (ad esempio verso sud eviterò il giallo e all’opposto farò verso nord); 4) tende e finestrature devono garantire una buona illuminazione naturale in assenza di abbaglio; 5) l’illuminazione artificiale deve ben dosare luce diretta e luce indiretta; i vari ambienti devono avere finiture diverse in maniera da far capire dove ci si trova; 6) il complesso di ambienti del nucleo o della struttura deve garantire una permeabilità visiva in modo da aiutare nell’orientamento; 7) gli arredi devono essere di colorazione e/o essenza ben contrastate rispetto a pareti e pavimenti; 8) gli arredi della cucina devono essere “da cucina”, quelli del salotto devono essere “da salotto” (ovvero, gli ambienti devono possedere identità chiara); 9) i servizi igienici devono essere facilmente raggiungibili e avere luci con accensione automatica.
Ognuna di queste regole, se applicata, facilita la comprensione del “dove sono” e semplifica il rapporto tra persona e ambiente. Agisce sulla mente anche della persona affetta da demenza, aumentando la sicurezza e l’uso delle capacità residue. Nella creazione di un nucleo, in qualsiasi tipo di residenzialità o semi residenzialità, bisogna ricreare le connessioni tipiche della “casa”. Alla luce di questo paradigma serve sempre una cucina terapeutica perché in demenza è uno degli ultimi riferimenti che viene dimenticato, mentre per l’anziano fragile rimane l’ambiente più intimo e vissuto. Altra importante avvertenza per creare l’ambiente protesico è quella di evitare lunghi e spersonalizzanti corridoi. Non esistono più nella residenzialità e dovrebbero scomparire o quantomeno ridursi in sanità e assistenza per varie motivazioni, la principale delle quali è quella collegata alla difficoltà di ritrovare la propria camera e di mantenere l’orientamento interno. Tutte queste indicazioni non devono però scoraggiare chi opera in una struttura “vecchio stile” dove tutti questi parametri non sono rispettati, tutto è senza personalità e le funzioni dei singoli ambienti non sono chiare. Non si deve demordere perché l’importante è conoscere l’obiettivo da raggiungere. Lo si potrà raggiungere anche per tanti piccoli passaggi progressivi: si deve approfittare di tutti gli interventi manutentivi ordinari e straordinari per perseguirlo. Se si deve rifare un bagno rotto, per esempio, lo si rifarà diverso e protesico; se si devono ripitturare alcuni ambienti allora, invece di usare lo stesso secchio di pittura bianca, si applicheranno colori diversi; se si devono cambiare sedie e tavoli, andranno comprati diversi da quelli che già ci sono seguendo al filosofia della personalizzazione. E così, strada facendo, ad ogni passaggio ci si avvicinerà sempre di più a un ambiente protesico e, soprattutto, a ogni passaggio si toccherà con mano la reale influenza positiva di questi nuovi stimoli e la reale possibilità di migliorare la vivibilità per gestori, residenti e operatori. A ogni passaggio si verrà rapiti dalla facilità con la quale si possono coniugare spazio, persone e programmi puntando a un futuro assistenziale migliore.

Ricreare l’ambiente protesico è un obbiettivo di grande importanza che dobbiamo porci con determinazione e fare cultura su questo argomento è assolutamente necessario. Per questo al Meeting delle Professioni di Cura verrà realizzato da Ottima Senior un Workshop a carattere interattivo proprio su questi argomenti [C-01 “Leghiamoli, così non si fanno male!”. Tra protezione e libertà: gestire la sicurezza delle persone anziane fragili]. Verranno approfonditi temi legati alla gestione della sicurezza delle persone anziane residenti in strutture, a partire da diversi punti di vista. In particolare saranno trattate problematiche inerenti le strutture abitative: barriere architettoniche, arredi, personalizzazione degli spazi.
Il Dottor Architetto Enzo Angiolini interverrà con una relazione dal titolo: “Dieci soluzioni per dieci problemi: le vie di fuga, i dispositivi anti incendio, la personalizzazione degli spazi…” e risponderà a tutte le domande sul tema che gli verranno rivolte.



E c’è una novità: hai già in mente una domanda e vuoi fargliela fin da ora? Bene! Scrivi il tuo quesito in commento a questo articolo o per mail a info@editricedapero.it e il 21 Aprile non mancare al WS C-01 [h. 9-13]: l’Architetto sarà lieto di risponderti!

mercoledì 23 marzo 2016

Vi presentiamo gli ECM del 21 Aprile a Piacenza

C-04 La qualità del sonno e le scale di valutazione: uno studio multicentrico [4 crediti]

Il sonno delle persone ricoverate, sia in strutture per acuti, sia per la riabilitazione, sia nelle lungodegenze, è un “problema”: l’istituzionalizzazione determina un cambiamento nelle loro abitudini e nella loro criobiologia (cicli circadiani, infradiani, circannuali), con conseguente aumento del rischio di “cattivo sonno” (alterazioni sonno-veglia, insonnia, ipersonnia, parasonnie). Il problema è spesso sottovalutato dal personale sanitario, che lo affronta talvolta in modo “superficiale” e senza adottare misure personalizzate per ogni degente. Il bisogno di sonno e riposo costituisce uno dei bisogni essenziali nella vita di ogni individuo, dalla cui soddisfazione dipende la sua sopravvivenza. La perdita della sua continuità nelle ore notturne, indipendentemente dalla causa, determina una compromissione dello stato generale di salute, con alterazione della riparazione tissutale particolarmente importante.
Lo studio che si presenterà al Meeting delle Professioni di Cura di Piacenza nasce da due precedenti ricerche sui disturbi del sonno su utenti ospitati presso Case di Riposo del Piacentino e su pazienti colpiti da ictus e ricoverati in ospedali per acuti di Roma. Nella mattinata del 21 aprile si andrà a elaborare il campione di pazienti e il loro stato in termini di patologie, età, reparti di ospedale per acuti e strutture quali una CRA e una struttura riabilitativa, al fine di evidenziare le diverse problematiche di sonno emerse durante tutta la fase della ricerca.
Attraverso questi studi si evincerà che molti fattori – come frequenti interazioni assistenziali notturne dove la predisposizione fisiologica verso il sonno è più elevata – possono sottoporre i pazienti a un alto rischio di un’alterazione del sonno, cosi come il dolore, le luci, i rumori e lo stress contribuiscono ad alterare il riposo dei pazienti. La ricerca svolta a Roma presso l’Ospedale S’Eugenio, il San Giovanni Battista e a Piacenza nell’istituto per anziani Emilio Biazzi, si baserà sull’utilizzo di diverse scale di valutazione del sonno. La qualità del sonno prima dell’ingresso in una struttura verrà misurata con la (PSQI) Pittsburg Quality Index Scale, la qualità del sonno durante la degenza con la Scala Biazzi 2.0, eventuali disturbi di sonno correlati in strutture con l’Athem Insomnia Scale.
Il workshop proposto dal Corso di laurea in Infermieristica dell’Università di Roma Tor Vergata e dall’Istituto Emilio Biazzi di Castelvetro Piacentino, sarà accreditato ECM e si svolgerà presso il quartiere fieristico di Piacenza in data 21/04/2016 a partire dalle ore 08.30. Avrà una durata di 4 ore e 30 minuti e renderà il partecipante in grado di: 1) misurare attraverso alcuni strumenti il rischio di cattivo sonno; 2) riconoscere le principali cause di cattiva igiene del sonno; 3) rilevare le abitudini del sonno; 4) rilevare l’andamento del sonno; 5) identificare i motivi del “cattivo sonno”; 6) identificare i punti di debolezza della Scala Biazzi 2.0 sul rischio di “cattivo sonno”, evidenziando gli item della Scala Biazzi 2.0 che risultino non perfettamente adeguati.


D-04 L’infermiere nelle CRA dell’Emilia Romagna: tra domanda e offerta [3 crediti]

Il 21 aprile 2016 presso il Meeting delle Professioni di Cura di Piacenza si svolgerà, dalle ore 14.00, un workshop accreditato ECM per avviare un confronto sul tema del “ruolo dell’infermiere che opera all’interno delle strutture socio sanitarie”, con gli operatori professionali e tecnici, con i gestori, con gli Enti Locali, con i politici. Si aprirà ricordando l’esperienza del vissuto degli infermieri che operano all’interno delle Casa Residenza per Anziani attraverso l’esposizione di dati già presentati nel 2014 dal Coordinamento IPASVI RER relativi a una ricerca da loro stessi condotta su tutto il territorio regionale. La seconda parte del corso offrirà ai presenti gli esiti di diverse migliaia di schede di nursing allora somministrate e compilate e oggi elaborate definitivamente da alcuni Collegi IPASVI Provinciali dell’Emilia Romagna. Questo studio vuole alla fine, così, dare spunto alla riflessione sulle attività infermieristiche specifiche delle Cra; sull’offerta regionale rispetto la domanda attraverso i bisogni assistenziali rilevati. Alla luce dei cambiamenti socio demografici della Regione e dei bisogni assistenziali degli ospiti delle Cra, la nuova organizzazione, secondo il DGR 514/09 - accreditamento delle strutture socio sanitarie, è quindi sinonimo di qualità in termini di assistenza infermieristica? Quali aspetti positivi e quali invece negativi? Destinatari di questo wotkshop saranno i Direttori, Coordinatori responsabili di struttura, Operatori sociali e sanitari che svolgono assistenza presso le strutture sociosanitarie, Committenti e Gestori oltre che Oss, Raa, animatori e studenti delle Lauree Sanitarie.

Se vuoi iscriverti a questi due corsi ECM vai al sito www.editricedapero.it, alla sezione "Meeting" e compila la scheda di iscrizione direttamente online o a manualmente (al fondo della locandina) e inviala per fax al numero 0523.780225 o scansionata per mail a info@editricedapero.it.
Ti consigliamo di iscriverti presto perché i posti accreditati sono limitati! 
Con soli €25 avrai diritto al pasto e all'accreditamento.
Ti aspettiamo!

venerdì 18 marzo 2016

Formazione Continua degli Assistenti Sociali al Meeting delle Professioni di Cura

Abbiamo già parlato del carattere innovativo del Meeting delle Professioni di Cura, evento che si rivolge a tutti i professionisti del settore sociosanitario e che a differenza delle altre iniziative analoghe sarà aperto gratuitamente ai caregiver familiari.

Se ci stai seguendo avrai già letto diversi articoli sui temi che tratteremo nelle due giornate di Aprile
e sarai senz'altro già informato anche sui corsi accreditati ECM.
Allora, oggi appuntati questa news: al Meeting ci saranno due corsi accreditati anche per gli Assistenti Sociali.
Quando sono? Quanti crediti riconoscono? Di seguito tutte le informazioni utili:


20 Aprile 2016 - h.14-18

[B-03] "Alzheimer e Gentlecare: cronache di assistenza" - n.4 Crediti Formativi FC A. S.

Un workshop dal carattere interattivo e pratico, realizzato da Ottima Senior, per presentare un metodo concreto per prendersi cura delle persone affette da demenza. Si tratta del metodo Gentlecare, ideato dalla terapista occupazionale canadese Moyra Jones, che ha come obbiettivo la riduzione dello stress e del dolore per la persona malata. Intervengono:

  • un caregiver familiare
  • Laura Lionetti (Referente Formazione Metodo Gentlecare - Ottima Senior)
  • Elena Bortolomiol (Referente Italiana Metodo Gentlecare - Ottima Senior)
  • Paola Peruzzetto (Assistente Sociale - Residenza protetta Comune di Sacile, PN)



21 Aprile 2016 - h.14-18

[D-01] "De-mente? No! Sente-Mente: un approccio per creare qualità di vita nelle persone che con-vivono con la demenza" - n.4 Crediti Formativi FC A. S.

Il workshop presenta il Sente-Mente Project, di cui è ideatrice e coordinatrice Letizia Espansoli. Si tratta di un progetto nazionale che vuole far conoscere le possibilità che ancora si celano nella demenza. Saranno presentate idee e intuizioni per vivere al meglio la relazione con la persona affetta da demenza. (Per ulteriori informazioni visita il sito www.sente-mente.com". Intervengono:


  • Irene Bruno (Direttore Villa Serena, BO) - moderatrice dell'evento
  • Monica Manzoni (psicologa, psicoterapeuta; master felicitatrice del Sente-Mente Project; teacher di yoga della risata; membro del comitato scientifico del Sente Mente Project, autrice del sito www.psicologiaefelicita.it)
  • Letizia Espansoli (assistente sociale, formatrice e consulente nell'area delle demenze e della qualità della vita; ideatrice e coordinatrice del Sente-Mente Project e del Sente-Mente training; Master di yoga della risata presso la Laughter Yoga University con il Dott. Madan Kataria)
  • Maria Rita di Gioia (psicologa, psicoterapeuta; felicitatrice del Sente-Mente Project)



Il tempo, la vita, il lavoro e le cure di fine vita

Al Meeting delle Professioni di Cura verrà approfondito un tema di grande importanza a cui spesso non prestiamo adeguata attenzione: quello del tempo. Itala Orlando – formatrice e coordinatrice di servizi sociosanitari – condurrà un workshop dal titolo “Il tempo, la vita, il lavoro e le cure di fine vita”, dedicato appunto al tema del tempo nelle molteplici dimensioni che incrociano la vita e il lavoro in una residenza, con particolare attenzione al tempo del fine vita. Il workshop si rivolge quindi a tutte le figure professionali che vogliano misurarsi con questo problema, riflettendo sul senso del limite e sulle risorse che danno valore alle cure di fine vita. Ma perché parlare proprio di “tempo”?

C’è un tempo per lavorare, un tempo per pensare, un tempo per amare, per mangiare, per dormire, c’è un tempo che ci aspetta e un tempo che non c’è più. C’è il tempo che resta…
…Lavorare in una realtà come l’hospice, che accoglie persone in fase avanzata di malattia, la cui vita è definita “al termine”, impone di pensare al tempo in un modo diverso, al proprio tempo e a quello degli altri. Il tempo è una dimensione plurale: ciascuno ha il proprio vissuto, la propria percezione e anche nella stessa persona vi è un'estrema variabilità. Mi alzo al mattino con una certa sensazione, sento di avere la vita davanti e rientro alla sera con l’impressione di avere perso tempo e di non averne abbastanza. Così accade nello spazio di un giorno e nello spazio della vita. Chiedete a un bambino, a un adolescente, a un giovane, a un adulto o a un anziano come pensa il suo tempo. Fate la stessa domanda a una persona che sta bene e a una persona ammalata: è ovvio che otterrete risposte diverse. Ma a noi l’ovvio non basta. Proviamo ad andare in profondità, proviamo a indagare quanti e quali sono i modi di percepire il tempo, sforziamoci di conoscere noi stessi e gli altri, proviamo a individuare i momenti in cui il tempo, anzi i tempi nostri e degli altri coincidono, confliggono, si ignorano, si armonizzano, interferiscono, si arricchiscono.
L’esperienza del fine vita aiuta a riflettere sulla condizione di esseri temporali e a capire limiti e risorse insite nel tempo. Come una lente di ingrandimento ci permette di mettere a fuoco la complessità che viviamo nei contesti di cura e a vedere sotto un’altra luce l’esperienza stessa della cura, non astratta da un contesto, ma dentro un luogo e un’organizzazione dove insieme al nostro lavoro scorre la vita. Come si configurano gli intrecci dei vissuti e delle strutture operative nella situazione limite della malattia grave, quando il tempo sta per finire? La consapevolezza di sé e del modo in cui l’équipe sta in questo tempo aiuta a rendere migliore la cura e la vita della persona, fino alla fine.

Il nostro grazie a Itala Orlando, che ci ha regalato questo pensiero sul tempo e che al Meeting metterà a disposizione tutta la sua cultura e la sua esperienza per approfondire questo tema non solo a livello teorico, ma anche attraverso un lavoro interattivo con i partecipanti.
Se sei interessato, iscriviti al workshop “D-02 Il tempo, la vita, il lavoro e le cure di fine vita” che avrà luogo il 21 Aprile 2016, presso il quartiere fieristico Piacenza EXPO, h. 15-18.

venerdì 11 marzo 2016

ed - News Letter n.8/2016

                                                  


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La forza vitale della scrittura autobiografica

Per quali ragioni si può decidere di intraprendere un percorso dedicato alla scrittura autobiografia? In che modo può essere utile per la nostra vita, mostrandosi come attività formativaterapeutica e ludica al tempo stesso? 
Oggi vogliamo rispondere sinteticamente a queste domande, per spiegarvi come mai abbiamo deciso di... (Continua)

Al Meeting delle Professioni di Cura verranno condotti due laboratori di scrittura creativa in chiave autobiografica, il 21 Aprile [h. 9-13 e h.14-18].
Per iscriverti al Meeting

Cogliamo l'occasione per ringraziare alcune aziende rilevanti nel settore sociosanitario, partner del Meeting delle Professioni di Cura, senza le quali l'evento non sarebbe stato possibile (cliccate sul nome dell'azienda per andare al sito):

- CBA
- Tena
- Cit 

Infine, vi ricordiamo del Master Universitario (I e II livello) tenuto da LIUC - Università Cattaneo: "Management delle Residenze Sanitarie Assistenziali", realizzato in collaborazione con ANSDIPP e con il patrocinio dell'UNEBA. 
Per saperne di più
Clicca qui

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La forza vitale della scrittura autobiografica



Per quali ragioni si può decidere di intraprendere un percorso dedicato alla scrittura autobiografia? In che modo può essere utile per la nostra vita, mostrandosi come attività formativa, terapeutica e ludica al tempo stesso?
Oggi vogliamo rispondere sinteticamente a queste domande, per spiegarvi come mai abbiamo deciso di inserire nell’offerta formativa del Meeting delle Professioni di Cura ben due laboratori di scrittura creativa in chiave autobiografica.

Corsi come questi nascono da alcune importanti constatazioni. In primo luogo, infatti, dedicarsi alla scrittura autobiografica significa avere un’opportunità per indagare e portare allo scoperto i «fili» importanti con cui si tesse la propria vita: se ci si immerge a fondo nella scrittura, senza troppe preoccupazioni formali – sentendosi liberi di lasciarsi andare all’emozione – ciò che emerge è sempre più ampio e profondo di quanto ci si aspettava. Così si intraprende un’esperienza che va oltre l’esercitazione artistico-letteraria e assume il valore di una migliore conoscenza di sé. Ciò diventa particolarmente vero quando, nel raccontare, le emozioni non vengono censurate o tralasciate in vista di cronache o analisi successive, ma vengono invece accolte pienamente come parte integrante dell’esperienza narrata e come forza capace di far vibrare il testo.
Questa attività permette di lavorare su due versanti: da un lato quello della ricostruzione autobiografica consapevole, razionale e attenta (secondo il tempo lineare e attraverso forme di scrittura tradizionale) e dall’altro quello dell’espressione letteraria spregiudicata, libera e talvolta disarticolata, che è tale però da aprire visioni sull’inconscio. Su entrambi i versanti si procede attraverso giochi, microstorie, componimenti poetici, affabulazioni non necessariamente coerenti, prose che si strutturano o che, all’opposto, si smembrano in scarabocchi letterari. Il far emergere contenuti che abbiano la forza della verità, o che favoriscano una nuova visione di sé per chi scrive, legittima i mezzi più disparati e lontani tra loro: ci si può muovere tra gli estremi della scrittura come meditazione e della scrittura come gioco apparentemente fine a sé stesso. Anche il concedersi forme di ironia e autoironia con sberleffi letterari, infatti, può avere una sua utilità, soprattutto per bonificare la mente da immagini stereotipate.
Esiste però anche un altro aspetto importante che emerge in queste esperienze di scrittura creativa, che travalica l’aspetto letterario e può essere detto usando una semplice parola: condivisione. Questi corsi ospitano generalmente gruppi di 5/6 persone, alle quali viene data la possibilità di leggere i propri scritti. Chi sceglie di scrivere in chiave autobiografica accetta di esporsi, talvolta di mettersi a nudo, e ciò può essere utile in primis a lui stesso – perché può rivisitare il proprio vissuto – e secondariamente anche agli altri che lo ascoltano. Attraverso la condivisione verbale e la rilettura ad alta voce di quanto si è scritto – o almeno di passaggi – nasce lo scambio di tutti con tutti.
In ultima analisi, quindi, ogni partecipante può vedere quest’esperienza come qualcosa cui dare forma, in base a intuizioni e bisogni emergenti, offrendo stimoli e aprendosi al sostegno del gruppo.

Ringraziamo di cuore Marco Franchini, che condurrà i laboratori di scrittura il 21 Aprile al Meeting delle Professioni di Cura e che ci ha suggerito le parole per descrivere il valore di questa meravigliosa attività. Di seguito gli orari, i titoli e i destinatari dei due laboratori, ai quali saranno ammessi i primi 6 partecipanti iscritti:

- C-05 Laboratorio di scrittura creativa in chiave autobiografica [21 Aprile, h. 9-13]
DESTINATARI: persone di qualunque professionalità interessate all’argomento.

- D-05 Il valore del gioco tramite la scrittura: mostrarsi, fare le boccacce, mostrarsi meglio ancora [21 Aprile, h.14-18]
DESTINATARI: persone di qualunque professionalità interessate all’argomento
Non è necessario aver partecipato al corso del mattino per partecipare a questo del pomeriggio. 


martedì 8 marzo 2016

ECM al Meeting delle Professioni di Cura: 20 e 21 Aprile 2016 - PIACENZA EXPO

Al Meeting delle Professioni di Cura saranno presenti nelle due giornate 5 corsi accreditati ECM per le seguenti professioni:


  • Medici (*vedi specialità)
  • Infermieri
  • Farmacisti (*vedi specialità)
  • Fisioterapisti
  • Educatori Professionali
  • Terapisti Occupazionali
  • Ostetriche
  • Psicologi (*vedi specialità)
Il biglietto d'ingresso giornaliero al Meeting costa soltanto €25 e dà diritto a partecipazione a due convegni, pranzo e accreditamento. 

Di Seguito i titoli dei singoli corsi, con relative informazioni utili (data/ora/crediti/destinatari):


20 APRILE 2016

1) [B-05] Gli anziani fragili e le "malattie da farmaci" [h. 14-18, N. 3 crediti ECM]

-Accreditato per: medici, infermieri, farmacisti, fisioterapisti;
*specialità: medici (disciplina: multidisciplinare), farmacisti (disciplina: farmacia territoriale e ospedaliera).

- Numero max partecipanti: 70.

-Relatori: Ferdinando Schiavo; Carla Papparotto.


2) [B-06] Le competenze infermieristiche nelle organizzazioni di grande complessità assistenziale [h. 14-18, N. 3 crediti ECM]

-Accreditato per: medici, infermieri, fisioterapisti, educatori professionali, terapisti occupazionali.
*specialità: medici (disciplina: multidisciplinare).

- Numero max partecipanti: 70.

-Relatori: Nicola Pisaroni, Antonella Gioia, Nicoletta Crosignani, Stefania Pettenati, Simona Secchiero, Caterina Faverzani, Marzia Marani, Dinu Cornel Nicolae.


3) [B-07] Il perineo: questo sconosciuto. Come prevenire l'incontinenza urinaria femminile [h. 14-18, N. 3 crediti ECM]

-Accreditato per: medici, infermieri, fisioterapisti, ostetriche, psicologi 
*specialità: psicologi (disciplina: psicologia, psicoterapia), medici (disciplina: geriatria, medicina fisica e riabilitazione, medicina interna, nefrologia, chirurgia generale, ginecologia e ostetricia, urologia, medicina generale [medici di famiglia], continuità assistenziale).

- Numero max partecipanti: 70.

-Relatori: Luigina Baistrocchi Allodi, Enrica Bertola, Giulia Freschi, Manila Massari.


21 APRILE 2016


4) [C-04] La qualità del sonno e le scale di valutazione: uno studio multicentrico [h. 8.30-13, N. 4 crediti ECM]

-Accreditato per: medici, infermieri, fisioterapisti, psicologi, terapisti occupazionali, educatori professionali
*specialità: medici (disciplina: multidisciplinare), psicologi (disciplina: psicoterapia, psicologia)

- Numero max partecipanti: 70.

-Relatori: Antonino Morocutti, Simona Ricci, Laura Gatta, Rachele Paola De Cicco, Graziella Federico, Emiliano Brutti, Nicola Pisaroni, Gabriele Rossi, Rosaria Alvaro

5) [D-04] L'infermiere nelle CRA dell'Emilia Romagna: tra domanda e offerta [h. 14-18, N. 3 crediti ECM]

-Accreditato per: medico chirurgo, infermiere, fisioterapista, psicologo
*specialità: medico chirurgo (disciplina: geriatria, neurologia), psicologo (disciplina: psicoterapia, psicologia).

- Numero max partecipanti: 100.

-Relatori: Alfonso Sollami, Fiamma Sfrisi, Nicola Pisaroni, Daniela Sfolcini, Monica Cervi, Irene Bruno.

















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martedì 1 marzo 2016

ed - News Letter n.7/2016

«Marilena è qui»: un film per prevenire il burnout


Bianca è una giovane operatrice socio sanitaria, che ogni giorno deve affrontare le difficoltà emotive tipiche delle professioni di aiuto; difficoltà che per lei si sono fatte più ingenti da quando ha cominciato a prendersi cura anche di Marilena: sua amica intima, inserita nel servizio domiciliare a causa di una lieve sindrome psicotica... (Continua)

«Marilena è qui» verrà proiettato al Meeting delle Professioni di Cura, il 20 Aprile alle h.15 e il 21 Aprile 2016 alle h.9. 
Per informazioni ulteriori sul Meeting e per iscriverti all'evento
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«Marilena è qui»: un film per prevenire il burnout


Bianca è una giovane operatrice socio sanitaria, che ogni giorno deve affrontare le difficoltà emotive tipiche delle professioni di aiuto; difficoltà che per lei si sono fatte più ingenti da quando ha cominciato a prendersi cura anche di Marilena: sua amica intima, inserita nel servizio domiciliare a causa di una lieve sindrome psicotica.
Marilena è una figura importante non solo per Bianca, ma anche per le altre operatrici che collaborano con lei. Anche per loro è più di una semplice assistita: è la figlia di Zara, un tempo loro collega, di recente morta di tumore al pancreas.
Il coinvolgimento emotivo e lo stress da lavoro a cui le protagoniste sono esposte, non tardano a far arrivare i loro effetti negativi. La gravità della situazione si farà sentire però soprattutto per Bianca che, sotto all’apparente cinica freddezza, nasconde un segreto che coinvolge i suoi sentimenti più intimi e forse mai platealmente dichiarati.
«Marilena è qui», dunque, è un film che vuole mostrare i meccanismi che lo stress lavoro-correlato può alimentare. Un film che denuncia quel malessere psichico che più è ignorato e più si fa grande, nella convinzione che parlare di «burnout» sia il primo doveroso atto di prevenzione di questa subdola sindrome.

Al Meeting delle Professioni di Cura proietteremo «Marilena è qui» in due seminari dedicati al tema del burnout, dove relatori esperti del settore ci aiuteranno a inquadrare il problema in modo completo e utile per tutte le categorie professionali.  Di seguito programmi, date e orari dei due incontri:


20 Aprile 2016 – h. 15-18
B01 Conoscere, prevenire, superare il burnout
Un workshop coinvolgente: sarà l’occasione per esplorare in modo creativo e nuovo le situazioni critiche. Alla visione del film si alterneranno interventi a carattere teorico ed esperienziale, di relatori che mostreranno come sia possibile tornare a prendersi cura di sé stessi.


21 Aprile 2016 – h. 9-13
C02 Benessere organizzativo e prevenzione del burnout. La formazione di dirigenti e quadri
La qualità della vita in tutti i servizi sociosanitari è spesso diretta conseguenza dell’approccio professionale e del profilo culturale di dirigenti e quadri. «Marilena è qui» offrirà le basi anche per una riflessione sulla formazione dei responsabili. Seguiranno gli interventi di relatori esperti del settore, verrà lasciato spazio a un dibattito aperto al pubblico e si chiuderà la mattinata con un breve intervento sul burnout a carattere psicologico, tenuto da Oscar Zanutto (psicologo – responsabile qualità ISRAA): «15 minuti con lo psicologo – burnout: una sindrome evitabile».



PREMI PLAY per vedere il trailer di «Marilena è qui»

Per scoprire altre curiosità sul film metti mi piace alla pagina facebook di Marilena è qui 

INFO E ISCRIZIONI al MEETING: 
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info@editricedapero.it