lunedì 5 dicembre 2011

Forum sulla non autosufficienza. Alcuni interventi


La lunga fila per accreditarsi al forum
A rischio di ripeterci dobbiamo ricordare che gli effetti della crisi sul welfare rischiano di far arretrare e di molto il bene-essere degli anziani e disabili di tutta Italia. Per questo è importante cogliere i messaggi che arrivano da tutte quelle attività che cercano di mettere a fuoco il problema. Il forum sulla non autosufficienza promosso dalla casa editrice Maggioli ormai giunto alla sua terza edizione si è confermato come evento di grande interesse e rappresenta ormai uno dei principali momenti di confronto e a livello generale costituisce una grande attrazione per i vari operatori del sociosanitario che vogliono incontrarsi per un approfondimento sui problemi del settore. Il numero dei soggetti non autosufficienti è in aumento così come è in aumento la richiesta di qualità nei servizi quindi è logica conseguenza che ci sia un gran numero di operatori nel settore e che i problemi che affliggono tutta la nazione, l’Europa e il mondo intero non possono non avere un riverbero importante creando una situazione di perplessità e di ricerca di risposte in assenza delle quali il rischio di una caduta dell’interesse e di conseguenza della qualità può divenire una conseguenza inevitabile.
Il welfare state in Italia è in crisi. A livello mediatico è di grande impatto la discussione sulle pensioni e sull’età pensionabile e così anche il taglio alla sanità tradotto in nuovi ticket, ma pochi sottolineano le gravi conseguenze che si abbatteranno sugli anziani e su tutti coloro in generale in una situazione di dipendenza per la loro non autosufficienza nei vari gradi in cui si può manifestare.
Questa è l’area di indagine del “forum” e a giudicare dalle presenze che ha avuto nella sua edizione di quest’anno, non è un’area da sottovalutare per importanza sociale ed economica.
Se è vero che welfare state– letteralmente “stato di benessere” - esiste quando lo Stato basa la sua politica sul principio di uguaglianza sociale e mette in atto con decisioni concrete una sostanziale riduzione delle disuguaglianze allora è giusta la posizione di Cristiano Gori[1]  Il quale nell’analizzare la situazione e valutando gli esiti del forum ha affermato che la via d’uscita esiste perché, in realtà, si tratta di rendere evidente che il settore della non autosufficienza riceve relativamente poco rispetto alla totalità della spesa pubblica. Dunque si tratta di mettere in discussione il puto di partenza e cioè che non è vero che il welfare sia troppo costoso e che non si possono mantenere i livelli attuali di servizio, i dati macro lo dimostrano. (Clicca la videointervista)

Un invito a scacciare il pessimismo è venuto da Marco Trabucchi[2] il quale afferma il principio della maggior efficacia nell’uso delle risorse. Se è vero che bisogna risparmiare allora quel che resta da spendere deve essere speso bene! Non si può non essere d’accordo, ma non dobbiamo abbassarela guardia e come lo stesso Trabucchi avverte “non è per questo che possiamo accettare situazioni inammissibili sul piano umano e civile”. Più che parlare dobbiamo “fare”, pensare a risparmi negli ospedali, a trasferire funzioni dall’ospedale al territorio e infine, salvaguardando la qualità della cura, fare specifica progettazione per una residenzialità a basso costo. (clicca la videointervista)


La ricercatrice dell’ISTAT Gabriella Sebastiani ha fatto notare che tutte le risorse del welfare sono spese per la vecchiaia e non sono indirizzate verso la povertà e l’esclusione sociale. Purtroppo il welfare locale sta collassando per riduzione di risorse o addirittura annullamento del fondo per la non autosufficienza. Ultimo richiamo importante la ricercatrice lo fa sulla differenza nord/sud. 280 euro pro capite in Trentino e 30 in Calabria per assistenza alla disabilità che da origine a una media nazionale di 110. Ancor più grave il fatto se si considera che la maggior parte di disabili risiede al sud.(Clik su videointervista)

Carla Colicelli[3]  (Vice direttore del CENSIS) afferma che siamo d fronte a una riduzione di risorse dopo anni in cui la spesa sanitaria è sistematicamente cresciuta. Sostiene però che non è solo crisi finanziaria ma è anche crisi di modello. Afferma che non c’è stata prevenzione per il sociale attraverso opportuni investimenti sulle famiglie e sulla formazione creando così gravi disagi difficili da sanare. Si è dato spazio a una concezione di welfare ripartivo, così si deve fare un ripensamento ma c’è una forte opposizione al cambiamento. Lem strade ci sono, bisogna evitare gli sprechi e quindi la strada principale è un miglior coordinamento tra tutte le risorse spontanee ed istituzionali. (Clik videointervista)


Da segnalare infine una posizione di Mario Marazziti[4], portavoce della comunità di Sant’Egidio il quale riporta il fatto che da anni nella sua istituzione si registra un aumento delle persone e famiglie in difficoltà. Tutto si scarica sulla famiglia, che è una risorsa grande che rischia però di rimanere unica e andare verso gravi conseguenze. (Clik videointervista)

Savoia Hotel - la splendida cornice del forum



[1] Cistiano Gori E' docente di politica sociale all’Università Cattolica e consulente scientifico dell’Istituto per la Ricerca Sociale, a Milano, e visiting senior fellow presso la London School of Economics a Londra. E’ editorialista de “IlSole-24Ore”.

[2] Marco Trabucchi - Professore Università di Roma - Tor Vergata, Direttore Scientifico del Grg Brescia

[3] Carla Collicelli E’ laureata in Filosofia presso l’Università La Sapienza di Roma. Dal 1980 lavora al Censis, e dal 1993 ne è Vice Direttore Generale. Si occupa in modo particolare di sviluppo sociale ed economico, welfare state e politiche di protezione sociale. Insegna Sociologia dell’organizzazione presso l’Università di Roma 3 e Sociologia della Salute all’Università La Sapienza.


[4] Mario Marazziti è membro della Comunitá di Sant’Egidio fin dalla sua fondazione, ne è oggi il portavoce ufficiale. Autore di diversi saggi sulla storia del giornalismo, la sfida della convivenza nel contesto urbano e la difesa dei diritti umani, è il coordinatore internazionale della Campagna della Comunità di Sant’Egidio per una Moratoria universale delle esecuzioni capitali e l’abolizione della pena di morte.

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