Si legge spesso che il Servizio Sanitario pubblico è una
conquista sociale irrinunciabile per l’uguaglianza e la dignità dei cittadini e
che non si devono accettare modifiche riduttive del nostro sistema a volte
anche mobilitando la popolazione per sottoscrivere petizioni.È vero la costituzione ha sancito il diritto all’art. 32 che
recita testualmente:
”La Repubblica tutela la
salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività,
e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno
può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per
disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti
dal rispetto della persona umana”.
Ho recentemente letto una lucida
ricostruzione delle interpretazioni che storicamente sono state date alla norma
costituzionale (Fernando Sacco[1]) e ha appreso come la
consapevolezza del senso e dell’intensità del diritto alla salute sia andato
nel tempo aggiornandosi rispetto alla realtà. La riforma del 1978 con la legge 833
ha dato alla norma regionale un valore precettivo che in precedenza l’interpretazione
corrente le aveva negato ritenendola meramente programmatoria. Ciò significa ch a partire dalla legge di riforma la salute
diventa un diritto soggettivo[2]. Peccato che a partire da
quel momento si è scatenato l’inferno della politica nazionale e regionale su
questo tema mentre lo Stato italiano l’Europa e il mondo intero incominciava la
sua tempestosa navigazione verso una crisi economica senza precedenti.
Dare tutto a
tutti non era mai stato possibile ma lo diventa sempre meno quindi si passa ad
una diversa interpretazione del valore dispositivo della norma costituzionale e
si definiscono i Livelli Essenziali di Assistenza. Si riconosce inoltre che il
sistema di produzione è troppo politicizzato e gestito dai partiti e si creano
le Aziende sanitarie al poste delle vecchie USL.
Poi arriva la riforma del Titolo quinto della costituzione
che attribuisce alle Regioni la titolarità esclusiva della materia e a questo
punto il “patatrak” è compiuto!
Le riforme degli anni ’90 hanno cercato di modificare
gli errori a livello di organizzazione aziendale con un’azione (illusoria) tesa
a sottrarre l’organizzazione all’ingerenza dei partiti, mentre la riforma
costituzionale del 2003 (Titolo V Cost.) ha cercato di favorire l’autonomia. Nessuna
delle due ha funzionato, la prima perché la politica non ha fatto nessun passo
indietro, anzi. Al di là della riduzione numerica degli addetti agli organi di
programmazione controllo e gestione non si è andati. Poco importa se non c’è
più un Consiglio di Amministrazione e tutto il potere operativo si concentra
nel Direttore. Ciò che conta è che l’organo da cui dipende il Direttore è un
organo saldamente incardinato nel sistema politico, quindi, al di là delle
belle parole di efficienza e d efficacia il mandato che il Direttore riceverà
sarà sempre a sfondo politico.. e non ci sarebbe niente di male se la politica
facesse il suo dovere col lealtà e senso di rispetto della cittadinanza
rappresentata. Ma non è così oggi al Governo centrale e ancor più in periferia
la politica è profondamente malata di autoreferenzialità e incompetenza. Sappiamo
che benché malata continua ad agire
peggiorando ogni giorno la situazione. Nel celebre pezzo di Einstein sulla
crisi e sulla necessità di innovazione c’è un’affermazione che mi piace citare
in questo caso. “La vera crisi è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente
delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d’uscita”.
Forse nel caso della sanità italiana non è tanto la pigrizia ma è proprio solo
e soltanto l’incompetenza. I nostri amministratori politici non sanno niente,
non hanno imparato a gestire gli alti
compiti del loro ruolo. Perché nessuno glielo ha insegnato, perché i pochi capi
consapevoli e imbroglioni volevano solo degli “utili ignoranti” al loro
seguito. Se questo è successo nel Governo centrale figuriamoci a valle!! Due sole
modalità di gestione della politica incarnate dalle due formazioni principali. Gestire
i rapporti con organismi privati o gestire direttamente i servizi con difetti
diversi ma gravi comunque. Nel primo caso nessun spreco da parte di chi produce
i servizi ma un margine nascosto indecifrabile e non quantificabile se non
attraverso le stime sulla corruzione della Corte dei Conti, mentre nel secondo
caso lo spreco c’è ed è dato da una illusione di servizio universalistico
attraverso un’interpretazione clientelare dell’organizzazione e del servizio
stesso.
I nostri politici nazionali rimandano e quelli
regionali continuano ad ingrassare fornitori e clientes.
Questo in sanità e nei servizi socio assistenziali? Peggio,
è ovvio.
[1] Dr.
Fernando Sacco già Direttore del Dipartimento Risorse Umane dell’ASL n°9 di
Trapani esperto di legislazione sanitaria e organizzazione aziendale
1 commento:
pienamente d'accordo. Una una volta i figli di nessuno erano coloro che venivano abbandonati, posti davanti alle chiese, senza madre nè padre. Oggi i figli di nessuno sono i nostri, i miei figli che non trovano occupazione perchè sono figli di nessuno, di persone non "intrigate" nella politica. A volte penso:"Forse abbiamo sbagliato a non "intrigarci nella politica". Forse è vero che per un ordine ci vuole prima un gran disordine.
Buona giornata
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