mercoledì 22 giugno 2016

Psicologia e felicità. Il «corpo felice»: per ricordarci che la felicità è una questione di fisico!


di Monica Manzoni


Vi siete mai chiesti perché sudiamo? La risposta può sembrare ovvia: è un meccanismo di termoregolazione che consente di raffreddare il corpo grazie all'evaporazione del liquido presente sulla pelle. Ci succede però di sudare anche se non fa caldo. È il cosiddetto «sudore freddo», fortemente legato a stati d’animo di ansia o paura. E che dire di chi, come mio figlio, suda quando piange? È evidente che il meccanismo che provoca la sudorazione non risponde semplicemente a input corporei, come la temperatura, ma anche a quelli emotivi. Questo è possibile grazie al collegamento esistente tra mente e corpo. Il corpo risuona sulle frequenze dei nostri pensieri e delle nostre emozioni. Non siamo fatti per essere materia animata dalla mente, bensì esseri viventi la cui mente è il prodotto dell’attività di un apparato organico del corpo, il sistema nervoso, come la digestione è il prodotto dell’attività dell’apparato digerente. Gli stati mentali ed emotivi attivano sia il sistema nervoso centrale, che ha come principe il cervello, sia il sistema nervoso autonomo, che è direttamente collegato a organi come il cuore, lo stomaco, il fegato, l’intestino e tanti altri.




Robert Levenson è un ricercatore nelle aree della psicofisiologia umana e delle neuroscienze delle emozioni all’università di Berkeley (California). I suoi studi (2) hanno dimostrato che il sistema nervoso autonomo svolge un ruolo critico nelle emozioni, generando segnali ad alto valore comunicativo nei confronti degli altri appartenenti alla specie e producendo sensazioni viscerali che danno forma all’esperienza emotiva soggettiva. In altre parole, le lacrime e il sudore non solo sono correlati corporei di esperienze emotive di tristezza o paura, ma sono anche segnali esterni che ci aiutano a comunicare il nostro stato emotivo interno agli altri. Grazie a loro siamo più consapevoli delle nostre emozioni e impariamo meglio a riconoscerle negli altri, ovvero affiniamo le nostre capacità empatiche. Infine, ci aiutano a regolare e ad avere maggior controllo sulle emozioni dannose e improduttive.


Nonostante queste e molte altre evidenze, è ancora diffuso il pregiudizio che non ci sia una simile relazione tra stati emotivi e corporei. Molti infatti non sono disposti a considerare come prodotto del naturale funzionamento umano il legame tra sofferenza dell’anima e del corpo e piuttosto nutrono l’intimo preconcetto che se la malattia del corpo non ha un’origine organica allora si è di fronte ad un caso di pazzia. D’altra parte, anche ne “Il malato immaginario” di Molière il termine immaginario ha l’accezione di folle. Eppure chiunque abbia vissuto un momento di profonda tristezza ha sentito le sue spalle raggomitolarsi e i movimenti rallentarsi.
Chiunque abbia provato un’intensa preoccupazione ha sentito lo stomaco chiudersi e il respiro affannato. Come di consueto in Psicologia e felicità, spostiamo subito l’attenzione sulle implicazioni positive del legame mente-corpo. Recenti studi scientifici condotti dall’American Psychological Association (3) dimostrano che la gratitudine ha effetti benefici sul cuore. In particolare, 186 persone con insufficienza cardiaca asintomatica, ognuna delle quali aveva precedentemente sofferto di un attacco di cuore nella sua vita, sono state invitate a tenere un diario della gratitudine per gli aspetti di vita quotidiani. Grazie a questa pratica, i partecipanti hanno potuto migliorare la propria salute mentale e fisica, ottenendo un migliore umore, qualità del sonno, minor affaticamento ed effetti positivi sui disturbi cardiaci (riduzione dei livelli d’infiammazione del cuore e aumento della variabilità della frequenza cardiaca). 

Gli stessi risultati sono confermati in altri studi, tra cui soprattutto quelli dell’HeartMath Institute in California(4). Le ricerche di questo prestigioso ente, coordinate da un team di cardiologi, psicologi e psicofisiologi, hanno inoltre esplorato la connessione cuore-cervello, mettendo in luce una comunicazione a due vie (5). A scuola abbiamo studiato che il cuore risponde costantemente agli ordini inviati dal cervello, ma quello che raramente le persone sanno è che il cuore invia molti più segnali al cervello di quelli che il cervello invia a lui! Questi messaggi hanno un significativo effetto sia sui processi emozionali che su funzioni cognitive come attenzione, percezione, memoria e capacità di risolvere problemi. Se vogliamo tornare al nostro esempio del sudore, uno studio che ha misurato in maniera precisa la risposta microdermica (ovvero lievissime variazioni della sudorazione, ma indicative dell’attività del sistema nervoso autonomo), ha concluso che è un indice psicofisiologico sensibile delle variazioni dell’eccitazione del sistema nervoso autonomo simpatico che è integrata con stati emotivi e cognitivi.
Inoltre, stati di eccitazione fisica espressi tramite variazioni della sudorazione influenzano la cognizione e l’emotività, grazie alle sostanze chimiche presenti nel sudore che fungono da messaggeri per il cervello (6).

Immaginate allora che esista una strada che collega la mente al corpo. La ricerca dimostra oggi che questa strada può essere percorsa in entrambe le direzioni: anche gli stati del corpo possono influenzare i nostri pensieri e le nostre emozioni. Il lavoro di ricerca di Amy Cuddy, psicologa esperta a livello mondiale di linguaggio del corpo, è concentrato esattamente sulla seconda via, quella corpo-mente (7). Cuddy ha trovato che determinate posizioni assunte dal corpo sono in grado di rilasciare messaggi chimici potenti per lo stato mentale ed emotivo. Questi studi non fanno che confermare ciò che la saggezza orientale tramanda da secoli (es. il potere calmante della respirazione profonda sulla mente).

Bibliografia

(1) Martin Seligman, Fai fiorire la tua vita. Una nuova, rivoluzionaria visione della felicità e del benessere, Anteprima, 2012. 

(2) Robert W. Levenson. Blood, sweat, and fears: the autonomic architecture of emotion, in Annals of the New York Academy of Sciences, Dicembre 2003, 1000: 348-66.

(3) Paul J. Millis, Laura Redwine, Kathleen Wilson, Meredith A. Pung, Kelly Chinh, Barry H. Greenberg, Ottar Lunde, Alan Maisel, Ajit Raisinghani, Alex Wood, Deepak Chopra. The role of gratitude in spiritual well-being in asymptomatic heart failure patients, in Spirituality in Clinical Practice, 2015, 2 (1): 5.

(4) Rollin McCraty. The Grateful Heart: The Psychophysiology of Appreciation, in The Psychology of Gratitude, Oxford University, 2004: 230-55.

(5) Rollin McCraty. Heart-Brain Neurodynamics: The Making of Emotions. In Issues of the Heart: The Neuropsychoterapist special issue, 2015: 76-110.

(6) Hugo D. Critchley. Electrodermal responses: what happens in the brain. In Neuroscientist, 2002, 8 (2): 132-42.

(7) Amy Cuddy. Il potere emotivo dei gesti. Sperling & Kupfer, 2016.


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