LA GESTIONE DEGLI “STRONZI”
di Claudia Concari
Un titolo un po’ accattivante e forse un po’ inquietante visto
il significato che, nella vita quotidiana, assume il termine “stronzo”.
Etichettiamo con questo termine tutte le persone che ci
trattano male, si approfittano di noi, ci ricoprono di insulti, ci trattano
come fossimo collocati all’ultimo gradino della scala sociale. Abbiamo pensato
di utilizzare questo termine perché pensiamo sia molto rappresentativo di
quello che accade, purtroppo al giorno d’oggi, in molti contesti lavorativi,
soprattutto in quei contesti dove le relazioni interpersonali sono alla base
del proprio lavoro e della propria professionalità.
Il nostro intervento si focalizza su tutte quelle persone
(mettiamo anche noi all’interno di questa categoria) che possono essere dannose
in un gruppo di lavoro e che hanno un impatto negativo sull’operatività e
sull’economia dell’azienda. Vogliamo essere molto chiari su quale sia
l’eziologia dei comportamenti di queste tipologie di persone.
Affronteremo il tema dell’abuso
psicologico, che sul posto di lavoro è ben rappresentato dal fenomeno del mobbing, identificandone le caratteristiche,
le origini del termine e del fenomeno, gli effetti che tutto ciò ha sulla
salute e sulla qualità della vita delle persone. Non faremo solo questo, ma
cercheremo di darvi consigli utili, preziosi accorgimenti su come tramutarsi da
vittime e diventare superstiti. La
nostra attenzione sarà centrata sugli aspetti psicologici e psicopatologici che
questa modalità comportamentale può avere su chi la subisce e su chi la esegue.
Abbiamo pensato che questo tema sia molto familiare alle diverse professioni
lavorative, ma in particolar modo alle professioni socio-sanitarie. Questa
tipologia di lavoro offre un terreno fertile per la comparsa e lo sviluppo di
questo fenomeno perché, operare in strutture sanitarie richiede un grande
impegno, non solo fisico, ma soprattutto mentale e quindi ci sono più
possibilità che gli operatori possano essere identificate come potenziali
“vittime”, a causa della stanchezza psico-fisica, dell’ esaurimento cognitivo,
delle problematiche che possono incombere in tutti coloro che, per lavoro,
devono far fronte alla sofferenza altrui. Riteniamo utile un intervento
formativo di questo genere, perché in modo ironico, tratta un fenomeno
pericoloso e pauroso. Sappiamo tutti noi che il conflitto tra le persone, a
volte, può essere positivo, ma c’è un sottile limite che, se sorpassato,
tramuta il conflitto trasformandolo da sano a patologico.
Essere operatori socio-sanitari richiede impegno, costanza e
passione, a volte queste doti possono essere fonte di invidia e provocare
comportamenti negativi da parte di altri colleghi (superiori e non). E’
difficile lavorare in condizioni di stress emotivo ed essere vittime di “attentati”
alla propria persona e alla propria professionalità.
Tante volte i
comportamenti di discriminazione, di esclusione e di stereotipizzazione
iniziano e proseguono un circolo vizioso, dal quale uscirne è molto difficile
se non impossibile. Offriamo quindi un
percorso che vi permetta di identificare gli indizi che, durante il vostro
lavoro quotidiano, vi permettano di creare delle difese e vi diano la
possibilità di guardare il vostro lavoro da una prospettiva più chiara e più
reale, tenendo conto dell’importanza della serenità sul lavoro che va ad
incidere, non solo sulla persona stessa, ma anche sugli utenti di cui ci
occupiamo.
Il
lavoro di noi operatori socio-sanitari è troppo importante e prezioso per essere rovinato da persone
“stronze”!!
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