sabato 17 dicembre 2011

Forum sulla non autosufficienza. L'intervento di Letizia Espanoli

L’intervista a Letizia
Anche a Letizia Espanoli sono state rivolte domande dal giornalista caporedattore del forum sulla crisi. Alla domanda di cosa ne pensasse dei riflessi sul welfare della crisi ha risposto con queste parole: “non sono d’accordo!” si è successivamente collegata a una citazione presa dalla scrittura e quindi dalla cultura cinese. 
Per i cinesi la parola “crisi” è una parola composta che viene espressa graficamente con due ideogrammi, il primo significa “pericolo”, il secondo “opportunità”[1]. Ciò se rapportato alla nostra realtà significa che oggi, per la crisi, siamo nelle condizioni di dover scrivere nuovi scenari e mai come ora tale condizione è stata una così impellente necessità. Le risorse economiche sono sempre state limitate e, ora più che mai, ci viene chiesto di reinventare modelli assistenziali. Letizia invita a ricordarsi delle infinite capacità insite nell’animo umano e quindi un OSS ha dentro di sé infinite capacità che spesso i modelli organizzativi finiscono per comprimere. Un OSS ha un cervello e un cuore e se questo entra nella progettazione dei servizi cogliamo la nostra “opportunità”. Sottolinea che bisogna ascoltare molto di più gli utenti perché non devono essere per noi la somma dei loro bisogni ma devono rappresentare la somma dei loro desideri. In sostanza Letizia Espanoli ha una visione un po’ più ottimistica e aggiunge che oggi il mondo socio-sanitario ha bisogno di nuovi responsabili di nuovi leader perché, tirar fuori il meglio dalle persone è oggi l’elemento più difficile. Ci vogliono nuovi responsabili, soprattutto nel middle management capaci di fare innamorare di nuovo del nostro lavoro tutti gli operatori. Per questo ovviamente ci vuole una visione chiara e una capacità forte di condividere le visioni
L’intervista si chiude infine con una domanda sullo yoga della risata sui benefici del quale non ci sono dubbi relativamente alla diminuzione dello stress, all’aumento della coesione nella squadra e all’aumento del sistema immunitario. Dobbiamo introdurre questo strumento nelle nostre RSA



[1] Si veda in merito un precedente articolo (Dapero – Assistenza Anziani DIC 2008)
E anche il libro in formato esclusivamente e-book dell’On. Brunetta L’occasione della crisi

martedì 6 dicembre 2011

ANOSS - La prima "missione" in Molise

Nell'ambito della sua politica di espansione territoriale ANOSS ha intrapreso da tempo alcune importanti iniziativa nel sud dì’Italia. Dopo aver fondato la sezione della Puglia si cerca ora di conoscere il Molise e difar conoscere in questa regione le potenzialità dell’associazione. Così grazie alla collaborazione di Nuova assistenza Elisir – Asilo senile “Argento Vivo” abbiamo progettato una giornata di incontro e formazione che collochiamo all’interno del programma lanciato per il 2011 e intitolato il welfare che verrà.
Il convegno formativo si svolgerà il giorno
13 dicembre 2011 con inizio alle ore 15,30

nella sala messa a disposizione da  
PALLADINO COMPANY 
via colle delle api 170 -Campobasso

ClicK qui per vedere il programma
In questo momento di incontro, studio e confronto intendiamo trattare le strategie di miglioramento e i relativi strumenti necessari per dare coerenti risposte ai bisogni crescenti della popolazione anziana in un momento di crisi economica che aggrava la condizione di vita degli anziani e rischia di demotivare gli operatori addetti.
Un punto di riferimento fondamentale è il personale operativo sulle cui braccia si trasferisce concretamente ogni difficoltà. Tuttavia rappresenta anche il punto di contatto ineliminabile con l’utente del servizio vero destinatario di ogni nostro studio e pensiero. La motivazione del personale è il più significativo fattore di qualità quindi prima di ogni altra cosa di questo ci vogliamo occupare. 

lunedì 5 dicembre 2011

Forum sulla non autosufficienza. Alcuni interventi


La lunga fila per accreditarsi al forum
A rischio di ripeterci dobbiamo ricordare che gli effetti della crisi sul welfare rischiano di far arretrare e di molto il bene-essere degli anziani e disabili di tutta Italia. Per questo è importante cogliere i messaggi che arrivano da tutte quelle attività che cercano di mettere a fuoco il problema. Il forum sulla non autosufficienza promosso dalla casa editrice Maggioli ormai giunto alla sua terza edizione si è confermato come evento di grande interesse e rappresenta ormai uno dei principali momenti di confronto e a livello generale costituisce una grande attrazione per i vari operatori del sociosanitario che vogliono incontrarsi per un approfondimento sui problemi del settore. Il numero dei soggetti non autosufficienti è in aumento così come è in aumento la richiesta di qualità nei servizi quindi è logica conseguenza che ci sia un gran numero di operatori nel settore e che i problemi che affliggono tutta la nazione, l’Europa e il mondo intero non possono non avere un riverbero importante creando una situazione di perplessità e di ricerca di risposte in assenza delle quali il rischio di una caduta dell’interesse e di conseguenza della qualità può divenire una conseguenza inevitabile.
Il welfare state in Italia è in crisi. A livello mediatico è di grande impatto la discussione sulle pensioni e sull’età pensionabile e così anche il taglio alla sanità tradotto in nuovi ticket, ma pochi sottolineano le gravi conseguenze che si abbatteranno sugli anziani e su tutti coloro in generale in una situazione di dipendenza per la loro non autosufficienza nei vari gradi in cui si può manifestare.
Questa è l’area di indagine del “forum” e a giudicare dalle presenze che ha avuto nella sua edizione di quest’anno, non è un’area da sottovalutare per importanza sociale ed economica.
Se è vero che welfare state– letteralmente “stato di benessere” - esiste quando lo Stato basa la sua politica sul principio di uguaglianza sociale e mette in atto con decisioni concrete una sostanziale riduzione delle disuguaglianze allora è giusta la posizione di Cristiano Gori[1]  Il quale nell’analizzare la situazione e valutando gli esiti del forum ha affermato che la via d’uscita esiste perché, in realtà, si tratta di rendere evidente che il settore della non autosufficienza riceve relativamente poco rispetto alla totalità della spesa pubblica. Dunque si tratta di mettere in discussione il puto di partenza e cioè che non è vero che il welfare sia troppo costoso e che non si possono mantenere i livelli attuali di servizio, i dati macro lo dimostrano. (Clicca la videointervista)

Un invito a scacciare il pessimismo è venuto da Marco Trabucchi[2] il quale afferma il principio della maggior efficacia nell’uso delle risorse. Se è vero che bisogna risparmiare allora quel che resta da spendere deve essere speso bene! Non si può non essere d’accordo, ma non dobbiamo abbassarela guardia e come lo stesso Trabucchi avverte “non è per questo che possiamo accettare situazioni inammissibili sul piano umano e civile”. Più che parlare dobbiamo “fare”, pensare a risparmi negli ospedali, a trasferire funzioni dall’ospedale al territorio e infine, salvaguardando la qualità della cura, fare specifica progettazione per una residenzialità a basso costo. (clicca la videointervista)


La ricercatrice dell’ISTAT Gabriella Sebastiani ha fatto notare che tutte le risorse del welfare sono spese per la vecchiaia e non sono indirizzate verso la povertà e l’esclusione sociale. Purtroppo il welfare locale sta collassando per riduzione di risorse o addirittura annullamento del fondo per la non autosufficienza. Ultimo richiamo importante la ricercatrice lo fa sulla differenza nord/sud. 280 euro pro capite in Trentino e 30 in Calabria per assistenza alla disabilità che da origine a una media nazionale di 110. Ancor più grave il fatto se si considera che la maggior parte di disabili risiede al sud.(Clik su videointervista)

Carla Colicelli[3]  (Vice direttore del CENSIS) afferma che siamo d fronte a una riduzione di risorse dopo anni in cui la spesa sanitaria è sistematicamente cresciuta. Sostiene però che non è solo crisi finanziaria ma è anche crisi di modello. Afferma che non c’è stata prevenzione per il sociale attraverso opportuni investimenti sulle famiglie e sulla formazione creando così gravi disagi difficili da sanare. Si è dato spazio a una concezione di welfare ripartivo, così si deve fare un ripensamento ma c’è una forte opposizione al cambiamento. Lem strade ci sono, bisogna evitare gli sprechi e quindi la strada principale è un miglior coordinamento tra tutte le risorse spontanee ed istituzionali. (Clik videointervista)


Da segnalare infine una posizione di Mario Marazziti[4], portavoce della comunità di Sant’Egidio il quale riporta il fatto che da anni nella sua istituzione si registra un aumento delle persone e famiglie in difficoltà. Tutto si scarica sulla famiglia, che è una risorsa grande che rischia però di rimanere unica e andare verso gravi conseguenze. (Clik videointervista)

Savoia Hotel - la splendida cornice del forum



[1] Cistiano Gori E' docente di politica sociale all’Università Cattolica e consulente scientifico dell’Istituto per la Ricerca Sociale, a Milano, e visiting senior fellow presso la London School of Economics a Londra. E’ editorialista de “IlSole-24Ore”.

[2] Marco Trabucchi - Professore Università di Roma - Tor Vergata, Direttore Scientifico del Grg Brescia

[3] Carla Collicelli E’ laureata in Filosofia presso l’Università La Sapienza di Roma. Dal 1980 lavora al Censis, e dal 1993 ne è Vice Direttore Generale. Si occupa in modo particolare di sviluppo sociale ed economico, welfare state e politiche di protezione sociale. Insegna Sociologia dell’organizzazione presso l’Università di Roma 3 e Sociologia della Salute all’Università La Sapienza.


[4] Mario Marazziti è membro della Comunitá di Sant’Egidio fin dalla sua fondazione, ne è oggi il portavoce ufficiale. Autore di diversi saggi sulla storia del giornalismo, la sfida della convivenza nel contesto urbano e la difesa dei diritti umani, è il coordinatore internazionale della Campagna della Comunità di Sant’Egidio per una Moratoria universale delle esecuzioni capitali e l’abolizione della pena di morte.

mercoledì 2 novembre 2011

Einstein: non solo scienza

LA CRISI SECONDO ALBERT EINSTEIN

"Non pretendiamo che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose. La crisi può essere una grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la crisi porta progressi.
La creatività nasce dall'angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. E' nella crisi che sorge l'inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera sé stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i suoi fallimenti e disagi, inibisce il proprio talento e dà più valore ai problemi che alle soluzioni. La vera crisi è l'incompetenza. Il più grande inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie di uscita ai propri problemi.
Senza crisi non ci sono sfide, senza sfide la vita è una routine, una lenta agonia.
Senza crisi non c'è merito. E' nella crisi che emerge il meglio di ognuno, perché senza crisi tutti i venti sono solo lievi brezze. Parlare di crisi significa incrementarla, e tacere nella crisi è esaltare il conformismo. Invece, lavoriamo duro e finiamola una volta per tutte con l'unica crisi pericolosa, che è la tragedia di non voler lottare per superarla."
Albert Einstein

Biografia essenziale
Albert Einstein nacque nel 1879 a Ulma nel Württemberg, in Germania; 100 km a est di Stoccarda.
Nel 1921 ottenne il Premio Nobel per la Fisica per il suo lavoro del 1905 sulla spiegazione dell'effetto fotoelettrico. In quegli anni Einstein cominciò a dedicarsi alla ricerca di teorie del campo unificate, argomento che lo appassionò fino alla fine, assieme ai tentativi di spiegazioni alternative dei fenomeni quantistici.
Si trasferì in America a causa delle persecuzioni antisemite che già imperversavano in Germania e in Europa.
Infatti quando Adolf Hitler salì al potere nel gennaio 1933, Einstein era professore ospite all'università di Princeton. Nel 1933 i Nazisti promulgarono "La Legge della Restaurazione del servizio Civile" a causa della quale tutti i professori universitari ebrei furono licenziati, e durante gli anni trenta fu condotta una campagna dai premi Nobel Philipp Lenard e Johannes Stark che etichettò i lavori di Einstein come "fisica ebraica", in contrasto con la "fisica tedesca" o "ariana". Einstein rinunciò alla cittadinanza tedesca e svizzera e restò negli USA fino alla morte. All'Institute for Advanced Studies a Princeton proseguì con le sue ricerche, studiando anche alcuni problemi cosmologici e le probabilità delle transizioni atomiche.
Diventò cittadino Americano nel 1940. Morì a Princeton nel 1955.


Aforismi di Albert Einstein 

" Cento volte al giorno ricordo a me stesso che la mia vita interiore e esteriore sono basate sulle fatiche di altri uomini, vivi e morti, e che io devo sforzarmi al massimo per dare nella stessa misura in cui ho ricevuto.
" Ci sono due modi di vivere la vita. Uno è pensare che niente è un miracolo. L'altro è pensare che ogni cosa è un miracolo.
" E' l'arte suprema dell'insegnante, risvegliare la gioia della creatività e della conoscenza.
" La scienza è una cosa meravigliosa... per chi non deve guadagnarsi da vivere con essa.
" Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato.
" La fantasia è più importante del sapere.
" Un tavolo, una sedia, un cesto di frutta e un violino; di cos'altro necessita un uomo per essere felice?
" La scienza senza la religione è zoppa. La religione senza la scienza è cieca.
" Il segreto della creatività è saper nascondere le proprie fonti.
" Chiunque consideri la propria e l'altrui vita come priva di significato è non soltanto infelice ma appena degno di vivere.

La CRISI e i suoi effetti sul welfare

Gli effetti della crisi sul welfare rischiano di far arretrare e di molto il bene-essere degli anziani e disabili di tutta Italia.
I tagli alle Regioni e agli enti locali saranno fatali se a questo si uniscono provvedimenti sulle pensioni e incentivi alla crescita che si incentrano sui licenziamenti facili. Si andrà sempre più verso un impoverimento della base a cui, forse, non corrisponderà neanche un miglioramento  per i pochi ricchi e ricchissimi rimasti.
Non è una prospettiva facile da affrontare per diverse ragioni. Gli enti locali si troveranno nel dilemma se tagliare i servizi o aumentare le quote a carico dell’utenza. L’orientamento dipenderà dal contesto e dalla politica locale, ma presumibilmente ci saranno molte difficoltà ad ipotizzare un aumento di quota a carico dell’utenza considerato che le famiglie sono già sufficientemente tartassate.
Allora è giocoforza che ci sia un taglio sull’offerta e a tale scopo si potrà aprire un ventaglio di possibilità. Già perché questo taglio sull’offerta può essere fatto in modi diversi e con effetti disuguali, così vale la pena di rifletterci perché il modo in cui si taglierà può fare la differenza.
In primo luogo si può tagliare sul numero. Premesso che la domanda è crescente per numero e per intensità di problemi assistenziali, se l’Amministrazione pubblica mette a disposizione le stesse risorse di prima di fronte all’aumento della domanda primo di tutto si riduce il numero dei cittadini soddisfatti in rapporto al numero dei richiedenti. Offro le stesse soluzioni di prima allo stesso numero di richiedenti escludendone un certo numero. Anche qui si aprono alcune ipotesi circa i criteri di esclusione. Per età del soggetto richiedente, per priorità di domanda, per censo, per gravità della disabilità? Tutte possibili, tutte legittimabili, tutte eque, o no?
Ma l’assunto iniziale è già di per sé sbagliato probabilmente, perché siamo di fronte a una contrazione delle risorse, quindi non sarà possibile servire lo stesso numero di prima e di conseguenza la percentuale di cittadini insoddisfatti aumenterà. Non solo perché i richiedenti sono più di prima, ma perché l’importo di risorsa messo a disposizione è minore, quindi a parità di prestazioni dovrà non salire, ma discendere il numero dei cittadini soddisfatti.
È chiaro che c’è un’altra possibilità: ridurre il livello di qualità e mantenere il servizio allo stesso numero di soggetti richiedenti o addirittura aumentarli. Tanti più saranno utenti serviti tanto meno la qualità potrà essere garantita. Quella che possiamo definire la “curva isorisorsa” non ha un andamento univoco rispetto al numero e la qualità, ma è funzione di entrambe le variabili che hanno tra loro un rapporto inversamente proporzionale; così più sale il numero più diminuisce la qualità, mentre più sale la qualità più bisogna necessariamente diminuire il numero. È un bel dilemma.
Così è evidente che se lo Stato decide di continuare a servire e soddisfare lo stesso numero di utenti dovrà assestare la qualità su un determinato livello, più basso di prima perché le risorse sono minori.
Faccio un discorso solo in termini qualitativi e non offro valutazioni sulle concrete entità, ma non posso far di meglio senza analisi più approfondite che per ora non possiamo fare. In sostanza dunque non sappiamo il quanto ma siamo certi che le risorse disponibili sono meno e quindi lasciando invariati gli altri parametri la qualità deve necessariamente diminuire.
Ovviamente lasciando invariati gli altri parametri che sono diversi. Non c’è solo il numero, ma a nessuno sfugge che c’è anche la condizione fisica e la condizione sociale da considerare.
Entrambi questo elementi sono destinati a cambiare e  tali cambiamenti non portano nulla di buono. Infatti gli anziani accederanno ai servizi sempre più tardi con un complesso quadro pluripatologico e quindi costi assistenziali crescenti. Inoltre le condizioni di impoverimento della società nel suo complesso determinerà una situazione media di ulteriore difficoltà che non potrà che riflettersi sulla domanda di servizi.
Questo a ben guardare, paradossalmente torna utile allo Stato: la peggior condizione sociale in termini di occupazione e in generale di ricchezza disponibile farà diminuire la domanda. Non perché il bisogno non ci sia ma perché non ci sono risorse per soddisfarlo non solo da parte dello Stato ma anche dei cittadini, va da sé che ciò significa arretramento della qualità di vita della nostra società.
Che fare?
Le ricette sono poche e poco facili da realizzare. Richiedono nuova competenza, coraggio, fantasia, costanza, fiducia in sé stessi e nel contesto socio-economico e politico in cui si vive.
1 – combattere inefficienza e sprechi
2 – creare sana competitività tra i gestori
3 – eliminare le rendite di posizione dei gestori e dei fornitori di prodotti e servizi
4 – non inquadrare in modo improprio i bisogni e i servizi
5 – coprire la diminuzione di quantità del lavoro con la qualità dello stesso.
Queste cinque domande sostanzialmente sono riconducibili ad una sola risposta: il meglio che si può offrire dipende dall’ottimizzazione del sistema di programmazione e produzione cioè da un aumento di efficienza e di efficacia del sistema stesso.
Per aumentare questi parametri bisogna incidere sulle strutture attuali che richiedono da un lato una sostanziale deregolamentazione e dall’altro precise regole di accreditamento tali da rendere visibili le responsabilità.
Una deregolamentazione si potrebbe riferire ai piani di zona: non viene a nessuno il dubbio che così come sono stati fatti fin’ora servono a poco? Sulla loro base si finisce per contingentare un ventaglio di offerta precostituito che non è detto sia adatto ai bisogni reali esistenti nel territori. Un’ipotesi coraggiosa è cancellarli e utilizzare il risparmio di risorsa-lavoro per incrementare il fondo per la non autosufficienza. Pensiamoci e discutiamone.
Una deregolamentazione potrebbe essere fatta sugli standard abitativi che potrebbero essere considerati soddisfatti una volta che siano rispettati gli oneri per la sicurezza e sia garantita la privacy nei servizi igienici. Tradotto: non necessariamente un bagno per ogni stanza al massimo da due posti, ma anche un bagno per due stanze per tanti ospiti quanti quelle due stanze contengono. Certo che la qualità dell’abitazione cala, ma è meglio avere una stanza da tre col bagno in comune con un’altra piuttosto che essere esclusi dal servizio. Con queste premesse si può arrivare ad una segmentazione verticale del mercato? Può essere, ma ci deve scandalizzare? Ci scandalizza che una famiglia di 4 persone abbia una villa di 200 mq. e un’altra un appartamentino con due camere da letto e un solo bagno? Una sta meglio, vero, ma non è garantita la dignità umana dell’altra?
Ho aggiunto due provocazioni ad altri elementi che ho già evidenziato in un precedente articolo quali la necessità di riforma e la disattenzione della politica, l’eterogeneità dei fornitori di servizi che non appare come fatto positivo ma un elemento di disparità, l’accreditamento che ha portato non solo fatti positivi ma anche un po’ di confusione. E poi, il personale è pronto al cambiamento? E infine l’industria di supporto è pronta o preferisce crogiolarsi nelle sue rendite di posizione? Fino a quando si potrà ignorare il nuovo che avanza?

venerdì 21 ottobre 2011

Costi & Qualità - Il punto

Nelle varie manovre economiche che sono state fatte negli ultimi mesi si è verificato un fenomeno particolare: molti interventi, pur non riferendosi direttamente al settore sociale e mantenendo caratteri generali, incidono profondamente sul nostro sistema di welfare.
Questo effetto ce l’hanno, per esempio, i tagli sui trasferimenti agli enti locali e ciò è grave perché, a ben guardare, è proprio il Comune che offre ai cittadini le più importanti azioni di sostegno del welfare mediante erogazione di servizi. Una riduzione della finanza derivata dei comuni non può che provocare una situazione progressivamente devastante nel dilemma tra eliminare i servizi o aumentare la tassazione locale o entrambe le cose. I tiket sanitari poi e altri provvedimenti colpiscono in modo diretto i cittadini che più hanno bisogno e Il risultato, alla fine, non è altro che un impoverimento delle famiglie che pagheranno più tasse e avranno meno servizi. Forse si pensa che in periferia ci sia confusione e sprechi ma non credo che sia così o comunque se c’è confusione e spreco, non ce n’è più che nell’Amministrazione dello Stato!
Così si può dire che la crisi internazionale e i provvedimenti adottati per arginarne gli effetti rimandano indietro il livello del welfare state, in modo graduale e a volte appena percepibile ma continuo e inesorabile. Per un verso viene spontaneo di criticare il Governo, ma non possiamo non ammettere che nel contesto generale di crisi tutti gli ambiti della vita sociale finiranno nel mirino prima o poi. Se ci sono meno soldi in tasca non si può continuare a spendere come prima: è logico! Il Governo può senza dubbio essere criticato, in particolare per dare uno stimolo riformatore, perché non è giusto incidere sulla qualità di vita della gente e soprattutto delle classi più deboli attraverso azioni che non si dichiarano apertamente riferite al welfare ma ne modificano la natura socio-economica senza incidere sulle sue caratteristiche strutturali. Qui si tratta di riformare il sistema di welfare immaginato dalla legge 328/2000, non di fare tagli finanziari indiscriminati che rendono il dettato della legge una mera speranza per un futuro incerto.
È chiaro, la riforma deve avvenire in base alla nuova realtà socio-economica e anche tenendo conto delle normative regionali sull’accreditamento che hanno portato complessivamente una profonda innovazione o, a volte, confusione altrettanto profonda. I compiti dell’Amministrazione pubblica sono chiari e definiti? Sono coerenti con la logica del contenimento e della salvaguardia dei diritti? Si ha la sensazione che nessuno oggi nella politica che conta abbia voglia di impegnarsi su questi temi in modo esplicito e questo è uno dei nodi da sciogliere. Abbiamo bisogno di riformare il welfare e dobbiamo farlo in modo esplicito e col contributo di tutte le forze che a vario titolo concorrono alla sua gestione.
Per parte nostra ci proponiamo di lanciare alcuni temi per la discussione e quindi contribuire alla ripresa di un dibattito. Riteniamo che si debba stringere un nuovo patto di collaborazione tra gli amministratori pubblici, i dirigenti e gli operatori nonché i responsabili del terzo settore e quindi lanciamo un invito con forza. Occorre partecipare per non essere sopraffatti: il nostro settore naviga in acque ancora più difficili di altri per diverse ragioni. Prima di tutto c’è una evidente eterogeneità di operatori e altri attori. L’eterogeneità potrebbe anche essere un elemento positivo perché ad ognuno corrisponde qualche elemento di forza peculiare, ma occorre mettere in rete le forze altrimenti l’essere diversi non serve a nulla se non a dividere.
Mettere in rete i servizi e liberalizzare gli accreditamenti. Combattere le rendite di posizione in cui si annidano sprechi e inefficienze. Non sono dichiarazioni vuote, basta analizzare i diversi contenuti in termini di costi e qualità dei vari servizi e dei vari gestori per comprendere come sia vaga e improponibile l’idea che si possano definire degli standard generali di costi e qualità.
Standard che possano essere ugualmente validi per le diverse regioni o per le diverse tipologie di gestore.
Mettere in rete anche “i saperi” perché tutti possono imparare qualcosa dagli altri. Si è combattuta l’autoreferenzialità delle singole strutture e siamo arrivati ad un fenomeno ugualmente distorto a livello di Regioni. Ogni Regione pensa di aver trovato la ricetta e troppo spesso si richiude su di essa senza rendersi conto che un simile atteggiamento di chiusura non favorisce evoluzioni possibili.
E per chiudere un paio di domande:
il personale è pronto ad affrontare un cambiamento importante? La dirigenza è consapevole della complessità ed è in grado di guidare un’evoluzione non facile, visto che si tratta di combattere contro una riduzione di risorse?
Le industrie che danno prodotti e servizi alle strutture operative di assistenza possono essere coinvolte nel processo di cambiamento? Hanno di sicuro interesse a mantenere in vita il settore e possibilmente svilupparlo, quindi in che modo possono essere coinvolte attivamente?
Prossimamente si cercherà qualche approfondimento rispetto a queste due domande così da preparare il terreno al dibattito che si prospetta forte e costruttivo del talk show organizzato da Maggioli al forum sulla non autosufficienza (10 novembre – Bologna Savoia Hotel) proprio sul tema costi e qualità. 
Crediamo sia importante partecipare a questo Talk Show. Quanto meno è ora di parlare chiaramente di ciò che non va. Qui siamo messi male e lo dobbiamo dire!!

Visita il sito del forum e leggi  il programma del Talk Show

Guarda su youtube questo video di Vasco Rossi   
.... io non ho voglia  più di fare finta che, che vada tutto bene solo perché c'è!
Guardami, io sono qui, e te lo voglio urlare: io sto male!!



venerdì 30 settembre 2011

"Assistenza Anziani" Qualità e misurazione

L’ATTIVITÀ SOCIO-ASSISTENZIALE È SVOLTA DA GESTORI MOLTO DIVERSI TRA LORO. TUTTI HANNO PREGI E DIFETTI E NON VANNO ESENTI DA GIUDIZI NEGATIVI, A VOLTE ANCHE PREGIUDIZIALI. 
LA VALUTAZIONE E MISURAZIONE SONO AZIONI INDISPENSABILI, MA GLI INDICATORI ATTUALMENTE PRESENTI NELLE NORME DI ACCREDITAMENTO NON BASTANO, OCCORRONO REGOLE CHE UNISCANO L’ASSUNZIONE DI RESPONSABILITÀ ALLA RENDICONTAZIONE PUBBLICA SIA PER GLI ENTI GESTORI CHE PER LA REGIONE.


Per leggere e scaricare l'articolo clicca Qui

giovedì 29 settembre 2011

La Squadra si prepara

La preparazione degli eventi ANOSS al "Forum sulla non autosufficienza" organizzato dalla Maggioli a Bologna il 9 e 10 novembre è già stata concretamente avviata con riunioni e incontri tesi a preparare i relatori.
L'obiettivo è proporre al pubblico un modello comunicativo nuovo e di un certo impatto emotivo.
"La Squadra" proporrà la realizzazione di un PAI in diretta con possibilità di intervento e commenti da parte del pubblico.

Seguirà una breve rappresentazione sulla "Vita dell'operatore di assistenza"

Clicca e guarda il video su you-tube




Il Workshop "La Squadra" ha ottenuto 3 crediti ECM per tutte le professioni!!

mercoledì 21 settembre 2011

LA SQUADRA - Prosegue la preparazione

Workshop ANOSS
L'evento sarà realizzato in collaborazione con CENTRO STUDI INTERNAZIONALE PERUSINI ALZHEIMER 

TITOLO:
LA SQUADRA
La vita di un nucleo.. dalla mattina alla sera


CHAIRMAN – Renato Dapero - Presidente ANOSS Sez. Emilia Romagna

RELATORI
componenti della “SQUADRA” dell’Istituto “E. Bazzi” di Castelvetro (PC)
Monica Alessandra  RAA (Responsabili Attività Assistenziali)
Donatella Garbi RAS (Responsabile Attività Sanitaria)
Natascia Magnifico e Gianluigi Rossetti (OSS)
Lino Bartolini Medico di struttura Istituto
Nicola Pisaroni Coordinatore responsabile

ALTRI INTERPRETI
Letizia Espanoli
Formatrice e Presidente Centro Studi Perusini Alzheimer
Irene Bruno
Direttore della Residenza “I Platani” (Bologna)

Con Irene e Letizia realizziamo una scena ispirata al teatro greco. La Squadra diventa il “coro” e le due “attrici” interpretano la maschera tragica e la maschera comica.
La prima interpreta il disagio del lavoro di cura  e la seconda invece intona un inno alla grandezza e bellezza umana del lavoro di cura.


Obiettivi e finalità:
Questo workshop si propone di illustrare le difficoltà nella gestione di un gruppo di lavoro attraverso esempi concreti di vita vissuta. I relatori, appartenenti alla stessa struttura e concretamente abituati a lavorare in team,  svolgeranno tutti lo stesso tema secondo una specifica declinazione richiesta dal loro ruolo all’interno della realtà in cui operano.
La qualità tecnica degli interventi, le difficoltà di comunicazione interprofessionale, gli strumenti utilizzati, le soddisfazioni per i successi ottenuti, e le emozioni negative per gli insuccessi o peri  momenti di caduta di passione per le avversità organizzative, strutturali e giuridico - amministrative incontrate. Tutto questo e molto altro ancora esprimeranno con la semplicità e la verità dell’interprete reale dei fatti. Ci saranno intermezzi di alleggerimento con letture e interventi ad effetto.


Il programma completo che verrà diffuso successivamente

"NOI"
Noi siamo il punto di partenza, la fonte del nostro lavoro; siamo noi, le nostre storie, i nostri sogni, desideri... noi stessi che parleremo di noi e del nostro lavoro"

"NOI E VOI"
Vogliamo giocare mentre ci raccontiamo, vogliamo condividere quello che siamo col mondo che ci circonda e proiettare nello sguardo degli altri il nostro pensiero e le nostre emozioni.

"TUTTI"
Perché i contenuti della nostra storia, attraverso l'elaborazione del racconto si decanti in un processo di trasformazione che la rende significativa per tutti

Sarà elemento caratterizzante di tutto il percorso l'interazione continua tra conduttore e gruppo, interazione che si estenderà a tutti i presenti verso la creazione di un "qui e ora" tale da assicurare autenticità nell'incontro con gli altri e con sé stessi. Lo scopo è sviluppare la capacità di pensiero assertivo e positivo e la possibilità di farne esperienza diretta durante il convegno.
Questo evento è un’occasione per conoscersi, per scoprirsi in modo diverso, sollecitando parti di noi che nella vita quotidiana tendiamo ad ignorare. Con questo incontro tenteremo di riscoprire il racconto come momento di conoscenza e consapevolezza.
Particolare attenzione verrà dedicata alla rottura dei meccanismi consueti della comunicazione per favorire l’accesso a nuove e personali scoperte, combinazioni tali da far sentire ogni singolo partecipante parte attiva di una sorta di azione scenica.
Appunti di lavoro.
1° incontro de “La Squadra”
Si è pensato di trattare tre temi: a) l’ingresso di un nuovo ospite, b) la stesura di un PAI, c) Il rapporto coi parenti.
L’ingresso del nuovo ospite è un momento critico. Un momento in cui si effettuano osservazioni e si scambiano valutazioni. Si fa un lavoro di osservazione ampio e la presa in carico oltre che dell’ospite è riferita anche alle persone del contesto. Al termine della fase si definiscono gli elementi su cui deve essere effettuato il monitoraggio stabilendone anche la durata. Si tratta di selezionare un “Personaggio Tipo” possibilmente preso dalla realtà così non c’è neanche da inventare. Ovviamente cambiando nome e riferimenti che lo possono individuare.
Per quanto riguarda il PAI rispondiamo prima di tutto alla domanda: dopo quanto tempo? Dipende dalle condizioni generali del soggetto e dalle circostanze. Si può continuare col “Personaggio Tipo” e sviluppare al momento la stesura del PAI utilizzando il modello allegato che è quello normalmente in uso al Biazzi. Un operatore ANOSS scrive in diretta i dati che vengono proiettati per tutti.
Sul problema del rapporto coi parenti si può completare l’analisi del “Personaggio tipo” oppure inserire alcuni casi interessanti come quello della figlia che è stata tanti anni in America o altri casi eclatanti presi ovviamente dall’esperienza.
Nella prossima riunione  si definisce “Il Personaggio” e il relativo PAI.
Ricordo a Gianluigi di portare la chitarra che magari sentiamo qualche accordo.



Incontro con Letizia e Irene del 23 agosto
In data 23 agosto alle ore 15 presso a sede dell’associazione a Piacenza si è tenuto un incontro di preparazione dell’evento “La Squadra”, in particolare la parte che riguarda il loro intervento che chiuderà in modo scenico la giornata. Il gruppo di lavoro, integrato da una giovane collaboratrice (Giulia – studentessa di filosofia), ha svolto prima di tutto un’analisi di carattere generale dove sono stati messi in evidenza alcuni punti cruciali che riguardano gli operatori. Sono stanchi di essere poco considerati. Il burn out colpisce in modo meno frequente e in misura minore chi è dotato di una maggior sensibilità e preparazione, Il personale operativo ha un sostanziale bisogno di essere riconosciuto dai sui capi che devono essere capaci di distinguere tra i diversi livello di capacità, di preparazione e di sensibilità umana. La formazione è un problema che riguarda tutti i livelli, c’è una grande necessità di sviluppare modelli di selezione e di formazione coerenti con questi problemi che sono gli obiettivi più significativi da perseguire in un momento in cui si assiste ad una diminuzione delle risorse. Se le risorse diminuiscono, considerato che il personale è l’80 % del costo dei nostri servizi, dobbiamo far in modo che la risorsa personale sia la più adeguata alla nuova domanda.
Occorre una management dotato di “Visione” e occorre una revisione del linguaggio per rendere l’immagine del nostro lavoro e le innumerevoli immagini delle innumerevoli parti in cui esso si compone diverse da quelle attuali che sono figlie della cultura burocratica che le ha prodotte. Si fa l’esempio della proposizione “Mantenere le capacità residue” che sarebbe meglio cambiare in “Sviluppare le attitudini personali” o altra da decidere ma non parlare di mantenere che è un verbo statico e ancor meno di capacità residue che vuol dire ciò che resta dopo il buono
Nel merito della recita si sono decisi alcuni presupposti e alcune tracce. Prima di tutto si è pensato che i temi debbano essere gli stessi de “La  Squadra” quindi: L’ingresso di un nuovo ospite, il PAI e il rapporto coi parenti. “LA Squadra” rimane presente e attiva e rivolge le domande alla protagonista della maschera tragica, cioè quella che interpreta la parte i ci vede il lavoro in RSA in modo negativo. Le domande verranno definite e messe a disposizione cosicché la Squadra, che svolge le funzioni del Coro nella tragedia greca, sarà la voce che porta il dubbio e costringe alla riflessione.
Il Coro sostanzialmente è prima di tutto la voce antagonista della maschera tragica. Si è ipotizzato che le domande potrebbero essere lette da persone singole e potrebbero rappresentare una domanda tipo dell’ospite (altra parola che secondo Letizia dovrebbe essere cambiata in residente).
Solo a titolo di esempio si è detto:
“Voglio fare la pipi, voglio mia mamma, voglio andare a casa, voglio mio figlio che non viene mai, questa frittata non mi piace..” poi alcune frasi tipiche di affetti da Alzheimer come: “Aspetto mio padre che mi viene a prendere a scuola, devo andare all’estero, mi aspettano in Germania, ..ma tu che sei mio figlio perché non mi porti a casa?”.
Le due interpreti, una volta definite le domande, andranno invece a braccio.
Si è ricordata la frase di Gandhi:
·       attento alle tue parole perché diventano i tuoi pensieri
·       attento ai tuoi pensieri perché diventano le tue azioni
·       attento alle tue azioni perché diventano le tue abitudini
·       attento alle tue abitudini perché diventano il tuo destino
Bisogna stimolare il desiderio al cambiamento usando i sensi e le immagini e si è pensato alla fine anche all’immagine di Martin Luter King che dichiara “I Have a dream”





2° incontro de “La Squadra”(24-ago)
Si è pensato in primo luogo che il lavoro si debba svolgere in modo rapido e che sia meglio evitare di soffermarsi troppo sugli aspetti tecnici.
Riportando alla “Squadra” gli esiti dell’incontro con Irene e Letizia ci si è soffermati sulla lettura dei punti cruciali che riguardano gli operatori. Tale lettura ha provocato una generale condivisione con forte sottolineatura dell’importanza della valorizzazione degli operatori e del loro coinvolgimento. Ciò ha fatto pensare che sia effettivamente un elemento cruciale dell’organizzazione e che richiede un attenzione particolare nella fase di preparazione e di presentazione poi del lavoro di squadra.
Gianluigi Rossetti assicura la produzione di un altro racconto entro pochi giorni così da arricchire il libro che si darà in omaggio ai partecipanti ed esprime alcune perplessità sul suo intervento musicale di supporto all’interpretazione di Irene e Letizia. Perplessità che dipendono dal fatto di non conoscere i testi e quindi di non sapere in anticipo in quale momento intervenire e con quali toni. In assenza di un certo grado di informazione preventiva teme di non poter far un buon lavoro. Si è pensato alla fine che sarà sufficiente almeno conoscere le domande che il coro porrà ad Irene che è quella che dovrà sostenere la parte più drammatica e più imprevedibile per le diverse sfumature di toni emotivi che avrà il discorso e che dovrà avere, di conseguenza, la musica di accompagnamento.
Quanto agli altri aspetti è stato deciso di utilizzare solo la prima parte della documentazione cioè il PAI vero e proprio e non anche la diagnosi infermieristica.
Il gruppo in conclusione ha poi deciso di trattare un solo caso e di sceglierlo nell’ambito di alcune possibili scelte concretamente offerte dalla realtà. Comunque per sicurezza meglio avere due opzioni disponibili.
Si è fissata la prossima riunione per il 14 settembre al pomeriggio alle 14,30 sempre nella sede del Biazzi.

Istituto “Emilio Biazzi” – i.p.a.b. – Struttura Protetta
29010   CASTELVETRO PIACENTINO (PIACENZA)

PROGETTO ASSISTENZIALE INDIVIDUALE

PAI N°……


NOME E COGNOME DELL’OSPITE:

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DATA DI FORMULAZIONE DEL PAI:…………………………

A cura di:

MEDICO: ……………………………………………………………...FIRMA……………………………………

FISIOTERAPISTA…………………………………………….............FIRMA……………………………………

INFERMIERE TUTOR…………………………………………….….FIRMA……………………………………

O.S.S. TUTOR…………………………………………………………FIRMA……………………………………

R.A.I……………………………………………………………………FIRMA……………………………………

R.A.A…………………………………………………………………..FIRMA……………………………………

ANIMATRICE………………………………………………………...FIRMA……………………………………

FAMIGLIARE/OSPITE……………………………………………….FIRMA……………………………………

GRADO DI SODDISFAZIONE DEL FAMIGLIARE: barri con una X la faccina che più si avvicina al suo grado di
soddisfazione in merito all’assistenza socio-sanitaria offerta dai Professional dell’Istituto


Commenti/consigli………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………...

BISOGNO/PROBLEMA
OBIETTIVO
INTERVENTO
FIGURE INCARICATE
R=Responsabile C=Coinvolto
























































                                                                  NOTE VARIE: 

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X
Parametro di controllo
Valori attuali
Criteri di risultato
Valori al__/__/_____






Cartella Clinica




Cartella assistenziale integrata




Revisioni  precedenti




MMS




Barthel




Braden




Plymounth




Ucla




Tinetti




Scala Biazzi




Scala VAS




Altro




Legenda: > maggiore; ≥ maggiore o uguale; < minore; ≤ minore o uguale


DATA PREVISTA DI VERIFICA:…….........................................
 


PAI n°____ Verifica del ___/___/_______
Note……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….

MEDICO: ……………………………………………………………...FIRMA……………………………………

FISIOTERAPISTA…………………………………………….............FIRMA……………………………………

INFERMIERE TUTOR…………………………………………….….FIRMA……………………………………

O.S.S. TUTOR…………………………………………………………FIRMA……………………………………

R.A.I……………………………………………………………………FIRMA……………………………………

R.A.A…………………………………………………………………..FIRMA……………………………………

ANIMATRICE………………………………………………………...FIRMA……………………………………

FAMIGLIARE/OSPITE……………………………………………….FIRMA……………………………………