sabato 12 dicembre 2009

BALENE CHE CORRONO NELLE PRATERIE. Privatizzazione dei servizi idrici e ... non solo!!

Da tempo immemorabile si parla di liberalizzazione dei servizi pubblici locali con un’evidente stretta connessione a svariati interessi che da sempre danno origine ad una sorta di complicità tra la politica e il potere economico. Sarebbe in realtà possibile utilizzare la riforma dei servizi pubblici locali per avviare un innovativo criterio di gestione di questi rapporti trattandosi di un terreno che si presta alla ricerca di una via corretta di perseguimento dell’interesse pubblico mediante uno strumento operativo che affonda le sue origini nella concezione economica di mercato. In realtà politici e imprenditori sono probabilmente ugualmente responsabili di un atteggiamento poco coraggioso che ha precluso, finì’ora, l’avvio di una vera riforma. Alcuni sostengono questa tesi con toni pacati, altri con atteggiamenti più forti, ma in realtà pochi affrontano a cuor leggero il problema. Non si può nascondere la testa sotto la sabbia, bisogna riconoscere che agli imprenditori non è mai piaciuto molto fare delle gare veramente competitive per servizi pubblici addossandosi l’intera gestione, perché dovevano confrontarsi tra loro e rinunciare a quelle rendite di posizione che potevano facilmente condividere con la politica locale. intendiamoci, le gare le hanno fatte ma all’interno di una formidabile rete di protezione che non consentiva sconfinamenti e che accresceva in sostanza il potere delle lobbies e la ricchezza di ogni singola azienda. Quasi sempre, quando sono state fatte gare per assegnare un intero servizio, sono state scorporate alcune cose così che, normalmente, i problemi sarebbero rimasti all’ente e i vantaggi all’azienda. Spesso ad esempio le aziende appaltatrici non si sono addossate l’onere di personale dipendente pubblico precedentemente impiegato nel servizio. Forze politiche e forze sindacali quasi sempre si sono trovate d’accordo così l’ente restava a pagare debiti e a mantenere dipendenti diventati inutili. Ma su questo troppa ideologia e troppo populismo hanno fatto i danni che è molto difficile riparare. Prendiamo l’Alitalia per esempio. A che è servita? Ad offrire un servizio . . .

(continua)

mercoledì 2 dicembre 2009

Comunicazione interculturale a Piacenza

Invito a partecipare all'incontro che si terrà lunedì 14 dicembre 2009 alle ore 11,00 all'auditorium della Fondazione - via S. Franca 12
Il programma si apre con la citazione di due norme fondamentali:

L'art. 21 della Costituzione Italiana

“Tutti hanno diritto di
manifestare liberamente il
proprio pensiero con la
parola, lo scritto e ogni altro
mezzo di diffusione…”


e l'art. 11 c.2 della Carta dei Diritti Fondamentali dell'Unione Europea

“La libertà dei media e il loro
pluralismo sono rispettati.”




PROGRAMMA
Saluti di Pier Paolo Gallini
Assessore a Welfare, Sussidarietà e Politiche sociali
della Provincia di Piacenza

Giovanna Palladini
Assessore alle Politiche sociali
del Comune di Piacenza.

Intervento di
Barbara Burgalassi
Funzionaria del Servizio Politiche per l’Accoglienza e l’Integrazione sociale della
Regione Emilia Romagna.
Illustrazione del “Protocollo regionale sulla comunicazione interculturale”.

Tavola rotonda
moderata da
Gerardo Bombonato
Presidente dell’Ordine dei Giornalisti dell’Emilia-Romagna.

Partecipanti
Arianna Alberici
Componente del Co.Re.Com Emilia-Romagna

Maria Vittoria Gazzola
Giornalista del quotidiano “Libertà”

Marcello Pollastri
Giornalista del quotidiano “La Cronaca”

Jamal Ouzine
Koiné, Associazione di Comunicazione multietnica

Vesna Mitrasinovic
Redazione del Centro Interculturale del Comune di Piacenza.

Proiezione dei video
“Convivenza tra i giovani”
realizzato da Koiné Giovani.

Immagini dalla trasmissione
“Mondo in Onda” del Centro
Interculturale di Piacenza.


Per informazioni:
Provincia di Piacenza
Ufficio Sistema sociale e socio-sanitario
Borgo Faxhall PIACENZA
Tel.: 0523/795570 – 534
Fax: 0523/795517
Email: stefania.tagliaferri@provincia.pc.it

Si uniscono link utili:
la pagina web della Provincia sul tema immigrazione
http://www.provincia.piacenza.it/sottolivello.php?idsa=1083&idam=&idbox=2&idvocebox=24

un testo che riporta la “lettura dei Piani di Zona” in ciò che riguarda l’immigrazionehttp://www.emiliaromagnasociale.it/wcm/emiliaromagnasociale/home/Pianosociale/pdz/Materiali/immigrazione_e_pdz/ReportPdZ_immigrazione_2009_finalissimo100.pdf

lunedì 30 novembre 2009

Una nuova pubblicazione

L'assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia - Rapporto 2009
a cura di N.N.A (NETWORK NON AUTOSUFFICIENZA)
Rapporto promosso dall'IRCCS - INCRA per l'Agenzia nazionale per l'invecchiamento.
Pagine: 186Collana: Sociale & SanitàISBN: 8838752044

La pubblicazione risponde al bisogno di conoscenza nel mondo della non autosufficienza. Nessuno fin'ora si ra posto l'obbiettivo di realizzare un rapporto annuale riguadante l'assistenza fornita.
Il libro offre un quadro conoscitivo sullo stato di politiche e interventi nel nostro paese, e ha anche lo scopo di proporre linee di miglioramento.
La prima parte presenta il monitoraggio dell’assistenza, in tutti i suoi elementi fondamentali: i servizi domiciliari, i servizi residenziali, i contributi monetari, il sostegno al lavoro privato di cura. Per ognuno si esaminano lo sviluppo storico, il quadro nazionale, i principali modelli regionali e il confronto con l’Europa.
La seconda parte affronta alcuni tra i temi più oggi più controversi. Si discutono gli aspetti positivi e le criticità del federalismo, la ricerca dell’equilibrio tra tensioni finanziarie ed esigenze di qualità nelle strutture residenziali, i vari modelli d’intervento rivolti all’Alzheimer e le diverse declinazioni operative dell’Unità di Valutazione Geriatrica, per concludere con una mappa del dibattito.Si dà così vita ad uno strumento capace di analizzare - in modo puntuale e chiaro - la realtà dell’assistenza agli anziani non autosufficienti in Italia.
Il Network Non Autosufficienza (NNA) è nato - da un’idea di Cristiano Gori - per promuovere riflessioni scientifiche sull’assistenza agli anziani non autosufficienti che siano utili all’operatività. Ne fanno parte anche Anna Banchero, Enrico Brizioli, Antonio Guaita, Franco Pesaresi e Marco Trabucchi.
Insieme ai componenti di NNA contribuiscono al volume Angelo Bianchetti, Georgia Casanova, Giovanni Lamura, Sergio Pasquinelli, Andrea Principi e Giselda Rusmini.
L’Agenzia nazionale per l’invecchiamento è un network in grado di porsi come consulente di policy makers e di comunità professionali per le tematiche dell’invecchiamento. L’Agenzia nasce da un agreement tra il ministero della Salute (D.M. Salute 19/3/2008), la Regione Marche e l’Istituto di Ricovero e Cura per Anziani (INRCA). Fanno parte del network aziende sanitarie, università italiane e la clinical research branch del National Insitute on Aging di Baltimora (USA).

Scarica il volume in PDF
http://www.maggioli.it/rna/pdf/rapporto2009-assistenza_anziani.pdf

L'assistenza Residenziale per gli anziani. Domanda, risorse, qualità

.... Dunque la realtà dei servizi assistenziali è difficilmente riconducibili ad unità e l’unico riferimento nazionale sono i livelli essenziali di assistenza che definendo gli elementi minimi e obbligatori del servizio rappresentano la base minima della qualità dei servizi presente in Italia.
Il riferimento alle posizioni ideologiche riporta la discussione al problema della dimensione del pubblico nella realizzazione dei servizi mettendo in contrapposizione due principi concorrenti. Uno vede lo Stato come una parte attiva nella produzione dei servizi, mentre l’altro gli riserva solo attività di programmazione e controllo con una presenza “leggera” nei servizi socio assistenziali normalmente delegati ad aziende non pubbliche comunque assoggettate all’accreditamento da parte del soggetto pubblico.

Per leggere tutto l'articolo clik qui

domenica 29 novembre 2009

Parliamo di associazionismo

Nei principi generali della legge 328/2000 “"Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali" si enuncia, al comma 4 dell’art. 1,il principio che “ Gli enti locali, le regioni e lo Stato, nell'ambito delle rispettive competenze, riconoscono e agevolano il ruolo degli organismi non lucrativi di utilità sociale, degli organismi della cooperazione, delle associazioni e...
Per legggere l'articolo clicca sul link Parliamo di associazionismo

domenica 8 novembre 2009

Relazione introduttiva al workshop del 12 ottobre a Bologna sull'assistenza residenziale

L'assistenza residenziale per gli anziani: problemi e prospettive
A cura di ANOSS - Associazione Nazionale Operatori Socio - Sanitari
Giovedì 12 novembre • ore 15:00 - 18:30

Relazione introduttiva:

Le politiche di welfare, in questo periodo caratterizzato da una crisi diffusa e non solo economica, stentano a trovare una loro propria dimensione corretta sul piano giuridico che sia nel contempo in grado di assicurare risposte positive alla domanda dei cittadini. In questa clima “necessariamente evolutivo” l’assistenza residenziale per gli anziani continua ad avere un ruolo di primo piano proprio nella difficile costruzione di un nuovo welfare magari meno centralista ma non per questo meno attento a soddisfare quelli che sono i principali doveri di governance della comunità nazionale.Stiamo vivendo una fase delicata che investe il problema dell’allocazione delle risorse a valle di una valutazione comparata dei bisogni sociali concorrenti. Per fissare una data di inizio di questa fase possiamo riferirci alla promulgazione della legge 328 del 2000 perché è proprio con quella legge che, se non altro, di sicuro c’è stata una presa d’atto formale della necessità d’imboccare una nuova strada. La legge 328 è una legge di principi e non è stata applicata sempre in modo coerente ma ciò è stato il frutto due fattori: la successiva legge costituzionale n°3/2001 che ha modificato gli assetti delle responsabilità istituzionali e il carattere della materia trattata che poco si presta a schematizzazioni valide nell’intero universo delle situazioni italiane. Così la nuova fase si apre con la legge 328/2000, ma, nella sua applicazione, le elaborazioni normative delle regioni interpretano secondo le esigenze e sulla base dei principi ideologici localmente prevalenti dando origine a una realtà di welfare a variegate sfaccettature. Dunque la realtà dei servizi assistenziali è difficilmente riconducibili ad unità e l’unico riferimento nazionale sono i sono i livelli essenziali di assistenza che definendo gli elementi minimi e obbligatori del servizio rappresentano la base minima della qualità dei servizi presente in Italia.Il riferimento alle posizioni ideologiche fatto sopra riporta la discussione al problema della dimensione del pubblico nei servizi mettendo in contrapposizione due principi concorrenti. Uno vede lo Stato come una parte attiva nella produzione dei servizi mentre l’altro gli riserva solo attività di programmazione e controllo con una presenza “leggera” nei servizi socio assistenziali normalmente delegati ad aziende non pubbliche comunque assoggettate all’accreditamento da parte del soggetto pubblico. Differenza ideologica che poco influisce, in sé e per sé, sulla qualità del servizio e al massimo possiede una valenza su piano dell’efficienza ed efficacia nella gestione delle risorse.Il breve testo introduttivo al convegno suggerisce l’analisi di almeno tre aspetti ritenuti prioritari ai fini della comprensione dei problemi legati all’assistenza residenziale· L’orientamento alla domiciliarità e il processo di riconversione delle case di riposo in strutture protette o RSA.· Processo di trasformazione delle IPAB che in base alle norme nazionali e regionali si sono trasformate in Aziende Pubbliche di Servizio op in fondazioni.· Attenzione alla qualità e al rapporto tra qualità e retteLo studio deve partire dall’analisi dell’offerta di servizi in termini di quantità, di tipologia e di qualità e deve riferirsi ai vari tipi di residenzialità esistenti dalla casa di riposo alla RSA facendo attenzione che in qualche caso, nelle varie regioni, a definizione uguale del servizio non sempre corrispondono contenuti uguali.


(continua - clik qui!)

giovedì 22 ottobre 2009

LEGGE 328/2000: Una riforma ancor oggi in cammino

legge 328 è stata approvata nel mese di novembre del 2000, in un momento in cui era già presente e fortemente diffusa una spinta autonomistica localistica da parte di quelle formazioni che aspiravano, così come ancora aspirano oggi, ad un diverso sistema politico basato sul federalismo. La legge interpreta e amplia il dettato costituzionale in materia di assistenza sociale, ma a breve distanza di tempo, durante il medesimo Governo, viene portata a termine una riforma costituzionale.Sociale Competenza delle RegioniNel nuovo art. 117 cost. vengono elencate le materie di legislazione esclusiva dello Stato e tra queste non figura l’assistenza sociale, che non figura nemmeno tra le materie a legislazione concorrente; quindi, per conseguenza la materia che ci interessa spetta integralmente alle Regioni.In questo breve cenno storico vale la pena soffermarsi anche su qualche contenuto di grande rilevanza etica prima ancora che giuridica. Ci si è chiesto, in particolare, se con la legge 328 fosse stato individuato un vero e proprio “diritto soggettivo” alle prestazioni, ma sembra che la risposta debba essere negativa. La prima argomentazione è che la definizione formale di diritto compare soltanto per le prestazioni di tipo economico e poi perché, la stessa legge, pone un’importante limitazione all’art. 22 c.2.In questo articolo si afferma il diritto a beneficiare del sistema integrato di interventi e servizi sociali, quale definito nei “Livelli Essenziali” subordinatamente alle risorse disponibili, riaffermando, in tal modo, un evidente legame tra livelli essenziali e risorse.

LEGGI tutto l'articolo: clicca qui!!

lunedì 5 ottobre 2009

La RSA come modello di cura intermedia - di Roberta Sassu

L’allungamento della speranza di vita, insieme alla riduzione delle nascite, stanno cambiando profondamente il quadro demografico italiano, comportando una revisione razionale della distribuzione delle risorse sociali e sanitarie, al fine di venire incontro alle nuove necessità. Sempre più il sistema sanitario basato sull’ospedale come unico centro dove si affrontano tutti i problemi che hanno a che fare, direttamente o indirettamente con la salute, si rivela inadeguato alle esigenze peculiari di un numero crescente di anziani.

Il fenomeno dell’invecchiamento sta assumendo dimensioni sempre maggiori e l’Italia si colloca al primo posto nel mondo per percentuale di popolazione anziana, in cui la proporzione degli ultrasessantacinquenni (18,1%) ha superato quella dei ragazzi con meno di 15 anni (15%). Ci troviamo sempre più nella necessità di far fronte a nuove patologie, che sono diventate particolarmente gravose per i bilanci sanitari nazionali (scompenso cardiaco, diabete, demenze, artropatie) che condizionano l’insorgere di disabilità e il conseguente ricovero in residenze per anziani.
Ne scaturisce l’esigenza di costruire una Rete di Servizi di Assistenza Continuativa, fortemente integrata, in cui realizzare progetti di assistenza differenziati. La programmazione in questa direzione ...

Continua clicca sul link: dapero articoli completi: La RSA come modello di cura intermedia - di Roberta Sassu

giovedì 17 settembre 2009

Consulta e lodo Alfano - Un'opinione

L’art. 3 della costituzione della Repubblica Italiana dice: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
È evidente però che qualche cittadino è più uguale degli altri etant'è che qualcuno oggi può scrivere: "Il titolare di funzioni di massimo rilevo politico non solo deve avere la serenità sufficiente per il loro esercizio corretto ma prima di tutto deve essere sottratto a ogni condizionamento". E "talvolta la sola minaccia di un procedimento penale può costringere alle dimissioni prima che intervenga una sentenza e anche quando i sospetti diffusi presso la pubblica opinione si sono poi dimostrati infondati". Pertanto una bocciatura da parte della Corte Costituzionale del lodo Alfano comporterebbe un "pericolo di danno all'esercizio di funzioni che, in quanto elettive, trovano una tutela diffusa nella Costituzione".
A scrivere non è uno qualunque, ma Glauco Nori dell’Avvocatura dello Stato nella memoria depositata alla Corte Costituzionale per indurre ad un giudizio di favore sulla costituzionalità del Lodo Alfano.
Non mi scandalizza il Presidente del Consiglio (Anche se non si può dimenticare la sentenza di condanna che ha colpito il suo coimputato nel processo per il quale è stato fatto lo scudo Alfano) ma la deriva umana e culturale che tutto coinvolge e arriva a stravolgere le regole. Anche il cambiamento delle regole non mi scandalizza, ma il cambiamento deve essere frutto di un’evoluzione che tende a prendere atto di una nuova realtà e la ricodifica secondo linee più idonee. Ora, sta succedendo questo? Questo sarebbe positivo, non saremmo mai usciti da certi retaggi medievali se non avessimo ammesso anzi provocato e garantito un’evoluzione del diritto. Il cambiamento in positivo del diritto quasi sempre incomincia con una trasgressione e si realizza sempre attraverso uno sforzo di evoluzione interpretativa. Certo con l’evoluzione del diritto e dei rapporti tra gli organi dello Strato siamo piano piano usciti dal medio evo. Ma questo, questo non è un’evoluzione interpretativa che prende spunto da un’esigenza di progresso civile, questo ci riporta dritti al medio evo. Già perché in quell’epoca il “Principe” non veniva giudicato. È chiaro doveva già governare, ci mancherebbe che si dovesse preoccupare degli organi dello Stato che dipendevano da lui!!
Ma questo era il principe di 500 anni fa!
La nostra cultura sociale e giuridica non può tollerare oggi che un avvocato dello Stato dica alla Consulta, organo a cui è dato il presidio della costituzionalità delle leggi dello Stato, che in questo caso non deve ragionare come un organo di giurisdizione ma deve assumere la sua decisione come un organo politico che agisce per opportunità.
E poi i politici si lamentano che gli organi della giurisdizione fanno politica!
Può darsi che sia vero, ma in questo caso è la politica che glielo chiede… così va bene???
Non è una questione di preferenze politiche: il mio giudizio negativo è semplicemente sull’aspetto tecnico-giuridico. È intollerabile la mistificazione ermeneutica che assegna ruoli opportunisti agli organi dello Stato. Ognuno deve svolgere il suo compito secondo le regole esistenti e se devono essere modificate lo si faccia secondo le norme all’uopo previste.
La Corte Costituzionale che prende una decisione per opportunità sarebbe un precedente pessimo; chissà in quanti altri casi verrebbe poi costretta ad abdicare fino al rischio di diventare un organo di conferma e di protezione del Governo.
Una cosa simile non la deve fare né la destra né la sinistra. Non possiamo sopportare un cambiamento della costituzione materiale dello Stato in chiara contraddizione con la costituzione formale? No!!
Non è all’uomo del Presidente del Consiglio nè all'eventuale giudizio positivo della Corte - purchè sia una decisione tecnica - che dobbiamo opporci, ma a questa barbarie giuridica che ci riporterebbe in dietro di secoli.

Il virgolettato relativo al testo della memoria dell'Avvocatura dello Stato è stata ricavata dal sito:
http://www.apcom.net/newspolitica/20090917_083300_bf5f78_70925.html

mercoledì 16 settembre 2009

Alta Formazione- Il middle management dei servizi socio-assistenziali.

Tutto parte da un’idea della Regione Veneto, seguita poi da altre regioni, sviluppata dalle indicazioni del Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000 ove è scaturita l’idea di definire come obiettivo strategico per l’Unione quello di “diventare l’economia basata sulla conoscenza più competitiva e dinamica del mondo”. Il Consiglio dell’UE, con propria risoluzione del 2007 ha successivamente invitato gli stati membri a considerare che l’istruzione e la formazione danno un significativo contributo non solo all’occupazione e alla competitività, ma anche all’incentivazione della cittadinanza attiva e alla realizzazione personale. Il quadro strategico 2007-2013 approvato dalla Commissione Europea nel luglio del 2007 nell’ambito del macro obiettivo “Sviluppare i circuiti della conoscenza” rimarca la necessità di sostenere la costruzione di un sistema nazionale di formazione superiore attraverso il potenziamento dei percorsi di alta formazione, la razionalizzazione di quelli esistenti e la promozione della mobilità. Queste le premesse e le fonti ideali e normative della proposte di alta formazione che le regioni italiane hanno poi messo in campo.

Per leggere tutto l'articolo clicca sul link
dapero articoli completi: Alta Formazione al middle management dei servizi socio-assistenziali.: "

lunedì 31 agosto 2009

W&C -Spunti da un’intervista al ministro Sacconi.

Il ministro Sacconi, ospite al meeting di Rimini, ha rilasciato un’intervista su diversi temi che riguardano il futuro del welfare italiano.
La prima domanda pone attenzione al fatto che il ministro nei suoi interventi, ha invocato, contro la crisi, non solo provvedimenti ma anche valori e nella risposta il ministro fa cenno a due fattori problematici. Il primo è l’indebitamento degli stati che comporta una maggior difficoltà di crescita, il secondo è il trend demografico definito in declino. Dunque il rilievo è che nelle società in cui la popolazione è in declino a livello numerico bisogna valorizzare il capitale umano. Se l’uomo è una risorsa scarsa bisogna assicurarle forme di incentivazione e protezione quindi bisogna riscoprire il valor e il rispetto della vita oggi sostituito da una visione scettica della realtà.
In sostanza il ministro riprende e sintetizza il principio espresso nella prefazione del “Libro bianco” sul welfare di recente pubblicazione ove si afferma che “Il primo valore che ci deve guidare in questa sfida è la centralità della persona, in sé e nelle sue proiezioni relazionali: la famiglia quale luogo delle relazioni affettive, il lavoro, quale espressione di progetto di vita, la comunità e il territorio, quali ambiti di relazioni sociali. L’attuale modello di welfare deve essere superato a favore di un nuovo metodo che non appaia più semplicemente risarcitorio, ma punti sulle opportunità e responsabilità intervenendo in anticipo rispetto al formarsi del bisogno e che sia stimolo di comportamenti e stili di vita responsabili. Si delinea un modello sociale che non viene realizzato soltanto attraverso funzioni pubbliche, ma anche riconoscendo, in ossequio al principio di sussidiarietà, il valore della famiglia, dell’impresa, profit e non, e di tutti i corpi intermedi che concorrono a formare la comunità. Si afferma così il principio della “vita buona” cioè attiva con valorizzazione del lavoro che non deve essere visto come una maledizione o un’attesa delusa, ma costituisca la base dell’autonomia sociale.

Questa visione vuole essere la risposta a ogni forma di egoismo corporativo e alle ricorrenti propensioni a favorire il declino della società da parte di coloro che – viziati da culture nichiliste – sembrano avere smarrito il senso stesso della vita.

Dunque il ministro – massima espressione della saggezza istituzionale - respinge le filosofie nichiliste che hanno portato a una deriva dei valori e afferma che per rimettere al centro l’uomo bisogna puntare sul lavoro per assicurare autonomia sociale quale elemento centrale del nuovo welfare che si realizza non solo,o per nulla forse, attraverso le funzioni dello Stato, ma applicando ogni grado di sussidiarietà.
Sono parole che hanno un che di semplice e condivisibile ma sono anche parole difficili.
Se restiamo in superficie possiamo più facilmente condividerne l’impostazione: c’è una caduta dei valori in una situazione di diminuzione numerica, quindi dobbiamo riprenderci, valorizzare al massimo il capitale umano. Questo non si può fare in altro modo che affermando valori, mettendo in primo piano il lavoro, elemento fondante della nostra costituzione e determinante per produrre indipendenza dell’uomo e ricchezza della nazione.
Il welfare quindi come “prodotto” non semplicemente dello Stato ma di un’azione multidimensionale e concentrica che mette l’uomo al centro sia come destinatario sia come produttore.
Se si analizza un po’ più a fondo si vedono elementi ideologici e tattica di breve periodo.
Non è del tutto convincente l’affermazione che alla base del nuovo welfare ci vuole la centralità della persona come singolo e nelle formazioni sociali quali la famiglia e gli altri luoghi di relazione. L’affermazione in astratto si limita a ripetere un principio della costituzione, ma legata al problema di garantire benessere sociale assume il tono un po’ meno nobile dell’invito al “fai da te”. Non ci sarebbe niente di male nel decidere che il benessere ciascuno se lo deve costruire da sé, se non apparissecome un semplice espediente tattico di breve respiro dal momento che non lo si accompagna ad interventi di promozione dell’immagine dell’uomo come lavoratore e come padre fondatore o rifondatore di una civiltà.
Si rende conto il ministro che non stiamo vivendo semplicemente l’era della cultura post-moderna, probabilmente a lui sgradita per la connotazione di eccessivo relativismo, ma addirittura stiamo attraversando un momento di recessione culturale e l’immagine dell’uomo sancita dai media è quella semplice e patetica del consumatore oppure mitica e vuota dell'interprete dei programmi di una sempre più invasiva trash tivù?
La televisione, amata o criticata, è la base di ogni nostra informazione e quindi inquieta madre del nostro pensiero e portatrice di ogni nuovo progetto, quindi è lo strumento per convincere, per curare, per sviluppare le personalità.
Per questa ragione ogni governo fa uso di questo mezzo e quello italiano ne rappresenta forse la massima espressione, quindi non diteci che siamo al centro della responsabilità di un nuovo shelf made welfare basato sul lavoro e sulla ricostruzione dei valori se poi governate la sviluppo del pensiero del popolo attraverso una televisione che non ha solo una linea di programmi trash ma che ha contaminato con questa cultura (trash= spazzatura, quindi scarto inutile) tutta la comunicazione oltre che lo spettacolo. Ciò è preoccupante a meno che non si aderisca alla teoria che qualcuno (Tommaso Labranca) è arrivato a produrre individuando il trash come categoria estetica che si identifica attraverso una formula matematica con lo “scarto” tra l’Intenzione (Emulazione di un modello alto) e il Risultato raggiunto. Ne ha colto lati sconosciuti sia alla gente comune sia ai critici ed è giunto a teorizzare interessanti aspetti del trash, ma è rimasto un interessante esercizio intellettuale che non si è diffuso neanche tra gli addetti ai lavori. Il trash rimane per tutti l'evoluzione in negativo della televisione generalista che tutto banalizza e che tutti giustifica convolgendoli in una sorta di comunità del peccato.
In conclusione se la cultura diffusamente riconoscibile nella popolazione italiana è condizionata, se non del tutto determinata, dall’espressione trash della tivù generalista è chiaro che invitarci ad assumere le responsabilità relative all’autocostruzione del welfare, o quanto meno ad un’ampia partecipazione a tale impresa, assume il tono di una vera e propria beffa. Ti ho preparato per tempo a lasciarti guidare in tutte le tue scelte costruendo con cura la tua disaffezione alla politica intesa come amore per la propria civiltà, poi, siccome le risorse sono scarse rispetto ai buchi da coprire e alle attese diverse delle categorie produttive, allora affermo che il benessere parte dalla centralità dell’uomo – bene – parte dall’autodeterminazione – bene – parte dalla tua capacità di intervenire con fierezza sugli elementi fondamentali della vita a partire dal lavoro - bene -.
Bene! Si potrebbe essere d’accordo se contemporaneamente venisse varata una politica di alto profilo etico e venisse perseguito con rigore e coerenza un intervento ad ampio raggio sulla cultura, utilizzando la scuola, che prima di tutto dovrebbe essere maestra di pensiero libero e non viziata da schemi ideologici, e poi i media che dovrebbero dichiarare conclusa la battaglia in corso a difesa di questo o di quel politico e sempre a sostegno, in definitiva, di una politica non semplicemente debole ma troppo spesso personalistica e di puro interesse al profitto.

Per i riferimenti all'intervista del ministro Sacconi, al libro bianco sul welfare e alla teoria dell'estetica trash vedi colonna a fianco.

giovedì 20 agosto 2009

Welfare e Crisi (W-&-C)Immigrazione e trasformazione della società italiana

“ROMA - É un simbolo quotidiano, quasi toccante, della turbolenta demografia italiana: un italiano anziano a prendere un po’ d'aria, spesso a braccetto con una badante immigrata. Le badanti spesso non sono qui legalmente ma sono state tollerate perché fanno un lavoro che pochi italiani fanno: si occupano della popolazione che invecchia rapidamente. Ma anche se l'Italia sta invecchiando, é molto più preoccupata per il crimine. E agli occhi di molti italiani, per i quali l'immigrazione é un fenomeno relativamente nuovo, gli immigrati hanno un ruolo centrale anche in questo”. (The New York Times, 21.6.08
La legge, il cosiddetto "pacchetto sicurezza" recentemente approvato, dovrebbe in teoria essere applicato a tutti gli immigrati illegali, ma le evidenti difficoltà di applicazione a tutti i casi hanno aperto le porte alla possibilità di regolarizzazione per le badanti. Sembra dunque molto problematico colpire gli immigrati illegali che si prendono cura, in cifre sempre crescenti, dei cittadini anziani anche se le procedure di regolarizzazione e l’aumento dei costi che ne consegue possono in ogni modo creare qualche problema. Il fatto è che gli italiani hanno costruito un sistema di welfare informale in base al quale, in larga misura, le necessità di servizio vengono coperte da un sistema fai-da-te che, in qualche modo, preserva l'importanza della famiglia. Portando le badanti nelle case, è vero che il lavoro di cura viene delegato, ma è altrettanto vero che nel vissuto collettivo questa modalità è vista pur sempre meglio della soluzione di spedire i genitori anziani nelle RSA. Tanto più che questo nuovo nome non è neanche entrato nell’uso corrente è non è scomparsa la definizione vecchia di “ospizio” anzi è quella che più tipicamente e diffusamente compare non solo nel linguaggio corrente ma anche nel linguaggio giornalistico. L’ospizio fa paura ...

Per leggere l'intero articolo clicca sul link
dapero articoli completi: Welfare e Crisi (W-&-C)Immigrazione e trasformazione della società italiana

lunedì 10 agosto 2009

SOS Sanità ! La Salute è un Diritto

Pubblichiamo l'appello a favore della spesa sanitaria dell'associazione.

ANOSS ha promosso un nuovo appello contro la riduzione del finanziamento destinato al Servizio Sanitario Nazionale, previsto per il biennio 2010-2011. Come potrete notare leggendo il testo allegato, notevoli sono le conseguenze negative di questa decisione, che finirà per danneggiare, come sempre in questi casi, i cittadini più fragili.
Nei prossimi giorni l'appello verrà reso pubblico e verrà lanciata la raccolta delle adesioni a livello nazionale. Si chiede cortesemente a tutti coloro che lo condividono di aderire, al fine di riportare al centro di ogni decisione la persona, con i suoi bisogni e diritti, e non il puro interesse economico.

Grazie a tutti per l'attenzione
e buone vacanze.

La segretaria ANOSS

Ringraziamo la Segreteria Nazionbalew ANOSS che ha dato l'informazione e trascriviamo il testo con i primi firmatari



SOS Sanità ! La Salute è un Diritto

Siamo preoccupati
Il Servizio Sanitario del nostro Paese ha il compito delicato ed essenziale di garantire ai cittadini il diritto alla salute e alle cure sancito dalla nostra Costituzione.
Per questo, ha bisogno di stabilità, di buon governo e di certezze sui finanziamenti. E invece non riceve più le risorse necessarie al suo buon funzionamento.
Con le leggi finanziarie, nel biennio 2010 - 2011, sono state programmate cinque i miliardi di riduzioni di spesa (sette miliardi rispetto all’attuale Patto per la Salute).
Nel 2010 per la prima volta nella storia del Servizio Sanitario Nazionale il finanziamento sanitario è addirittura inferiore all’anno precedente, persino in valori assoluti (- 402 milioni). Mentre sparisce il fondo per la Non Autosufficienza (400 milioni).
Così si peggiorano i servizi e non possono essere garantiti i Livelli Essenziali di Assistenza ai cittadini, soprattutto ai più fragili. E si può interrompere il faticoso percorso di risanamento delle regioni impegnate nei piani di rientro dai disavanzi.
Le risorse necessarie
Ridurre il finanziamento per il servizio sanitario non ha alcuna giustificazione.
In Italia, in questi anni, la spesa in rapporto al PIL è rimasta nella media sia dei paesi UE che OCSE. E anche le proiezioni di spesa dei prossimi anni sono in linea con quelle gli altri paesi europei.
Il prossimo Patto per la Salute tra Governo e Regioni deve adeguare il finanziamento per la sanità, seguendo le linee già indicate dall’attuale Patto della Salute (che prevedeva un aumento annuo del 3,7%). La crisi non può essere usata come scusa, la spesa sanitaria svolge una funzione anticiclica e di investimento pregiato anche per la ripresa dello sviluppo.
Spendere meglio
La spesa sociale e sanitaria va usata con rigore e serietà: è spesa preziosa che serve a tutelare in primo luogo le persone più fragili. La sua efficienza e la sua efficacia sono obiettivi irrinunciabili.
L’esperienza delle regioni più virtuose, al contrario di quelle dove si concentrano gravi disavanzi, insegna che il vero risanamento non si ottiene con tagli indiscriminati, ma con una coraggiosa riorganizzazione dei servizi sanitari: il ridimensionamento e la riqualificazione della rete ospedaliera, il potenziamento dei servizi distrettuali (assistenza domiciliare), il governo degli accreditamenti, l’integrazione fra sociale e sanitario.
Riportare al centro i diritti
La riduzione dei finanziamenti oggi fa il gioco di chi vuole usare il federalismo fiscale per ridimensionare il servizio sanitario nazionale e così compromettere l’universalità del diritto alla Salute in tutto il Paese.
Indebolendo il servizio sanitario nazionale si rischia di aprire la strada, come vagheggia il libro bianco sul welfare, ad un sistema “semi mercantile”, nel quale la sanità sarà diseguale, e più costosa, come ai tempi delle vecchie mutue.
Vogliamo fermare questa deriva e riportare al centro di ogni decisione la persona, i suoi bisogni, i diritti di cittadinanza sanciti dalla Costituzione.


Le prime adesioni raccolte (in ordine alfabetico):
don Vinicio Albanesi, Aldo Ancona, Silvia Arcà, Bruno Benigni, Franca Bimbi, Stefano Cecconi, Celina Cesari, don Luigi Ciotti, Cesare Cislaghi, Massimo Cozza, Stefano Daneri, Riccardo De Facci, Sandro Del Fattore, Giovanna Del Giudice, Rossana Dettori, Nerina Dirindin, Nadia Garuglieri, Gianluigi Gessa, Loredano Giorni, Leopoldo Grosso, Maria Cecilia Guerra, Grazia Labate, Betty Leone, Gavino, Maciocco, Michele Mangano, Ernesto Melluso, Piernatale Mengozzi, Franco Pesaresi, Morena Piccinini, Saverio Proia, Fabio Ragaini, Emanuele Ranci Ortigosa, Chiara Rinaldini, Fabrizio Rossetti, Gabriella Stramaccioni, Andrea Tardiola, Francesco Taroni, Tiziano Vecchiato, Serafino Zucchelli …

Chi volesse sottoscrivere l'appello deve mandare una mail al seguente indirizzo: sossanita@gmail.com

Welfare e Crisi (W-&-C) -Immigrazione, informazione e pregiudizi

Immigrazione, informazione e
pregiudizi



Analizzando i dati dell’ISTAT (Vedi articoli precedenti sullo stesso tema) abbiamo visto diversi fenomeni interessanti culminanti con l’osservazione che i cittadini stranieri che sono e saranno presenti in Italia sono prevalentemente in una classe di età che rende più favorevole il rapporto tra lavoratori e anziani. È chiaro dunque che gli stranieri con la loro esistenza influenzano le caratteristiche del welfare rendendo possibili azioni che richiedono risorse che lo solo strato giovane della popolazione può produrre. Si è detto molte volte e da più parti che l’Italia è una nazione che invecchia e che ciò comporta problemi di gestione dei servizi sociosanitari, ma è chiaro che le difficoltà che si incontrano non sussistono in senso assoluto, ovvero, non è che in Italia non si conoscono le tecniche sanitarie o socio assistenziali, anzi, in molte regioni è stato raggiunto un livello d’avanguardia. È bensì vero, invece, che mancano le risorse per intervenire al livello di numero e di qualità che si richiede, non si tratta semplicemente di mancanza di risorse economiche ma anche di personale adeguato per numero e formazione. Dunque, man mano che il tempo passa, abbiamo sempre più bisogno di attività assistenziali (perché gli anziani aumentano), ma abbiamo sempre meno risorse
continua...

sabato 1 agosto 2009

Welfare e Crisi (W-&-C) - Studio e dibattito - Previsioni ISTAT-Stranieri

Previsioni ISTAT-Stranieri

Come anticipato nel precedente post è interessante completare l’analisi dell'evoluzione demografica esaminando qualche dato del fenomeno migratorio per meglio comprendere come potrà essere il futuro da questo punto di vista, che, volente o nolente...

continua..

mercoledì 29 luglio 2009

Welfare e Crisi (W-&-C) - Studio e dibattito

W-&-C
Le previsioni demografiche ISTAT

Prima di qualunque altro approfondimento o analisi relativa ai vari dati relativi all’offerta di servizi è interessante studiare almeno in una certa misura le previsioni demografiche che l’ISTAT mette a disposizione dei ricercatori o anche dei semplici curiosi. Ponendoci a metà tra le due categorie è giusto riconoscere che il presente lavoro pur non aspirando ad un rigore scientifico pari a quello dell’Istituto di Statistica, tuttavia, non è stilato per pura curiosità.C’è l’intento di studiare il rapporto tra il trend della popolazione, l’incidenza degli anziani sul totale e il fabbisogno di servizi. Il tutto confrontato con la verifica, dall’altra parte dei servizi attualmente offerti suddivisi per tipo e quantità. Visto il trend della popolazione è possibile stimare l’incremento del fabbisogno di servizi se lasciamo inalterata l’offerta per tipo e qualità. Così si perviene all’ultimo sforzo di ipotizzare un’evoluzione dei servizi per tipo e qualità per concludere quindi con la definizione di un quadro dell’evoluzione possibile e/o auspicabileL’obiettivo è complesso, dunque bisogna procedere per gradi. Prima di tutto dovremo occuparci del trend previsto per la popolazione


continua..

martedì 28 luglio 2009

Welfare e Crisi (W-&-C)

Studio e dibattito su questo binomio che condiziona le scelte, la vita delle strutture e dei servizi socio-assistenziali-sanitari. Presentazione

Poche righe per introdurre gli elementi fondamentali a cui si ispira questo progetto di comunicazione.I presupposti da cui muove appartengono all’analisi politica in senso stretto nei diversi territori italiani. C’è il dato demografico che incalza: da anni si osserva un trend di crescita della popolazione anziana più che proporzionale a quello generale. Il dato all’interno di questo è a sua volta incalzante ed è la consistenza numerica dei grandi vecchi con una situazione sanitaria instabile, affetti da pluripatologie e con consumo di beni sanitari in crescita. L’altro dato preoccupante è quello economico che vede, per lo Stato, l’impossibilità di fronteggiare un trend di spesa crescente per i servizi socio-sanitari a cui, da un certo tempo per la crisi in atto, l’impoverimento delle famiglie sulle quali grava la responsabilità e il disagio.Siamo dunque di fronte a un sensibile cambiamento ..
continua..

lunedì 15 giugno 2009

ANOSS al Pte-expo - maggio 2009

A Verona dal 26 al 28 maggio si è tenuta l’ottava edizione della Fiera e congresso per la terza età.
ANOSS ha partecipato a tale manifestazione organizzando due convegni e presentandosi al grande pubblico con uno stand allestito all’interno della fiera. I mezzi economici non ci hanno consentito di realizzare un allestimento prestigioso ma ci siamo limitati, come si vede dalla foto pubblicata a lato, ad un grande pannello col nostro logo inserito in una immagine con grandi spazi, montagne e cieli sereni, immagine che valorizziamo spesso (è lo sfondo anche della nostra cartellina) per il senso di libertà e di fiducia che riesce a dare, o così almeno ci sembra.
C’era poi qualche manifesto che promoveva la richiesta del cinque per mille e tanti opuscoli con la nostra storia (breve) e i nostri obiettivi (ambiziosi).
Ci siamo alternati allo stand e non ci siamo mai annoiati: abbiamo avuto un sacco di visite, specie dopo i convegni, di operatori interessati a capire meglio le nostre idee e i nostri scopi.
abbiamo distribuito nei tre giorni della trasferta veronese circa un migliaio di brochure illustrative contenenti la storia dell'associazione e una sintesi dei suoi scopi.

Modelli di welfare e servizi di assistenza


26 Maggio 2009
Fiera di Verona - Sala Puccini
Da sinistra
Alessandro Battistella
Giovanni Maria Soro
Fabio Vidotto
Marina Generali (in piedi)
A Verona nella mattinata del 26 maggio si è svolto il primo dei due convegni proposti da ANOSS
Si è trattato di un incontro seminariale dal titolo “Modelli di welfare e servizi di assistenza” rivolto a tutti gli amministratori pubblici e dirigenti di enti locali, a dirigenti e quadri della aziende pubbliche e private operanti nel settore sociosanitario, ai Direttori generali, agli altri dirigenti e ai quadri territoriali delle ASL, ai responsabili degli uffici di piano e ai loro staff.
OBIETTIVI E TEMI DEL CONVEGNO
L’obiettivo di questo convegno è di rappresentare (nel limite del possibile) alcuni modelli regioni attraverso la presentazione di alcune esperienze sviluppare a livello di territorio.
La centralità dell’utente spesso viene disattesa a causa di un’organizzazione per servizi e troppo ospedalocentrica del territorio.
Se è vero che l’ospedale continua ad assorbire molte risorse è pur vero che molte ASL spendono più del 35-40% del loro budget per la gestione di servizi extra-ospedale. Ma con quale controllo della appropriatezza della spesa? Con quali soluzioni e integrazioni? Con quale coinvolgimento degli attori territoriali?
Cosa stiamo facendo per studiare nuove soluzioni e nuovi modi di gestire l’offerta?
Tutte le Regioni, anche se con differenti intensità ed efficacia, stanno comunque guardando al territorio come risorsa strategica, per ridurre la spesa complessiva e per massimizzare i risultati per il cittadino. Ma il modello che si sceglie non è indifferente e non può essere definitivo.
Da un lato il territorio è ancora poco studiato e spesso è “fuori dominio” sul piano del controllo dei costi e dei risultati. Pochi sanno realmente cosa costa un servizio di cure domiciliari; raramente si hanno sotto controllo i volumi di spesa della residenzialità; pochissimi hanno a regime un sistema di monitoraggio della appropriatezza degli interventi; ancora meno sono coloro che possono seguire la storia dei propri assistiti nei percorsi di cura complessivi monitorandone risultati e costi. L’aspetto più drammatico riguarda il fatto che alcune regioni, convinte di avere in mano un modello vincente, non hanno tenuto conto di come è cambiato il panorama dei “clienti” della sanità e quindi non si sono rinnovate e sono, anzi, rimaste indietro. Cercando soluzioni più economiche, le Regioni sembrano normare ancora per servizi e non per processi, continuano a “disintegrare” il sistema anziché integrarlo, continuano a programmare per settori anziché assumendo una visione globale.
Dall’altro lato vi è comunque la percezione che i servizi territoriali (escludendo l’ospedale) siano l’unico vero modo per avvicinarsi al cittadino, con risposte sempre più appropriate e (a volte) molto meno costose della risposta solo sanitaria-ospedaliera. Per fare questo occorre però cambiare paradigma, immaginare una nuova gestione dei fondi dell’assistenza, riorganizzare la filiera non secondo stereotipi, con una nuova capacità di programmare e governare il territorio.
Ma quanto si è fatto per lo sviluppo del territorio, quali sono state nelle diverse regioni le “idee” che hanno consentito veramente un cambio di rotta a favore del cittadino?
È possibile strutturare percorsi di continuità di cura e seguire i percorsi del cittadino nel tempo?
Possiamo ricostruire la sua storia clinica e magari anche i successi assistenziali conseguiti ed i costi sostenuti?
Vi sono degli indicatori assunti dalle regioni come misuratori dei risultati sui cittadini?

Nel seminario sono intervenuti diversi relatori che hanno cercato di rappresentare le caratteristiche del modello della loro regione e come nel territorio che loro conoscono, si sia giunti a delle prime soluzioni e a dei risultati concreti.

Chairman del convegno è stato Alessandro Battistella (Responsabile dell’Istituto per la Ricerca Sociale di Milano)
Si sono susseguite poi le relazioni di
Giovanni Gelmini (Geriatra Direttore Medico di servizi Terza Età e coordinatore scientifico del sistema residenziale “Villa Matilde” – KSG caregiver di Parma) con un intervento dal titolo “Lo stato dell’arte di un modello di riferimento (Regione Emilia Romagna)”
Marina Generali (Direttore Amministrativo ASL di Cremona) “La modernizzazione e il modello privatistico di assistenza della Regione Lombardia”
Giovanni Maria Soro (Direttore Amministrativo ASL di Cagliari) “Dall’esperienza di successo della ASL di Cagliari verso il modello regionale: risultati e percorso”
Angelo Tanzarella (Direttore Sociale ULSS di Belluno) “La ricerca dell’integrazione attraverso i sistemi informativi: un’applicazione del Modello Veneto”
Fabio Vidotto (Formatore e consulente di management sociosanitario, Studio Vega S.a.s.) “L’organizzazione per processi: quale futuro per il territorio?”
Il convegno si protratto fino alle ore 13,30, le relazioni presentate sono state di alto profilo tecnico ed espresse in modo piacevole mantenendo elevato e costante l’interesse del pubblico.

"Il responsabile di Nucleo:un ruolo determinante per l’integrazione professionale in RSA/Casa Protetta”






Da sinistra:
Carlo Gobbi
Tiziana Cravedi
Renato Dapero
Sabrina Belardinelli
Mara Caminati
Fabio Vidotto
Marianna Totta Nido


A Verona nella mattinata del 27 maggio si è svolto il secondo dei due convegni proposti da ANOSS
Si è trattato di un incontro centrato sul problema dell’integrazione rivolto a tutte le figure: dagli OSS agli IP, ai Professionals del settore socio-sanitario, ai medici di struttura, ai coordinatori e ovviamente ai Responsabili di Nucleo dalla cui figura specificamente trae origine l’idea stessa del convegno che infatti reca il titolo “Responsabile di Nucleo: un ruolo determinante per l’integrazione professionale in RSA/Casa Protetta”

OBIETTIVI E TEMI DEL CONVEGNO
Al centro del servizio socio-sanitario c’è la persona umana come entità unica e inscindibile da rispettare e valorizzare.
I servizi residenziali rivolti ad anziani fragili sono sempre più complessi spaziando dall’aiuto alle attività quotidiane, ad attività occupazionali, ricreative culturali, all’assistenza medica, infermieristica e riabilitativa. Obiettivo: il miglioramento o il mantenimento dello stato di salute e di benessere dell’anziano.
L’equipe di cura deve seguire un processo decisionale in cui le informazioni vengono condivise fra i membri che hanno competenze diverse e ciò pone in evidenza il bisogno di integrazione che, come sempre e ora più di prima, deve essere visto come un obiettivo in perenne sviluppo e non come un datro acquisito.
Non si può scindere la sfera sociale da quella sanitaria ed è quindi indispensabile per la corretta esecuzione del piano assistenziale l’opera di coordinamento dell’equipe.
Il Responsabile di Nucleo garantisce circolazione delle informazioni, sintesi delle decisioni e riscontro sui risultati, quindi ha un ruolo determinante per l’integrazione e gli sono richieste competenze tecniche, gestionali e comunicative.

Nel convegno seminario sono intervenuti diversi relatori portando un significativo contributo alla disamina del complesso problema proposto.

Chairman del convegno è stato Renato Dapero (Presidente ANOSS Sez. Emila Romagna e vicepresidente nazionale)

Si sono susseguiti poi i relatori nell’ordine indicato con gli argomenti loro assegnati dal programma e riportati sotto

Carlo Gobbi (Coordinatore Casa Protetta Albesani di Castelsangiovanni -PC)
“Il Responsabile di Nucleo e il suo ruolo di coordinamento in una corretta esecuzione del PAI”
Fabio Vidotto (Docente e formatore – Presidente Studio Vega – Treviso)
“I sistemi di valutazione e classificazione come strumenti per il coordinamento”


Sabrina Belardinelli (Formatrice e Valutatrice Regione Umbria – Presidente Green Sisteme – Panicale -PG)
“Gli elementi oggettivi di qualità in un sistema organizzativo fondato sull’integrazione professionale”

Cravedi Tiziana (Medico di struttura – Dirigente medico – Albesani Castelsangiovanni PC)
“Il medico di struttura nel processo di cura tra responsabilità individuali e integrazione”

Marianna Totta Nido (Respopnsabile attività infermieristiche – Casa Protetta Vittorio Emanuele - Piacenza)
“Definizione e rispetto dei ruoli alla base della cultura dell’integrazione”

Mara Caminati (RAA – Casa Protetta Albesani – Castelsangiovanni – PC
“LO sviluppo professionale del Responsabile di Nucleo: una linea per la sua formazione”

Il convegno si protratto fino alle ore 13,30 con una costante e attenta partecipazione del pubblico che è stato molto numeroso.
Dobbiamo ricordare, infatti, che questo convegno ha riscosso un successo di pubblico notevole tanto che per poter accogliere tutti gli iscritti abbiamo dovuto chiedere di aprire l’Auditorium Verdi della Fiera che è lo spazio di maggiori dimensioni disponibile. Abbiamo avuto oltre duecentocinquanta presenze e ciò ha rappresentato un momento di grande soddisfazione per noi. Non solo abbiamo avuto conferma dell’interesse per la nostra proposta formativa ma abbiamo in questo modo lanciato la nostra immagine come associazione capace di promuovere l’organizzazione di importanti eventi a livello nazionale e ciò costituisce la premessa per i successivi sviluppi auspicati. (che ben difficilmente si realizzerebbero senza idee e senza sponsor..!) Se è vero che le sponsorizzazioni alle associazioni funzionano come quelle televisive, sulla base dell’audience, allora vogliamo sottolineare che in questo caso abbiamo realizzato un evento con un ascolto che è andato ben oltre ogni più rosea aspettativa coinvolgendo operatori di tutti i livelli professionali e provenienti da tutte le regioni d’Italia.
Un’altra particolarità che non possiamo sottacere è che ben 5 dei 7 relatori erano piacentini, quindi è stato anche un momento di “esportazione” del know how del nostro territorio. E un momento di successo; quindi, a dispetto della distanza dal centro culturale della nostra Regione, si è dimostrato che nei servizi sociali la nostra provincia non è seconda a nessuno, anzi..!




La foto del pubblico
Fiera di Verona - Auditorium Verdi

domenica 14 giugno 2009

Integrazione professionale e capacità relazionali

Dall’impegno sostenuto a Verona nei tre giorni del Pte-Expo, tra convegni e contatti con i rappresentanti delle più varie professionalità presenti nel complesso mondo dell’assistenza socio-sanitaria, si sono confermati molti punti, ma si sono anche affacciati alcuni nuovi interrogativi che hanno fatto esplodere, alla fine, un più consapevole interesse per gli aspetti psicologici e le componenti emotive del servizio.Si è confermata la tendenza del pubblico a dare una risposta massiccia quando si affrontano problemi pratici che investono gli operatori dei servizi e la partecipazione è tanto più grande quanto più convegni e seminari toccano argomenti che riguardano tutti e vengono interpretati secondo una lettura tecnica rispettosa delle differenze e tendente a valorizzare le specificità all’interno dei gruppi. Argomenti come modelli organizzativi, funzioni del middle management, sistemi di valutazione e integrazione sono già stati trattati tante volte e sembrerebbe quasi impossibile che permettano ulteriori scoperte visto che su questi esiste anche una discreta letteratura oltre che numerosissime esperienze documentate. Eppure “tirano” sempre, cosicché si può immaginare che non si scriverà mai la parola fine sullo studio e sulla ricerca in merito. Questo perché il problema è particolarmente difficile sotto il profilo tecnico o forse perché il mondo cambia intorno a noi e ciò che ieri costituiva una risposta e un punto di arrivo, oggi è semplicemente un punto di partenza. Ma la convinzione nuova che si è fatta strada in questi giorni è che il problema è interessante perché in un modo o nell’altro tocca l’anima della gente. Così... Per leggere l'intero articolo (Clik qui!)

domenica 24 maggio 2009

Il mondo che vorrei

Il mondo che vorrei
di Fabio Vidotto*

Dico che non è così il mondo che vorrei!
Non si può sollevare le montagne.
Non puoi andare dove vorresti andare…
Qui si può solo piangere!
E alla fine non si piange neanche più!…
non è così il mondo che vorrei!
(Vasco Rossi, Il mondo che vorrei)

In un mondo che sembra andare a rotoli, dove i soldi sono finiti e dove i valori sembrano più in crisi della finanza, forse abbiamo una grande occasione di riscatto e di innovazione. Nel “mondo” dei servizi sociali, socio assistenziali, sociosanitari e sanitari abbiamo sicuramente la possibilità di fare qualcosa di nuovo ed efficace attivando un modello di governance che consenta di utilizzare al meglio le risorse disponibili, rimettendo al centro l’uomo. L’uomo con le sue fragilità e bisogni. Quello che tutti i giorni girovaga con la famiglia nella rete (dei servizi) alla ricerca di una risposta. Risposta che talvolta, se c’è, rischia di essere non “appropriata”, e, in quanto tale, costosa più di quanto dovrebbe e spesso non rispondente ai bisogni della persona.

(Clic qui per leggere l'intero articolo)

IL RESPONSABILE DI NUCLEO: elefante in un negozio di cristalli!! Di Mara Caminati

Un elefante in un negozio di cristalli”, …credo che mai definizione più adatta fu data alla RAA: in qualunque direzione si muova “rompe”.“Rompere” è dunque, il compito della RAA, (non mi avevano detto questo al corso) la definizione era ben più complessa e piena di bei paroloni che spesso volevano dire tutto e niente, ma era così che doveva essere.

(Continua: clic qui)

COSTRUZIONE E TRADUZIONE OPERATIVA DEI PIANI ASSISTENZIALI NEI SERVIZI RESIDENZIALI - di Diletta Basso

I Piani Assistenziali Individuali (PAI) fanno ormai parte delle prassi organizzative e documentali delle strutture residenziali per anziani. Le carte dei servizi descrivono come il PAI costituisca uno strumento per la personalizzazione degli interventi, il personale ne conosce perfettamente il significato, ogni persona presa in carico ha il suo piano individualizzato. Un risultato indubbiamente apprezzabile, se confrontato con la situazione di qualche anno fa.Un impulso significativo in questa direzione è stato sicuramente dato dalle normative regionali sull’accreditamento istituzionale, che prevedono, fra i requisiti, la presenza per ogni persona utente di un Piano di Assistenza Individuale corrispondente ai bisogni specifici e, come criterio principale di verifica, la presenza di un documento cartaceo.
(Continua: clic qui)

giovedì 9 aprile 2009

I prossimi convegni ANOSS - Verona 26/27 maggio


Dopo i lusinghieri risultati dei convegni di Rimini EuroPA ANOSS si ripropone al pubblico dell'intero territorio nazionale con altri due appuntamenti a Verona in occasione del PteExpo fiera congresso della terza età il 26 e il 27 maggio prossimi.

Anticipazioni

26 maggio 2009

Modelli di welfare e servizi di assistenza”
Si rivolge ad amministratori pubblici e dirigenti e quadri di enti locali e di aziende pubbliche e private del settore sociosanitario, ai dirigenti delle ASL e ai responsabili degli Uffici di Piano. Modelli regionali e alcune esperienze significative per un controllo di appropriatezza della spesa e con il coinvolgimento degli attori territoriali.
Per iscriverti: (clic qui)

27 maggio 2009
“Responsabili di nucleo: un ruolo determinante per l’integrazione professionale in RSA/Casa Protetta

Il convegno, oltre che ai Responsabili di Nucleo, è rivolto a tutte le figure coinvolte: dagli OSS agli IP, ai professionals del settore sociosanitario, ai Medici di Struttura e ai Coordinatori. L’obiettivo è puntare sull’integrazione professionale con una chiave espositiva che riconosce nell’esperienza diretta dei relatori il suo punto di forza
Per iscriverti: (clic qui)

Per maggiori informazioni su tutti i convegni vai sul Sito Pte-Expo

sabato 4 aprile 2009

Euro-PA Modelli organizzativi. Abstract degli i terventi

RIMINI, 2 APRILE 2009
Modelli organizzativi, risorse e strumenti nei servizi alla persona: la cassetta degli attrezzi per un cambiamento di successo.

Abstract degli interventi


La flessibilità organizzativa, ovvero, l’organizzazione che si adatta alla persona utente
Fabio Vidotto


Le organizzazioni che erogano servizi alla persona si scontrano quotidianamente con la necessità di operare spesso in condizioni di ristrettezza di mezzi e di personale, e di sviluppare nel contempo concetti che prendono il nome di “qualità totale”, “accreditamento”, “certificazione del sistema qualità”, “salute dell’anziano e del disabile”, “strumenti di valutazione multidimensionale”, “contratto decentrato ed applicazione dei sistemi di valutazione del personale”, “controllo di gestione”, “sistemazione dei turni e dei piani di lavoro”, eccetera.
A dire il vero, tutti questi aspetti sono parte di un sistema di gestione che ciascuna organizzazione deve trovare e realizzare al proprio interno, attraverso la messa a punto di quei meccanismi organizzativi che le consentono di realizzare la vera qualità.
Purtroppo neanche su questo termine esiste chiarezza. Se da un lato il termine qualità sottende, in ultima analisi e in modo più o meno condiviso, l’idea del recupero e del mantenimento delle condizioni di salute della persona assistita, dall’altro la sua traduzione nella quotidianità incontra notevoli ostacoli: approccio per prestazioni, scarsa integrazione professionale, scarsa flessibilità organizzativa.
L’obiettivo dell’intervento è quello di accompagnare i principali attori del processo assistenziale verso un “nuovo modo” di concepire l’assistenza che, pur rimanendo coerente con i loro valori di fondo, sposti l’attenzione dalle prestazioni ai risultati prodotti.

Valutazione multidimensionale e indicatori di qualità dell’assistenza
Giuseppe Menculini

IMPLEMENTAZIONE DELL’ASSISTENZA MEDIANTE VAOR-RSA IN UNA RESIDENZA PROTETTA NEL PERIODO 1999 – 2007
Menculini G*., Fatichenti M*., Popa N.*, Simoncini S.*, Sorbino G.A.*, Marcacci M.G.*, Marzucchi D.*, Senin U.°, Cherubini A.°
* Residenza Protetta “Creusa Brizi Bittoni” – Città della Pieve - PG
° Istituto di Gerontologia e Geriatria – Università degli Studi di Perugia

Materiali e metodi – La residenza Protetta “Creusa Brizi Bittoni” ha introdotto al suo interno la metodologia multidimensionale geriatrica VAOR nel 1999. A coordinare la nuova impostazione assistenziale è stato il geriatra con una esperienza derivata da numerosi corsi formativi sull’impiego dello strumento VAOR. E’ stata, pertanto, costituita un’équipe multidisciplinare, che aveva come finalità quella di discutere le problematiche degli ospiti, di valutarne le capacità residue, i profili psicopatologici, di programmare gli interventi su precise aree, di redigere il PAI e di verificare a distanza gli effetti delle azioni intraprese sui principali indicatori di qualità assistenziale e sul benessere psicofisico degli ospiti.

Risultati – L’adozione e l’attuazione della valutazione multidimensionale in tutti i suoi aspetti ha comportato uno sforzo notevole in termini di formazione del personale, di riorganizzazione dell’assistenza, di monitoraggio, di adeguamento strutturale, tecnologico e delle risorse umane. Questo percorso, finalizzato ad aumentare la qualità dei servizi erogati agli anziani, ha portato nel 2004 al riconoscimento della struttura come Residenza Protetta, che a tutt’oggi ospita 50 anziani disabili ed offre, da circa un anno, anche la possibilità di assistere temporaneamente 3 anziani in regime di “ricovero di sollievo”. Inoltre, l’implementazione della metodologia VAOR-RSA ha consentito di ottenere risultati significativi relativamente a numerosi indicatori di qualità assistenziale.

Costruzione e traduzione operativa dei Piani Assistenziali nei servizi residenziali
Diletta Basso

I Piani Assistenziali Individuali (PAI) fanno ormai parte delle prassi organizzative e documentali delle strutture residenziali per anziani.
Un impulso significativo in questa direzione è stato sicuramente dato dalle normative regionali sull’accreditamento istituzionale, che prevedono, fra i requisiti, la presenza per ogni persona utente di un Piano di Assistenza Individuale corrispondente ai bisogni specifici e, come criterio principale di verifica, la presenza di un documento cartaceo.
Tuttavia, se la “tangibilità” del PAI è un requisito necessario per appurarne l’esistenza, non è purtroppo sufficiente per dimostrare l’esistenza di un buon processo di definizione e la sua applicazione operativa.
Il PAI dovrebbe infatti rappresentare il risultato di un delicato e complesso lavoro interprofessionale ed il punto di riferimento quotidiano per l’assistenza e la cura della persona da parte di tutti gli attori coinvolti. In altre parole, è un concentrato di molteplici elementi: lavoro di squadra, valutazione multidimensionale, lavoro per obiettivi, comunicazione, formazione continua, procedure e protocolli condivisi e strutturati.
Molteplici fattori rendono tuttavia difficile la traduzione operativa di questi principi; l’obiettivo dell’intervento è quello di stimolare la riflessione su queste criticità e sulle relative soluzioni operative.

I tempi assistenziali come strumento per la gestione delle risorse in un’organizzazione per nuclei
Mihaela Luchian

Lo scopo dell’intervento è stato innanzitutto quello di illustrare la corretta procedura di registrazione e di verifica dei dati di carico, mediante l’utilizzo dei tempi di effettivo svolgimento delle attività, la frequenza nel turno, il numero e la tipologia di operatori impiegati.

I tempi assistenziali rilevati, elaborati per ottenere un dato medio in relazione alla tipologia di utenti, permettono, attraverso la riorganizzazione per nuclei omogenei, l’elaborazione di procedure legate agli effettivi bisogni assistenziali ed infermieristici.
In particolare, è stato èpresentato l’utilizzo gestionale della rilevazione dei carichi di lavoro presso la RSA Geriatrica e Disabili IHG; in questa esperienza i dati di carico hanno fornito il supporto per la riorganizzazione per nuclei omogenei e sono stati adottati per la valutazione del fabbisogno di personale nelle diverse fasce orarie.

Gli strumenti informativi e informatici a supporto del modello organizzativo
Alessandro Pin

Nell’adottare e sviluppare un modello organizzativo realmente orientato alla centralità della persona un ruolo fondamentale è giocato dai sistemi informativi, che devono essere supportati da soluzioni informatiche innovative e capaci di adattarsi alle diverse esigenze operative.
Gli strumenti scelti devono facilitare la raccolta e l’utilizzo di informazioni utili a migliorare la qualità del servizio erogato e ad ottimizzare nel contempo l’impiego delle risorse disponibili. La gestione informatizzata della Valutazione Multidimensionale, dei Piani Individualizzati, dei tempi assistenziali, degli indicatori di qualità consente di sfruttare le potenzialità di questi strumenti, facilitando la condivisione delle informazioni, l’integrazione professionale e la verifica dei risultati in termini di salute prodotta.
Il sistema informativo deve inoltre essere in grado di integrarsi con l’operatività, rispettando i seguenti requisiti: semplicità, modularità, possibilità di personalizzazione per i diversi operatori, interoperabilità, soddisfacimento dei debiti informativi.

venerdì 3 aprile 2009

CODICE ETICO DELL'OSS - La proposta ANOSS


Gentile lettore,
la proposta di codice etico dell'OSS che potete leggere di seguito è stata presentata ad una numerosa platea di operatori dei servizi sociosanitari (OSS prevalentemente, ma anche altre professionalità) e al termine molti hanno riconsegnato il testo con le loro valutazioni.
Qui a fianco un'immagine dei relatori

Chiediamo a tutti gli interessati di scaricare il testo e completarlo con le osservazioni ritenute importanti in modo da contribuire col loro punto di vista alla stesura di un documento più evoluto da presentare al pubblico. Dopo aver aggiunto considerazioni, ampliamenti e proposte occorre rispondere alle domande poste alla fine del documento indispensabili a fini statistici e rispedire il tutto al seguente indirizzo di posta elettronica. info.emilia-romagna@anoss.it
Si ringrazia per la preziosa collaborazione.

PROPOSTA DI CODICE ETICO ANOSS

1) L'operatore socio-sanitario è l'operatore che, a seguito dell'attestato di qualifica conseguito al termine di specifica formazione professionale, svolge attività indirizzata a:a) soddisfare i bisogni primari della persona, nell'ambito delle proprie aree di competenza, in un contesto sia sociale che sanitario;b) favorire il benessere e l'autonomia de
(Continua)

mercoledì 25 marzo 2009

Il codice etico dell'OSS - Studio del Gruppo di lavoro ANOSS SEz. Emilia-Romagna

Il testo predisposto in bozza da un gruppo di lavoro della Sez. Emilia Romagna ANOSS apre con una premessa sui principi etici a cui intende conformarsi.

Principi etici
I principi etici inerenti il trattamento dell’anziano sono quelli fondamentali della Bioetica, in parte espressi nel Belmont Report del 1978: autonomia, giustizia, rispetto della persona (dignità) e beneficità.

Vai al testo completo - clic qui

martedì 24 marzo 2009

LA REGOLA ETICA - Dalla news letter di ANOSS Sez. Emilia Romagna

La regola etica”.
Il Codice deontologico dei medici, all’articolo 3, recita:
“Dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell'Uomo e il sollievo dalla sofferenza nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza distinzioni di età, di sesso, di etnia, di religione, di nazionalità, di condizione sociale, di ideologia,in tempo di pace e in tempo di guerra, quali che siano le condizioni istituzionali o sociali nelle quali opera. La salute è intesa nell'accezione più ampia del termine, come condizione cioè di benessere fisico e psichico della persona”.
Il Consiglio Nazionale della FNOMCEO (Federazione Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri) ha approvato un documento nel quale vengono ribadite perplessità sul Ddl sicurezza in particolare l’emendamento riguardante la denuncia degli immigrati irregolari che hanno avuto assistenza sanitaria. La procedura di segnalazione “ si pone in netto contrasto con i principi della deontologia medica espressi in particolare dal giuramento professionale e dall’art. 3 del Codice deontologico”. In base a queste norme che sono a contenuto etico ma anche cogenti e sanzionate per gli iscritti all’ordine, è imposto ai medici di curare ogni individuo senza discriminazioni di sorta compresa l’etnia ed è imposto altresì il rispetto del segreto professionale. L’Ordine non si ferma ad una semplice dichiarazione e propone sanzioni per i medici che segnalano gli immigrati irregolari per aver violato il Codice deontologico.
Nella sostanza del provvedimento si ravvisa un grave pericolo per la salute, oltre alla potenziale violazione di diritti umani, da tempo, posti alla base della deontologia professionale. La possibilità di denuncia, che per la maggior parte dei commentatori non è una possibilità ma un obbligo, non può che creare percorsi clandestini di cura sottraendo alla sanità pubblica, e quindi alla conoscenza degli organi preposti alla salvaguardia della salute pubblica, le informazioni riguardo possibili patologie diffusive che rappresentano una seria minaccia per l’intera società.
In conclusione la Federazione degli Ordini dei medici ha lanciato un appello ai deputati affinché non approvino il testo varato dal Senato in quanto contrastante con i principi fondanti del rapporto persona malata e medico, ripristinando quanto previsto dalla normativa precedente.
Quel che si è osservato è che già il solo annuncio della possibile legge ha allontanato gli immigrati dal pronto soccorso in diverse realtà in tutta Italia. È evidente che si è già aperto un possibile pericolo per la salute di tutti per mancata cura e prevenzione di malattie trasmissibili.
Io curo, non denuncio!”
Chiudiamo con la dichiarazione sintetica di un dottore che non vuole trasformarsi in un delatore al servizio di posizione ideologiche intransigenti.

lunedì 23 marzo 2009

Social Card - Lo studio di Franco Pesaresi - Presidente ANOSS


Fa piacere constatare che il Dossier sulla social card del Presidente ANOSS Franco Pesaresi viene citato e utilizzato come fonte.
A fianco si riporta la pagina della rivista "Vita" che nel descrivere gli aspetti salienti del provvedimento si riferisce asplicitamente al "dossier" e, nei contenuti dell'articolo, ne utilizza in gran parte le osservazioni.
Clicca sulla pagina per ingrandirla
Anche il Sole 24 ore in un articolo di Cristiano Gori riporta qualche osservazione del dossier che viene anche in qualla sede citato.
Per leggere l'articolo del "Sole"clicca qui

giovedì 12 marzo 2009

Verso un codice comportamentale dell’OSS

Ritrovare fiducia nel lavoro e nei valori della vita è l’imperativo che si appresta a diventare la più efficace leva di cambiamento. Per affrontare le difficoltà del lavoro di cura, che la crisi sta rendendo ancora più aspre connotandole con la paura di una diminuzione delle garanzie di qualità, occorre una rinnovata presa di coscienza della rilevante responsabilità che gli operatori devono assumere. Sembra indispensabile instaurare una maggior trasparenza verso gli stakeholder, verso quei soggetti, cioè, che hanno un interesse nei confronti dell’organizzazione che offre i servizi e che col loro comportamento possono influenzarne l’attività. Creare un codice di comportamento serve soprattutto per valorizzare la professione rendendone a tutti note le caratteristiche e le responsabilità. Ciò comporta sacrificio ma
Pert leggere l'intero articolo clicca qui

domenica 1 marzo 2009

MANOS SIN FRONTERAS

Pubblichiamo un corso proposto da Manos sin Fronteras

Progetto per gli Operatori Socio Sanitari

Obiettivi del corso:

1) Aumentare la resistenza allo stress fisico e psicologico;
2) Rafforzare il corpo e la mente;
3) Migliorare la comunicazione, sia con gli utenti che con i colleghi;
4) Contrastare ansia,frustrazione, depressione e senso di inadeguatezza rispetto al proprio ruolo;
5) Migliorare l’apatia e la labilità emotiva ;
6) Migliorare la qualità del sonno;
7) Contrastare i disturbi psicosomatici legati allo stress (ulcere, cefalee, disturbi cardiovascolari);
8) Migliorare la capacità di restare calmi in qualsiasi situazione;
9) Rinforzare il sistema immunitario;
10) Apprendimento di un trattamento di emergenza da applicare in attesa dell’intervento del personale medico e sanitario;
11) Come aiutare più persone contemporaneamente


Programma del corso:

1) La stimolazione Neurale e il suo funzionamento:una tecnica di autotrattamento che rientra nelle discipline bionaturali, semplice,rapida e potente, complementare alla medicina tradizionale, che ripristina l’equilibrio energetico dell’organismo.

2) Il sistema energetico del corpo, l’energia vitale.

3) Spiegazione dei centri vitali collegati con tutti gli organi e sistemi del corpo umano.

4) Come lavora la Stimolazione Neurale nei centri e come il trattamento aumenta la nostra energia vitale, la resistenza e come l’applicazione costante elimina blocchi che hanno creato situazioni di malessere.

5) Spiegazione degli autotrattamenti e trattamenti: come possiamo rapidamente (5 minuti) aiutarci ed aiutare gli altri.

6) Spiegazione di un breve esercizio di rilassamento per controllare la nostra mente /pensieri, per migliorare la qualità della concentrazione e del sonno.

7) Casi/esempi di problemi:di stress, ansia,depressione, apatia, etc. Cosa fare mentre attendiamo l’intervento medico/sanitario (Trattamento di emergenza) e come aiutare più persone contemporaneamente.


8) I centri vitali vengono messi nelle migliori condizioni per poter dare e ricevere i trattamenti con il massimo beneficio.

9) Trattamenti speciali: riequilibrio del sistema nervoso (stress, depressione, ansia); trattamento per mantenere ottimali i valori del sangue. Trattamento in catena (ossia come aiutare contemporaneamente più persone).


La stimolazione Neurale si pone come complementare alla medicina tradizionale e mai intende sostituirsi ad essa.


Durata del corso: 8 ore da suddividere in due giornate.


Per maggiori informazioni andare sul sito ________________________________________________________________________________
Manos Sin Fronteras Italia (Onlus) – 40026 Imola - Via Luzzi 47
Cell.349 2509134 Web-site
http://www.manossinfronteras.org/
manos.sf@lamiaposta.com

giovedì 26 febbraio 2009

IL RESPONSABILE DI NUCLEO: ELEFANTE IN UN NEGOZIO DI CRISTALLI!! Di Mara Caminati


“Un elefante in un negozio di cristalli”, …credo che mai definizione più adatta fu data alla RAA: in qualunque direzione si muova “rompe”.“Rompere” è dunque, il compito della RAA, (non mi avevano detto questo al corso) la definizione era ben più complessa e piena di bei paroloni che spesso volevano dire tutto e niente, ma era così che doveva essere.La RAA “rompe le scatole “ al coordinatore perché le risorse non sono mai abbastanza; “rompe le scatole” alle assistenti perché il concetto di corretta assistenza è ben chiaro nella sua mente e deve passarlo anche a loro; “rompe le scatole al sanitario e all’assistenziale” perché si lavori in integrazione anche a costo di scannarsi purché , alla fine, si arrivi alla soluzione del problema; “rompe le scatole” anche al servizio guardaroba/lavanderia, perché in un momento di insonnia (sì, perché le RAA soffrono di insonnia) le è balenata l’idea di ...
(Continua)

COSTRUZIONE E TRADUZIONE OPERATIVA DEI PIANI ASSISTENZIALI NEI SERVIZI RESIDENZIALI - di Diletta Basso


I Piani Assistenziali Individuali (PAI) fanno ormai parte delle prassi organizzative e documentali delle strutture residenziali per anziani. Le carte dei servizi descrivono come il PAI costituisca uno strumento per la personalizzazione degli interventi, il personale ne conosce perfettamente il significato, ogni persona presa in carico ha il suo piano individualizzato. Un risultato indubbiamente apprezzabile, se confrontato con la situazione di qualche anno fa.Un impulso significativo in questa direzione è stato sicuramente dato dalle normative regionali sull’accreditamento istituzionale, che prevedono, fra i requisiti, la presenza per ogni persona utente di un Piano di Assistenza Individuale corrispondente ai bisogni specifici e, come criterio principale di verifica, la presenza di un documento cartaceo.Tuttavia, se la “tangibilità” del PAI è un requisito necessario per appurarne l’esistenza, non è purtroppo sufficiente per dimostrare l’esistenza di un buon processo di definizione e la sua applicazione operativa.Il PAI dovrebbe infatti rappresentare il risultato di un delicato e complesso lavoro interprofessionale ed il punto di riferimento quotidiano per l’assistenza e la cura della persona da parte di tutti gli attori coinvolti. In altre parole, è un concentrato di molteplici elementi: lavoro di squadra, valutazione multidimensionale, lavoro per obiettivi, comunicazione, formazione continua, procedure e protocolli condivisi e strutturati.Purtroppo, ancora troppo spesso, nelle strutture, i PAI sono identificati esclusivamente con il documento che riporta tale dicitura. Ci si illude che aver riportato “nero su bianco” (quando va bene) i bisogni della persona, gli obiettivi fissati e gli interventi previsti, sia sufficiente perché il tutto si traduca magicamente nell’applicazione operativa.
(Continua)

lunedì 26 gennaio 2009

Verso un "Codice comportamentale" per gli OSS

Codice comportamentale OSS: la prima giornata di studio.
Il 19 gennaio scorso a Piacenza si è svolta la prima giornata di lavoro finalizzata alla redazione di un “Codice comportamentale dell’OSS”.L’iniziativa, promossa da ANOSS Emilia Romagna, oltre ai responsabili locali dell’associazione, ha visto la presenza di tre esponenti de “La Bottega del Possibile” (la Presidente Mariena Scassellati, un OSS e un IP) di due OSS degli Ospizi Civili di Piacenza, due OSS appartenenti a Migep operanti presso l’AUSL di Rimini e una formatrice di Studio Vega. Il percorso appena iniziato si prefigge di giungere ad una conclusione con un testo di codice comportamentale il più possibile condiviso coi partecipanti che rappresentano diverse realtà associative e anche una azienda di formazione, da poter sottoporre ad un pubblico più vasto nel convegno che ANOSS ha già previsto di realizzare a Rimini durante la manifestazione Euro-PA che si terrà nei primi giorni di aprile.
La giornata si è svolta secondo programma nella sede messa gentilmente a disposizione da”Ospizi Civili” di Piacenza. Si è aperta con un’introduzione del coordinatore della sez. Emilia-Romagna ANOSS che ha indicato le motivazioni e definito gli obiettivi del progetto. Si è messo in evidenza che nella vision dell’associazione c’è una cultura assistenziale basata sulla centralità della persona e sulla partecipazione dell’operatore in una posizione strategica per la qualità del servizio.
Importante il fatto che ANOSS non sia una associazione di categoria; ciò rende più facile lo sviluppo di visioni integrate del servizio ma esclude che l’associazione stessa possa pensare alla produzione di codice deontologico di cui dovrebbe provvedere poi alla gestione applicativa. Questo compito esula del tutto dalle possibilità e dalla volontà dell’ANOSS.
ANOSS si propone di contribuire alla redazione non di un codice professionale inteso come raccolta di norme, spesso dotate di sanzione, emesso e gestito da un organismo rappresentativo della categoria, ma di un documento contenente indicazioni e messaggi utili a capire la realtà e a gestire la relazione professionale nel modo più produttivo e umanamente più bello.
Di grande rilievo il contributo della “Bottega del Possibile” che introduce con forza due concetti. Il primo riguarda la promozione della domiciliarità fin quando è possibile e l’obiettivo dell’associazione è spingerne sempre più in avanti il limite, o, con felice terminologia, potenziare la “soglia del possibile”.
il secondo riguarda gli OSS definiti interlocutori privilegiati i quali dovrebbero essere coscienti del valore delle competenze relazionali nel lavoro di cura e a tal fine devono impegnarsi gli amministratori pubblici e le altre figure di rilievo. Gli OSS non sono operatori di basso livello ma costituiscono un’opportunità preziosa nella rete di risorse in quanto operano al livello più vicino alle persone che hanno bisogno. Operano faccia a faccia quindi devono lavorare bene e costituire un ponte tra la persona, la famiglia e le istituzioni. La figura professionale non deve essere quella di operatore d’assistenza nelle strutture di anziani e disabili, ma è anche di operatore fondamentale nei servizi domiciliari e anche verso i minori.
Di grande impatto emozionale oltre che utili sul piano tecnico sono stati i due film proiettati durante i lavori. La Bottega del Possibile con queste opere editoriali di grande qualità (Ottime regia e musiche originali) ha sottolineato con racconti reali la difficoltà della professione di OSS, l’estrema varietà di interventi possibili (Minori anziani disabili a domicilio in struttura diurna residenziale e ospedaliera) tutti caratterizzati da un elemento portante e fondamentale che è la sottile differenza che si fa nel servzio mettendo a disposizione la potente ricchezza derivante dagli aspetti relazionali nell’incontro tra operatore e assistito e tra operatore e parenti.
Aspettiamo di rivedere almeno uno degli interessanti filmati a Rimini nel prossimo convegno.

Si ringrazia la Direzione di Ospizi Civili che ha messo a disposizione i locali per l’incontro e tutti i partecipanti che col loro contributo hanno consentito lì’avvio di uno studio che si profila di grande impatto sulla cultura diffusa degli OSS come professionisti di alto profilo.

Dopo aver analizzato le proposte esistenti di codice OSS si comunicherà la data del prossimo incontro

venerdì 23 gennaio 2009

Scuola di comunità



Forum Solidarietà e Provincia di Parma organizzano la “Scuola di Comunità”,
un’iniziativa per mettere a confronto il volontariato, le istituzioni, il terzo settore.

La “Scuola di Comunità” è lo sviluppo locale della “Scuola di Volontariato” promossa, a livello regionale, dal Co.Ge Emilia Romagna e dal Coordinamento Centri di Servizio per il Volontariato Emilia Romagna. La scuola si propone lo scopo di stimolare riflessioni sull’importanza dell’agire gratuito e favorire la crescita del capitale umano impegnato nelle organizzazioni di volontariato.


Ho preso parte ad un primo incontro in rappresentanza dell'associazione di promozione sociale ANOSS sez. Emilia-Romagna.
Questo primo seminario si è tenuto a Parma presso l'Hotel Stendhal sabato 17 gennaio. La giornata si è svolta in due momenti con una prima relazione sui beni relazionali e il capitale sociale e una seconda sugli stili di leadership in vista della produzione di capitale sociale.
Ottimo relatore è stato il Prof. Ivo Colozzi, ordinario di Sociologia presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna

I temi dell'incontro di studio sono stati trattati partendo da una sottile analisi sul futuro del welfare che vede il terzo settore come sicuro protagonista. Le ragioni di questa previsione di successo del terzo settore sono state sintetizzate in 4 punti:

  1. è più facilmente innovativo - Ne sono una prova le comuità terapeutiche per tossicodipendenti che hanno affrontato e conseguito gli obiettivi con criteri e metodi orginali,
  2. è un elemento di democratizzazione del welfare - è caratterizzato da una maggior vicinanza ai cittadini e ai loro bisogni, partecipa ai "tavoli" di programmazione,
  3. ha flessibilità nelle risposte - a differenza dell'ente pubblico gode di maggior flessibilità operativa e di una capacitrà di rapida modifica degli "stili",
  4. è capace di produrre beni relazionali e capitale sociale
Il fatto di nascere con caratteristiche implicite di operatore con spiccata e naturale feeling relazionale è la qualità più rilevante del terzo settore!
A questo punto è interessante l'esame approfondito di cosa significhi "bene relazionale". La maggior lettura sull’argomento parte dalla distinzione dei beni in tre categorie:


  • BENI PRIVATI = Tipico prodotto del "mercato"; destinanti allo scambio tra soggetti singoli come un'automobile, un frigorifero, un pranzo al ristorante o un viaggio. Normalmente li producono aziende private
  • BENI PUBBLICI = Caratterizzati dalla fruibilità per tutti, ovvero dal godimento indivisibile come ad es. l'illuminazione pubblica. Godimento indipendente dal pagamento. Normalmente prodotti dallo Stato
  • BENI RELAZIONALI = Intangibili ma determinati: si producono attraverso una relazione e sono essi stessi relazione, implicano riconoscimento dell'altro, vengono goduti in interazione con altri e vengono prodotti (e simultaneamente goduti reciprocamente) senza motivazioni strumentali. I beni relazionali producono inclusione che è il contrario della solitudine ed è la premessa della coesione sociale.
Una breve digressione sul concetto di servizio che a differenza del prodotto comprende sempre una relazione. Nel caso dei servizi la relazione è importante e serve a misurarne la qualità, ma il bene scambiato non è la relazione come nel bene relazionale.

Il relatore ha riferito del Rapporto CENSIS 2007 nel quale è stato dato un quadro dell’Italia in cui la società è sfilacciata e la coesione sociale è debole. Ciò sulla base del peso dei divorzi, della valutazione dei legami tra generazioni e della solidarietà verso l’altro –diverso-.

Se ciò è vero, se se siamo in una realtà sociale che si sta spappolando, è strategico per il benessere della gente attrezzarsi per costruire beni relazionali. Una conclusione possibile è che chi è capace di produrre beni relazionali può e deve lavorare per il progresso della società.
Il terzo settore ha questa capacità, più dello Stato e del mercato, che invece, mettendo frequentemente, con la loro azione, in forse la fiducia, sono consumatori di beni relazionali.
I beni relazionali non nascono dal comando (Tipico modo di esprimersi dello Stato) e non sono finalizzati allo scambio (Modo tipico del mercato). La relazione è povera di valori quando è dovuta per legge o finalizzata allo scambio.

Così come l’insieme dei beni costituisce il capitale, la somma dei beni relazionali costituisce il capitale sociale. In sintesi il capitale può essere:

  • ECONOMICO = denaro
  • UMANO = capacità dell’uomo
  • SOCIALE = dotazione di relazioni attivabili senza dispendio di denaro e senza uso di potere


Il secondo modulo della giornata formativa prevedeva uno studio relativo agli stili di leadership relativamente allo sviluppo di comunità. Scopo del modulo era verificare, quando e in che misura, produrre caopitale sociale dipende dal modo in cui un leader conduce un gruppo o un'organizzazione.

Il docente ha arricchito la relazione con una tabella in cui viene data rappresentazione di quali caratteri o madalità, in relazione a cinque item, producono beni relazionali e quali costituiscono aspetti negativi o, in gergo, "reti antagoniste"

Per creare beni relazionali bisogna che siano rispettati i seguenti principi

OGGETTO dell'attività: Lecito. Trasparente. Non direttamente economico

Le REGOLE: Esplicite e con procedure trasparenti

La STRUTTURA: Orizzontale. Flessibile. Elastica

FLUSSI informativi: Interconnessi. Bidirezionali . Microinformazioni rilevanti

RAPPORTO con ambiente: Cooperativo. Informato. Non predatorio

(Fonte Fondazione Brodolini)

Da una lettura attenta della tabella si traggono informazioni importanti riguardo la modalità più idonea per gestire la leadership.

La lòezione si è svolta cercando di dare i giusti significati alle parole e spiegando il giusto peso delle nuove espressioni che, al di là dei fenomeni di "moda", si stanno affermando per i contenuti più sottili che riescono ad evocare e a portare akll'attenzione di tutti.

Governance non è semplicemente un inglesismo o una deriva linguistica del termine con cui si indica il governo e l'attività di governo. Si tratta in realtà di una costruzione logica basata su un diverso modo di ionterpretare e gestire gli atti di governo. Alla gestione degli atti di governo viene riconnessa normalmente una situazione di potere e tendenzialmente si ritiene che si esplichi attraverso l'espressione del comando. Questo è ciò che, in lingua inglese, viene correttamente reso col vocabolo government. La modalità di governo indicata con l'espressione government esclude particolari valutazioni della situazione, anzi la valutazione delle informazioni di ritorno è del tutto esclusa. ciò significa che all'azione di government corrisponde un'attività basata sul comando e che non si cura se non incidentalmente e casualmente dell'opinione del destinatario del comando.

I moderno indirizzi portano invece verso un diverso metodo sintetizzato dalla parola governance che rappresenta un fenomeno che tiene conto di questi processi innovativi e consente di fdar evolvere l'attività di governo dal comando alla creazione del consenso.

Il docente ha poi fatto un riferimento ai Piani di Zona per mettere in evidenza quanto una legislazione pur corretta nei principi possa non riuscire a produrre gli effetti sperati in assenza di norme attuative specifiche e di una sviluppo della cultura sottesa all'innovazione. Difficilmente sono state previste norme di valutazione e controllo. A partire dal coinvolgimento più esteso possibile degli attori locali, c'era la necessità di creare parametri di valutazione a cui riferirsi per i processi e gli esiti allo scopo di poter integrare o modificare, successivamente, i piani stessi in modo coerente e corrispondente al successo a all'insuccesso ottenuto. Occorrono obiettivi chiari e definiti e strumenti di verifica e controllo.

A partire dai Piani di Zona si prende atto dello sviluppo della nuova tendenza di applicare il concetto di governance all'azione di governo. Pur riconoscendo valore alla tendenza, non si può non rilevare che gli stili di leadership applicati nel tempo non sono o non sono stati i più idonei a creare beni relazionali e quindi capitale sopciale e pertanto occorre affinare l'azione e applicare correttamente gli istituti che diversamente finirebbero per cambiare connotato interpretativo. Ciò che, per esempio, è successo alla sussidiarietà che nella sua accezione originaria precvede lo Stato che porta aiuto alla società civile solo quando questa non basta alla soluzione del propblema. Si rileva che questo è il caso o l'interpretazione meno diffusa, perchè nella realtà lo Stato si pone al centro della progettualità e della realizzazione del progetto e solo quando non ce la fa più si fa "sussidiare" dalle altre organizzazioni. Addirittura sembra che il modello di sussidiarietà più diffuso sia l'esternalizzazione, cioè, lo Stato fa fare all'esterno, a un produttore terzo legato da un contratto, ciò che non riesce a fare

INFORMAZIONI
Di facile accesso è il link: www. lascuoladivolontariato.it


Il primo seminario di cui abbiamo riportato la sintesi si è tenuto:
Sabato 17 gennaio 2009 dalle 9:30 alle 13 presso l’Hotel Stendhal in via Bodoni 3 a Parma.

Sono previsti altri incontri

Per info a riguardo si può consultare:

Forum Solidarietà - Settore Formazione: Enrica Ferrari e Monica Bussoni
Tel. 0521/228330
E - mail: formazione@forumsolidarieta.it

oppure:

Provincia di Parma: Debora Tanzi
Tel. 0521/931320
E - mail: d.tanzi@provincia.parma.it


Ivo Colozzi - (Curriculum breve)
Professore ordinario di Sociologia presso l'Università degli Studi di Bologna. Attualmente titolare degli insegnamenti di Sociologia e di Teoria e metodi della programmazione sociale presso la Facoltà di Scienze Politiche. Fra i suoi interessi di ricerca si segnalano in particolare i temi del Terzo settore e delle Politiche Sociali; la cultura della società civile in Italia; la sociologia della religione; l'analisi sociologica della morale. E' membro del comitato scientifico di diverse riviste e collane editoriali di sociologia. Negli ultimi anni è stato membro del CIVR (Comitato di Valutazione della Ricerca Universitaria) per il panel 14 (Scienze politiche e sociali) e consulente scientifico del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per l'attività dell'Osservatorio delle Associazioni di Promozione Sociale previsto dalla legge 383 del 2000.