mercoledì 13 gennaio 2016

Quando il Burnout è dietro l’angolo…

Di Giulia Dapero

Chi è impegnato in professioni di aiuto è più esposto, rispetto a molti altri lavoratori, a un particolare tipo di stress lavorativo, a un «esaurimento emotivo e professionale» che è chiamato burnout (letteralmente «bruciarsi»). Tendenzialmente si parla di burnout per una persona quando questa passa progressivamente da uno stato di entusiasmo ed euforia iniziali ad uno di passività, apatia e rinuncia alle proprie responsabilità. Il burnout non avviene dall’oggi al domani, ma vi si arriva con gradualità, passando attraverso alcune «fasi» che possono essere isolate.
Come dicevo, la persona inizia con una situazione di entusiasmo idealistico esagerato. Letteralmente innamorata della propria attività che le permette di aiutare gli altri, non presta attenzione allo scetticismo dei colleghi più anziani. Non ha paura delle difficoltà del mestiere: a guidarla è il suo ideale, il suo sogno di aiutare il mondo. Peccato, però, che questo ideale non tenga il passo con la realtà. Così, prima o poi, si rende necessario un risveglio dal sogno. È così che si entra nella seconda fase, quella detta di stagnazione, in cui si ha la sensazione di non avere adeguati riconoscimenti e risultati rispetto ai propri investimenti di energia. L’entusiasmo comincia a rallentare, e possono anche emergere segni di irritabilità e disagio nei riguardi di colleghi e assistiti.
La terza fase (frustrazione) vede il crollo definitivo dell’ideale, che è ormai diventato una vera e propria utopia. Lo scarto tra realtà e ideale non può più essere colmato, ogni ostacolo diviene per la persona insormontabile e la fa sentire bloccata. Dalla sensazione di frustrazione e di disillusione è facile il passaggio a sensazioni negative di fallimento, senso di colpa, di vergogna, di inadeguatezza per non essere stati «all’altezza» del proprio compito. Non ci si sente adeguatamente riconosciuti, ci si sente isolati, si percepiscono come «lontani» i propri responsabili, oltreché i propri familiari e amici. Arrivati a questo punto, però, si apre un bivio interessante; siamo posti di fronte a una scelta, che è interamente nelle nostre mani.
Da un lato possiamo lasciare che questa crisi ci investa e ci sommerga, ritirandoci nell’apatia finale. Questa è infatti l’ultima fase, quella che corrisponde al burnout pienamente realizzato: si giunge a una spersonalizzazione dei rapporti, gli altri ci danno sempre più fastidio e tentiamo per questo di «dis-umanizzarli», di arrivare a un completo distacco relazionale. Ecco, questa può divenire la nostra morte emotiva e professionale. Un’apatia che ci logora dentro, che soffoca completamente quel fuoco interiore che ci animava all’inizio e che – cosa ancora peggiore – è contagiosa e può dar luogo a spiacevoli circoli viziosi (sia verso i nostri colleghi, sia verso le persone che dovremmo aiutare).

D’altro canto, però, esiste anche un’altra possibilità. Possiamo decidere di riconoscere la criticità della nostra situazione, e possiamo cercare di superare con creatività questa crisi, facendola divenire un’occasione per maturare, per ridimensionare con serenità il rapporto tra le nostre aspirazioni idealistiche e la realtà effettiva con cui ci troviamo a fare i conti. Possiamo scegliere di tornare a prenderci cura anche di noi stessi, nel modo migliore; di ripristinare un sano equilibrio nelle nostre relazioni, riportando la giusta attenzione a noi e agli altri…

Di questo problema parleremo approfonditamente al Meeting delle Professioni di Cura, nel workshop B-01 Stress lavoro-correlato e burnout, il 20 aprile 2016 a Piacenza. Per l’occasione proietteremo il cortometraggio intitolato Marilena: una storia che ci risveglierà forti emozioni e ci aiuterà a riflettere sull’importanza di ricreare una sana relazione con noi stessi e con gli altri. Interverranno poi relatori eccellenti, portando preziosi contributi grazie ai loro studi e alla loro esperienza. In particolare è prevista la partecipazione di Letizia Espanoli, che presenterà una relazione dal titolo «Quando l’onda dello stress è alta divertiti a sur-fare: tecniche per la sopravvivenza», l’intervento di Roberta Borsari (Referente Alzheimer della cooperativa Coopselios) e di Renzo Colucci (Formatore - Associazione Seneca). Seguirà un dibattito aperto al pubblico. Ogni partecipante che lo desidererà potrà intervenire, facendo domande o riportando la propria esperienza.


Per iscriverti e per vedere il programma completo dell’evento consulta il sito www.editricedapero.it (sezione “meeting”).
Ti aspettiamo al Meeting delle Professioni di Cura - 20 e 21 aprile 2016 – Piacenza Expo.
Per qualsiasi dubbio o richiesta scrivi a: info@editricedapero.it.

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