lunedì 31 agosto 2009

W&C -Spunti da un’intervista al ministro Sacconi.

Il ministro Sacconi, ospite al meeting di Rimini, ha rilasciato un’intervista su diversi temi che riguardano il futuro del welfare italiano.
La prima domanda pone attenzione al fatto che il ministro nei suoi interventi, ha invocato, contro la crisi, non solo provvedimenti ma anche valori e nella risposta il ministro fa cenno a due fattori problematici. Il primo è l’indebitamento degli stati che comporta una maggior difficoltà di crescita, il secondo è il trend demografico definito in declino. Dunque il rilievo è che nelle società in cui la popolazione è in declino a livello numerico bisogna valorizzare il capitale umano. Se l’uomo è una risorsa scarsa bisogna assicurarle forme di incentivazione e protezione quindi bisogna riscoprire il valor e il rispetto della vita oggi sostituito da una visione scettica della realtà.
In sostanza il ministro riprende e sintetizza il principio espresso nella prefazione del “Libro bianco” sul welfare di recente pubblicazione ove si afferma che “Il primo valore che ci deve guidare in questa sfida è la centralità della persona, in sé e nelle sue proiezioni relazionali: la famiglia quale luogo delle relazioni affettive, il lavoro, quale espressione di progetto di vita, la comunità e il territorio, quali ambiti di relazioni sociali. L’attuale modello di welfare deve essere superato a favore di un nuovo metodo che non appaia più semplicemente risarcitorio, ma punti sulle opportunità e responsabilità intervenendo in anticipo rispetto al formarsi del bisogno e che sia stimolo di comportamenti e stili di vita responsabili. Si delinea un modello sociale che non viene realizzato soltanto attraverso funzioni pubbliche, ma anche riconoscendo, in ossequio al principio di sussidiarietà, il valore della famiglia, dell’impresa, profit e non, e di tutti i corpi intermedi che concorrono a formare la comunità. Si afferma così il principio della “vita buona” cioè attiva con valorizzazione del lavoro che non deve essere visto come una maledizione o un’attesa delusa, ma costituisca la base dell’autonomia sociale.

Questa visione vuole essere la risposta a ogni forma di egoismo corporativo e alle ricorrenti propensioni a favorire il declino della società da parte di coloro che – viziati da culture nichiliste – sembrano avere smarrito il senso stesso della vita.

Dunque il ministro – massima espressione della saggezza istituzionale - respinge le filosofie nichiliste che hanno portato a una deriva dei valori e afferma che per rimettere al centro l’uomo bisogna puntare sul lavoro per assicurare autonomia sociale quale elemento centrale del nuovo welfare che si realizza non solo,o per nulla forse, attraverso le funzioni dello Stato, ma applicando ogni grado di sussidiarietà.
Sono parole che hanno un che di semplice e condivisibile ma sono anche parole difficili.
Se restiamo in superficie possiamo più facilmente condividerne l’impostazione: c’è una caduta dei valori in una situazione di diminuzione numerica, quindi dobbiamo riprenderci, valorizzare al massimo il capitale umano. Questo non si può fare in altro modo che affermando valori, mettendo in primo piano il lavoro, elemento fondante della nostra costituzione e determinante per produrre indipendenza dell’uomo e ricchezza della nazione.
Il welfare quindi come “prodotto” non semplicemente dello Stato ma di un’azione multidimensionale e concentrica che mette l’uomo al centro sia come destinatario sia come produttore.
Se si analizza un po’ più a fondo si vedono elementi ideologici e tattica di breve periodo.
Non è del tutto convincente l’affermazione che alla base del nuovo welfare ci vuole la centralità della persona come singolo e nelle formazioni sociali quali la famiglia e gli altri luoghi di relazione. L’affermazione in astratto si limita a ripetere un principio della costituzione, ma legata al problema di garantire benessere sociale assume il tono un po’ meno nobile dell’invito al “fai da te”. Non ci sarebbe niente di male nel decidere che il benessere ciascuno se lo deve costruire da sé, se non apparissecome un semplice espediente tattico di breve respiro dal momento che non lo si accompagna ad interventi di promozione dell’immagine dell’uomo come lavoratore e come padre fondatore o rifondatore di una civiltà.
Si rende conto il ministro che non stiamo vivendo semplicemente l’era della cultura post-moderna, probabilmente a lui sgradita per la connotazione di eccessivo relativismo, ma addirittura stiamo attraversando un momento di recessione culturale e l’immagine dell’uomo sancita dai media è quella semplice e patetica del consumatore oppure mitica e vuota dell'interprete dei programmi di una sempre più invasiva trash tivù?
La televisione, amata o criticata, è la base di ogni nostra informazione e quindi inquieta madre del nostro pensiero e portatrice di ogni nuovo progetto, quindi è lo strumento per convincere, per curare, per sviluppare le personalità.
Per questa ragione ogni governo fa uso di questo mezzo e quello italiano ne rappresenta forse la massima espressione, quindi non diteci che siamo al centro della responsabilità di un nuovo shelf made welfare basato sul lavoro e sulla ricostruzione dei valori se poi governate la sviluppo del pensiero del popolo attraverso una televisione che non ha solo una linea di programmi trash ma che ha contaminato con questa cultura (trash= spazzatura, quindi scarto inutile) tutta la comunicazione oltre che lo spettacolo. Ciò è preoccupante a meno che non si aderisca alla teoria che qualcuno (Tommaso Labranca) è arrivato a produrre individuando il trash come categoria estetica che si identifica attraverso una formula matematica con lo “scarto” tra l’Intenzione (Emulazione di un modello alto) e il Risultato raggiunto. Ne ha colto lati sconosciuti sia alla gente comune sia ai critici ed è giunto a teorizzare interessanti aspetti del trash, ma è rimasto un interessante esercizio intellettuale che non si è diffuso neanche tra gli addetti ai lavori. Il trash rimane per tutti l'evoluzione in negativo della televisione generalista che tutto banalizza e che tutti giustifica convolgendoli in una sorta di comunità del peccato.
In conclusione se la cultura diffusamente riconoscibile nella popolazione italiana è condizionata, se non del tutto determinata, dall’espressione trash della tivù generalista è chiaro che invitarci ad assumere le responsabilità relative all’autocostruzione del welfare, o quanto meno ad un’ampia partecipazione a tale impresa, assume il tono di una vera e propria beffa. Ti ho preparato per tempo a lasciarti guidare in tutte le tue scelte costruendo con cura la tua disaffezione alla politica intesa come amore per la propria civiltà, poi, siccome le risorse sono scarse rispetto ai buchi da coprire e alle attese diverse delle categorie produttive, allora affermo che il benessere parte dalla centralità dell’uomo – bene – parte dall’autodeterminazione – bene – parte dalla tua capacità di intervenire con fierezza sugli elementi fondamentali della vita a partire dal lavoro - bene -.
Bene! Si potrebbe essere d’accordo se contemporaneamente venisse varata una politica di alto profilo etico e venisse perseguito con rigore e coerenza un intervento ad ampio raggio sulla cultura, utilizzando la scuola, che prima di tutto dovrebbe essere maestra di pensiero libero e non viziata da schemi ideologici, e poi i media che dovrebbero dichiarare conclusa la battaglia in corso a difesa di questo o di quel politico e sempre a sostegno, in definitiva, di una politica non semplicemente debole ma troppo spesso personalistica e di puro interesse al profitto.

Per i riferimenti all'intervista del ministro Sacconi, al libro bianco sul welfare e alla teoria dell'estetica trash vedi colonna a fianco.

giovedì 20 agosto 2009

Welfare e Crisi (W-&-C)Immigrazione e trasformazione della società italiana

“ROMA - É un simbolo quotidiano, quasi toccante, della turbolenta demografia italiana: un italiano anziano a prendere un po’ d'aria, spesso a braccetto con una badante immigrata. Le badanti spesso non sono qui legalmente ma sono state tollerate perché fanno un lavoro che pochi italiani fanno: si occupano della popolazione che invecchia rapidamente. Ma anche se l'Italia sta invecchiando, é molto più preoccupata per il crimine. E agli occhi di molti italiani, per i quali l'immigrazione é un fenomeno relativamente nuovo, gli immigrati hanno un ruolo centrale anche in questo”. (The New York Times, 21.6.08
La legge, il cosiddetto "pacchetto sicurezza" recentemente approvato, dovrebbe in teoria essere applicato a tutti gli immigrati illegali, ma le evidenti difficoltà di applicazione a tutti i casi hanno aperto le porte alla possibilità di regolarizzazione per le badanti. Sembra dunque molto problematico colpire gli immigrati illegali che si prendono cura, in cifre sempre crescenti, dei cittadini anziani anche se le procedure di regolarizzazione e l’aumento dei costi che ne consegue possono in ogni modo creare qualche problema. Il fatto è che gli italiani hanno costruito un sistema di welfare informale in base al quale, in larga misura, le necessità di servizio vengono coperte da un sistema fai-da-te che, in qualche modo, preserva l'importanza della famiglia. Portando le badanti nelle case, è vero che il lavoro di cura viene delegato, ma è altrettanto vero che nel vissuto collettivo questa modalità è vista pur sempre meglio della soluzione di spedire i genitori anziani nelle RSA. Tanto più che questo nuovo nome non è neanche entrato nell’uso corrente è non è scomparsa la definizione vecchia di “ospizio” anzi è quella che più tipicamente e diffusamente compare non solo nel linguaggio corrente ma anche nel linguaggio giornalistico. L’ospizio fa paura ...

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lunedì 10 agosto 2009

SOS Sanità ! La Salute è un Diritto

Pubblichiamo l'appello a favore della spesa sanitaria dell'associazione.

ANOSS ha promosso un nuovo appello contro la riduzione del finanziamento destinato al Servizio Sanitario Nazionale, previsto per il biennio 2010-2011. Come potrete notare leggendo il testo allegato, notevoli sono le conseguenze negative di questa decisione, che finirà per danneggiare, come sempre in questi casi, i cittadini più fragili.
Nei prossimi giorni l'appello verrà reso pubblico e verrà lanciata la raccolta delle adesioni a livello nazionale. Si chiede cortesemente a tutti coloro che lo condividono di aderire, al fine di riportare al centro di ogni decisione la persona, con i suoi bisogni e diritti, e non il puro interesse economico.

Grazie a tutti per l'attenzione
e buone vacanze.

La segretaria ANOSS

Ringraziamo la Segreteria Nazionbalew ANOSS che ha dato l'informazione e trascriviamo il testo con i primi firmatari



SOS Sanità ! La Salute è un Diritto

Siamo preoccupati
Il Servizio Sanitario del nostro Paese ha il compito delicato ed essenziale di garantire ai cittadini il diritto alla salute e alle cure sancito dalla nostra Costituzione.
Per questo, ha bisogno di stabilità, di buon governo e di certezze sui finanziamenti. E invece non riceve più le risorse necessarie al suo buon funzionamento.
Con le leggi finanziarie, nel biennio 2010 - 2011, sono state programmate cinque i miliardi di riduzioni di spesa (sette miliardi rispetto all’attuale Patto per la Salute).
Nel 2010 per la prima volta nella storia del Servizio Sanitario Nazionale il finanziamento sanitario è addirittura inferiore all’anno precedente, persino in valori assoluti (- 402 milioni). Mentre sparisce il fondo per la Non Autosufficienza (400 milioni).
Così si peggiorano i servizi e non possono essere garantiti i Livelli Essenziali di Assistenza ai cittadini, soprattutto ai più fragili. E si può interrompere il faticoso percorso di risanamento delle regioni impegnate nei piani di rientro dai disavanzi.
Le risorse necessarie
Ridurre il finanziamento per il servizio sanitario non ha alcuna giustificazione.
In Italia, in questi anni, la spesa in rapporto al PIL è rimasta nella media sia dei paesi UE che OCSE. E anche le proiezioni di spesa dei prossimi anni sono in linea con quelle gli altri paesi europei.
Il prossimo Patto per la Salute tra Governo e Regioni deve adeguare il finanziamento per la sanità, seguendo le linee già indicate dall’attuale Patto della Salute (che prevedeva un aumento annuo del 3,7%). La crisi non può essere usata come scusa, la spesa sanitaria svolge una funzione anticiclica e di investimento pregiato anche per la ripresa dello sviluppo.
Spendere meglio
La spesa sociale e sanitaria va usata con rigore e serietà: è spesa preziosa che serve a tutelare in primo luogo le persone più fragili. La sua efficienza e la sua efficacia sono obiettivi irrinunciabili.
L’esperienza delle regioni più virtuose, al contrario di quelle dove si concentrano gravi disavanzi, insegna che il vero risanamento non si ottiene con tagli indiscriminati, ma con una coraggiosa riorganizzazione dei servizi sanitari: il ridimensionamento e la riqualificazione della rete ospedaliera, il potenziamento dei servizi distrettuali (assistenza domiciliare), il governo degli accreditamenti, l’integrazione fra sociale e sanitario.
Riportare al centro i diritti
La riduzione dei finanziamenti oggi fa il gioco di chi vuole usare il federalismo fiscale per ridimensionare il servizio sanitario nazionale e così compromettere l’universalità del diritto alla Salute in tutto il Paese.
Indebolendo il servizio sanitario nazionale si rischia di aprire la strada, come vagheggia il libro bianco sul welfare, ad un sistema “semi mercantile”, nel quale la sanità sarà diseguale, e più costosa, come ai tempi delle vecchie mutue.
Vogliamo fermare questa deriva e riportare al centro di ogni decisione la persona, i suoi bisogni, i diritti di cittadinanza sanciti dalla Costituzione.


Le prime adesioni raccolte (in ordine alfabetico):
don Vinicio Albanesi, Aldo Ancona, Silvia Arcà, Bruno Benigni, Franca Bimbi, Stefano Cecconi, Celina Cesari, don Luigi Ciotti, Cesare Cislaghi, Massimo Cozza, Stefano Daneri, Riccardo De Facci, Sandro Del Fattore, Giovanna Del Giudice, Rossana Dettori, Nerina Dirindin, Nadia Garuglieri, Gianluigi Gessa, Loredano Giorni, Leopoldo Grosso, Maria Cecilia Guerra, Grazia Labate, Betty Leone, Gavino, Maciocco, Michele Mangano, Ernesto Melluso, Piernatale Mengozzi, Franco Pesaresi, Morena Piccinini, Saverio Proia, Fabio Ragaini, Emanuele Ranci Ortigosa, Chiara Rinaldini, Fabrizio Rossetti, Gabriella Stramaccioni, Andrea Tardiola, Francesco Taroni, Tiziano Vecchiato, Serafino Zucchelli …

Chi volesse sottoscrivere l'appello deve mandare una mail al seguente indirizzo: sossanita@gmail.com

Welfare e Crisi (W-&-C) -Immigrazione, informazione e pregiudizi

Immigrazione, informazione e
pregiudizi



Analizzando i dati dell’ISTAT (Vedi articoli precedenti sullo stesso tema) abbiamo visto diversi fenomeni interessanti culminanti con l’osservazione che i cittadini stranieri che sono e saranno presenti in Italia sono prevalentemente in una classe di età che rende più favorevole il rapporto tra lavoratori e anziani. È chiaro dunque che gli stranieri con la loro esistenza influenzano le caratteristiche del welfare rendendo possibili azioni che richiedono risorse che lo solo strato giovane della popolazione può produrre. Si è detto molte volte e da più parti che l’Italia è una nazione che invecchia e che ciò comporta problemi di gestione dei servizi sociosanitari, ma è chiaro che le difficoltà che si incontrano non sussistono in senso assoluto, ovvero, non è che in Italia non si conoscono le tecniche sanitarie o socio assistenziali, anzi, in molte regioni è stato raggiunto un livello d’avanguardia. È bensì vero, invece, che mancano le risorse per intervenire al livello di numero e di qualità che si richiede, non si tratta semplicemente di mancanza di risorse economiche ma anche di personale adeguato per numero e formazione. Dunque, man mano che il tempo passa, abbiamo sempre più bisogno di attività assistenziali (perché gli anziani aumentano), ma abbiamo sempre meno risorse
continua...

sabato 1 agosto 2009

Welfare e Crisi (W-&-C) - Studio e dibattito - Previsioni ISTAT-Stranieri

Previsioni ISTAT-Stranieri

Come anticipato nel precedente post è interessante completare l’analisi dell'evoluzione demografica esaminando qualche dato del fenomeno migratorio per meglio comprendere come potrà essere il futuro da questo punto di vista, che, volente o nolente...

continua..