giovedì 31 luglio 2008

Federalismo fiscale: proposta delle regioni


La Conferenza delle Regioni del 30 Luglio ha approvato all'unanimità la "proposta delle regioni e delle province autonome di attuazione dell’art. 119 della Costituzione, federalismo fiscale".

Il documento è stato consegnato al Governo nel corso del confronto che si è tenuto a largo Chigi (alle ore 18.00 della setssa giornata) con i Ministri Roberto Calderoli, Raffaele Fitto,Andrea Ronchi e i sottosegretari Brancher e Molgora


Vasco Errani - Presidente della Conferenza delle Regioni. "Abbiamo definitivamente deliberato il nostro testo di delega sul federalismo fiscale . E' estremamente positivo perchè tutte le Regioni sono arrivate a un punto di incontro: il documento e' stato approvato all'unanimita' e lo consegneremo formalmente a Calderoli. La 'bozza Calderoli' ha una traccia profondissima della nostra proposta , ora occorre lavorare a una sintesi positiva che coinvolga anche gli enti locali".


Per altre informazioni e commenti nonchè per l'intero articolato della proposta clicca sul link:


lunedì 28 luglio 2008

Il "Libro Verde sul futuro del modello sociale"


Obiettivo del libro, presentato al Consiglio dei Ministri del 25 luglio 2008, è avviare un dibattito pubblico sul futuro del sistema di Welfare in Italia. Il documento, in analogia con i medesimi strumenti adottati dalla Commissione europea, è infatti rivolto a tutti i soggetti istituzionali, sociali e professionali per condividere la visione sul disegno di un nuovo modello sociale.
Una consultazione pubblica è aperta per un periodo di tre mesi, fino al 25 ottobre, attraverso la casella di posta elettronica libroverde@lavoro.gov.it.


Scarica il libro: clicca sulla copertina riprodotta nella colonna a fianco!!

Di seguito riportiamo uno stralcio della prefazione al libro a cura del Ministro Sacconi.

Il presente Libro Verde propone quindi una visione del futuro del nostro modello sociale nella prospettiva della vita buona nella società attiva ed intende sollecitare un diffuso confronto su:
• le disfunzioni, gli sprechi e i costi del modello attuale;
• la principale sfida politica e cioè la transizione verso un nuovo modello che accompagni le persone lungo l’intero ciclo di vita attraverso il binomio opportunità – responsabilità;
• un modello di governance che garantisca la sostenibilità finanziaria e attribuisca a un rinnovato e autorevole livello centrale di governo compiti di regia e indirizzo, affidando, invece, alle istituzioni locali e ai corpi intermedi, secondo i principi di sussidiarietà, responsabilità e differenziazione, l’erogazione dei servizi in funzione di standard qualitativi e livelli essenziali delle prestazioni;
• gli obiettivi strategici dei prossimi anni per giungere – attraverso un costante esercizio di benchmarking con le migliori esperienze internazionali e in coerenza con le linee guida comunitarie – a un sistema di protezione sociale universale, selettivo e personalizzato che misuri su giovani, donne e disabili, in termini di vera parità di opportunità, l’efficacia delle politiche;
• le possibili linee guida sui pilastri del sistema e una ipotesi di grandi programmi (quali natalità; famiglia; formazione e occupabilità; prevenzione per la salute).
Una consultazione pubblica sarà aperta sulle questioni sollevate dal Libro Verde per un periodo di tre mesi.

Al termine di questa consultazione, le principali opzioni politiche identificate nelle risposte delle istituzioni centrali, delle Regioni e degli enti locali, delle parti sociali, delle associazioni professionali e di volontariato, dei centri di ricerca e di tutti gli altri soggetti - inclusi i singoli cittadini che vorranno fornire un loro contributo -saranno condotte a sintesi in un Libro Bianco sul futuro del modello sociale.
Il Governo, in coerenza con esso, formulerà le proposte in materia di lavoro, salute e politiche sociali per l’intera legislatura.

F.to Maurizio Sacconi

Livelli Essenziali delle Prestazioni sociali - LEP



II nuovo titolo V della Costituzione, che stabilisce una esclusiva competenza delle Regioni in materia di assistenza, mantiene in capo allo Stato una funzione strategica per la governance del sistema di welfare nazionale: la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) concernenti i diritti civili e sociali. I LEP rappresentano, quindi, il principale strumento per il governo delle politiche sociali nazionali, in un sistema integrato dei servizi che si articola, da un lato, su piani istituzionali differenti, dall'altro, in una rete di soggetti pubblici e privati che concorrono alla erogazione dei servizi e degli interventi. I LEP rivestono una importante funzione di coesione del sistema poiché consentono, a fronte di un sistema di protezione sociale fortemente differenziato sul territorio, e che presenta marcati elementi di sperequazione territoriale (specie in termini di quantità e qualità delle prestazioni erogate), uno strumento di garanzia per il diritto al soddisfacimento dei bisogni di natura assistenziale e sociale che, per alcuni versi, recupera il modello di convergenza dei sistemi tipico degli interventi comunitari. All'interno di questo quadro, il Ministero sta lavorando al processo di definizione dei LEP, percorrendo un processo che prevede la partecipazione dei molti attori coinvolti (istituzionali e privati) e si snoda su più piani di analisi:
- la natura giuridica dei LEP (in altri termini l'esigibilità della prestazione stabilita);
- le soluzioni organizzative per l'erogazione di prestazioni di "livello" adeguato;
- la dimensione delle risorse necessarie a garantire determinati LEP;
- l'interferenza tra i LEP sociali e i livelli del settore sanitario (l'area socio-sanitaria);
- il monitoraggio dei LEP e l'eventualità delle misure di sostituzione.


Anziani: Disponibili gli opuscoli informativi in lingua per assistenti famigliari straniere


Il sempre più frequente ricorso, da parte delle famiglie emiliano-romagnole, ad assistenti famigliari straniere, ha richiamato l´attenzione sull´esigenza di promuovere la qualificazione del lavoro di cura a domicilio.Con l´apporto di un gruppo di lavoro interistituzionale e multidisciplinare composto da: Responsabili dell´Attività Assistenziali, Assistenti Sociali, Psicologi, Esperti in attività a favore di donne immigrate, Terapisti della riabilitazione, Infermiere Professionali, Medico Geriatra, Esperti di Formazione e Mediatori linguistico-culturali, si sono realizzati opuscoli informativi per assistenti famigliari straniere sui principali ambiti assistenziali di intervento.Gli opuscoli sono stati tradotti nelle 8 lingue parlate nei principali paesi di origine delle collaboratrici domestiche che hanno presentato domanda di regolarizzazione entro l´11 novembre 2002 e cioè: russo, polacco, inglese, arabo, rumeno, francese, spagnolo, albanese.


Per scaricare gli opuscoli accedere al seguente sito:

ANOSS - Eletto il Direttivo locale



Associazione Nazionale Operatori Sociali e Sociosanitari

Iscritti della regione Emilia-Romagna
Estratto del Verbale di assemblea

DELIBERA

Di eleggere il Consiglio Direttivo dell’Emilia-Romagna nelle persone di:

Antonietta Negri (Direttore di IPAB)
Carlo Gobbi (Coordinatore di servizi socio assistenziali)
Tiziana Cravedi (Medico di struttura)
Renato Dapero (Consulente/formatore)
Gabriella Cella (Educatore/Animatore)
Renato Cardinali (Consulente/formatore)
Mara Caminati (RAA )
Ai neoeletti un "in bocca al lupo" per l'attività futura!!

sabato 26 luglio 2008

dapero ricerca sociosanitaria: ACCREDITAMENTO- (Articoli di Renato Dapero - 1° Pubblicato su ASSISTENZA ANZIANI, 2° in corso di pubblicazione)

dapero ricerca sociosanitaria: ACCREDITAMENTO- (Articoli di Renato Dapero - 1° Pubblicato su ASSISTENZA ANZIANI, 2° in corso di pubblicazione)

Accreditamento. Progetto impegnativo per le Regioni - è l'ultimo artocolo

di RENATO DAPERO

AFFRONTANDO IL TEMA COMPLESSO DELL’ACCREDITAMENTO ISTITUZIONALE DELLE STRUTTURE E DEI SERVIZI SOCIO-SANITARI È FACILE SCONFINARE IN SCELTE IDEOLOGICHE, MA, SE È GIUSTO CHE LE REGIONI SIANO COERENTI CON LA PROPRIA VISION, È ALTRESÌ INDISPENSABILE CHE DIANO VITA A UNO STRUMENTO DI EQUITÀ E PROGRESSO EVITANDO UNO SPROPORZIONATO AUMENTO DEL RAPPORTO COSTI/BENEFICI. PROPOSTE INTERESSANTI IN UN DOCUMENTO DI STUDIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA.

C’è una sostanziale debolezza dell’attuale modello di gestione dei servizi dovuta a diverse cause di crisi tra cui la gestione ancora invischiata in uno stile più burocratico che manageriale. In un tale contesto le regioni si avviano a stabilire le norme per l’accreditamento istituzionale dei servizi sociosanitari. È una buona occasione per ricuperare in parte il deficit di credibilità della politica da parte dei cittadini: facendo un buon accreditamento si dimostra la capacità di creare strumenti di regolazione efficaci basati sull’azione degli enti pubblici. Ciò che si teme è che i sistemi di regolazione pubblica, per allontanare il pericolo di affidarsi al libero mercato, tendano a sviluppare una gestione centralizzata col rischio di creare situazioni di monopolio scarsamente efficiente e di ridurre il ruolo dell’utenza. Il libero mercato non è gradito perché è portatore di una concezione orientata al profitto e non appare sempre coerente col principio di prevalenza del bene comune, ma, sembra di capire, viene tenuto lontano anche e soprattutto perché regolato da meccanismi che escludono il controllo diretto della politica. Non si può dimenticare però che, come fattore di qualità, nel mercato c’è la concorrenza che non dovremmo escludere mai da nessun settore produttivo.
(Il testo dell'intero articolo e dei precedenti cliccando sul link)

Accreditamento. Progetto impegnativo per le Regioni (di Renato Dapero)


In corso di Pubblicazione sulla rivista




AFFRONTANDO IL TEMA COMPLESSO DELL’ACCREDITAMENTO ISTITUZIONALE DELLE STRUTTURE E DEI SERVIZI SOCIO-SANITARI È FACILE SCONFINARE IN SCELTE IDEOLOGICHE, MA, SE È GIUSTO CHE LE REGIONI SIANO COERENTI CON LA PROPRIA VISION, È ALTRESÌ INDISPENSABILE CHE DIANO VITA A UNO STRUMENTO DI EQUITÀ E PROGRESSO EVITANDO UNO SPROPORZIONATO AUMENTO DEL RAPPORTO COSTI/BENEFICI. PROPOSTE INTERESSANTI IN UN DOCUMENTO DI STUDIO DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA.

C’è una sostanziale debolezza dell’attuale modello di gestione dei servizi dovuta a diverse cause di crisi tra cui la gestione ancora invischiata in uno stile più burocratico che manageriale. In un tale contesto le regioni si avviano a stabilire le norme per l’accreditamento istituzionale dei servizi sociosanitari. È una buona occasione per ricuperare in parte il deficit di credibilità della politica da parte dei cittadini: facendo un buon accreditamento si dimostra la capacità di creare strumenti di regolazione efficaci basati sull’azione degli enti pubblici. Ciò che si teme è che i sistemi di regolazione pubblica, per allontanare il pericolo di affidarsi al libero mercato, tendano a sviluppare una gestione centralizzata col rischio di creare situazioni di monopolio scarsamente efficiente e di ridurre il ruolo dell’utenza. Il libero mercato non è gradito perché è portatore di una concezione orientata al profitto e non appare sempre coerente col principio di prevalenza del bene comune, ma, sembra di capire, viene tenuto lontano anche e soprattutto perché regolato da meccanismi che escludono il controllo diretto della politica. Non si può dimenticare però che, come fattore di qualità, nel mercato c’è la concorrenza che non dovremmo escludere mai da nessun settore produttivo.

Si tratta di trovare una via che salvi quanto di utile e buono c’è nel mercato e quanto nei sistemi di regolazione pubblica. Nel mercato, come si è detto, c’è un sistema basato sulla competizione tra più fornitori e poiché quello dell’assistenza è un mercato, sia pur con certe peculiarità, in un modo o nell’altro dobbiamo mantenervi la concorrenza. Allo Stato o in generale all’ente pubblico è lasciato il compito di programmare la tipologia di prodotto/servizio e la quantità da offrire. Sempre al pubblico, nella fattispecie al comune, viene dato il compito di accreditare cioè di stabilire, chi, non solo possiede i requisiti per procedere all’offerta del servizio, fatto sancito nell’autorizzazione, ma che possiede requisiti migliori e tali da soddisfare in modo ottimale i bisogni. Ciò consente che l’ente venga accreditato cioè reso titolare del diritto di partecipare all’offerta del servizio con contributo pubblico.

È necessario che l’accreditamento imponga requisiti che si differenzino nettamente da quelli dell’autorizzazione, possibilmente ponendo l’accento sulle qualità professionali, per due ragioni fondamentali. In primis perché la più importante qualità percepibile dall’utenza è quella derivante da un miglior apporto di contenuti relazionali nel lavoro di cura e poi perché i fattori di qualità strutturali sono già contenuti nell’autorizzazione e non ha senso proporne l’incremento ai fini dell’accreditamento in quanto altro non si otterrebbe che un aumento più che proporzionale dei costi rispetto al beneficio che si perseguirebbe. L’accreditamento, a ben vedere, deve assicurare un incremento percepibile dell’efficacia dell’azione assistenziale. Non interessa in questo senso un ampliamento delle caratteristiche logistiche posto che per l’autorizzazione già sono richiesti standard coerenti con i livelli socialmente oggi ritenuti buoni, ma l’individuazione di nuovi standard riguardanti la qualità del lavoro degli operatori in termini più pregnanti e sottili. È chiaro che risulta più difficile operare su questo terreno, ma le competenze alle istituzioni non mancano e se non si vuole andare incontro a un fallimento bisogna operare secondo questa linea. Il fallimento temuto è che le risorse economiche non bastino a sostenere gli obiettivi di qualità proposti da formule di accreditamento che tendano a far pressione sui produttori provocando ulteriori costi per la struttura o per il numero di personale. Gli unici costi che sarà inevitabile inserire sono per la formazione in quanto il personale va formato a nuovo sfide e preparato a sostenere nuove modalità di espressione del proprio lavoro. Non si può immaginare che ciò nasca dal nulla; può nascere solo da una chiara presa di coscienza da parte dei decisori politici, da una consapevolezza dei quadri dirigenti delle aziende di servizi alla persona e da una condivisione opportunamente definita con tutti gli operatori. Solo così, avendo in mente tutti la stessa strada e gli stessi obiettivi sarà possibile ottenere risultati apprezzabili. L’accreditamento quindi è una grande occasione che non va sprecata, non deve essere percepito, ai vari livelli, come un appesantimento delle condizioni generali di lavoro o un aggravio di spesa, perché questo porterebbe ad una rinnovata condizione di sfiducia.
Dunque tra tutti i fornitori dotati di autorizzazione al funzionamento, cioè in possesso dei requisiti richiesti quanto a struttura logistica e composizione organizzativa, il comune deve individuare gli enti e i servizi da accreditare che devono offrire un determinato livello minimo di altri requisiti di natura del tutto diversa. E accrediterà tutti i fornitori che presentano quei requisiti minimi per tutti i posti che offrono, non per precostituire un diritto ad occuparli con contributo pubblico, ma perché tale diritto esista in potenza e si concretizzi in conseguenza delle scelte operate dall’utenza. Il comune accredita tutti i posti accreditabili, poi lascia la libertà di scelta all’utente fino a concorrenza dei posti che possono essere oggetto di contratto tra l’ente pubblico e i diversi fornitori accreditati e presenti sul territorio. Questi sono i punti fermi di una teoria che si basa su un mix di elementi che valorizzano sia i principi regolatori del mercato sia quelli del sistema programmatorio pubblico. Escludere alcuno di questi principi significa non imboccare la via che attraverso selezioni virtuose porta ad ottenere la più alta qualità del servizio.
Non si vede come sia possibile non accogliere un tale approccio qualunque concezione politica si abbia, perché da un lato non si può lasciare al libero mercato l’onere di aggiustare domanda e offerta e dall’altro non ci si può illudere che la programmazione pubblica sia un metodo di assoluta affidabilità e di definitiva e provata adeguatezza rispetto al problema di mantenere alta la tensione al miglioramento in un contesto turbolento e di contrazione delle risorse.
Non v’è giorno che non si leggano pessime analisi economiche e preoccupate dichiarazioni sulle agenzie di stampa. È di questi tempi la polemica sulle risorse dello Stato previste nel piano della salute che sarebbero fortemente diminuite nella manovra finanziaria. Tali risorse sarebbero praticamente dimezzate con conseguenze gravissime sui bilanci delle regioni che per bocca dei Governatori mostrano la massima preoccupazione per i temuti tagli. Ma non è la sola sanità a piangere, altre categorie insorgono, ad esempio recentemente c’è stata una presa di posizione del sindacato di polizia che lamenta un atteggiamento incomprensibile nel prevedere un maggior impegno nella sicurezza accompagnato da tagli nelle risorse messe a disposizione delle forze dell’ordine. Questi ed altri esempi che si potrebbero fare possono anche creare polemica politica, ma in questa sede non interessa farlo e vengono presentati come chiave di lettura del problema verso cui stiamo muovendo. Tutto sembra dire: “la festa è finita: ragazzi, non c’è una lira!!”

Tenendo conto che “le risorse sono finite” si continua l’approfondimento sul tema dell’accreditamento riferendoci al lavoro di produzione normativa attualmente in corso in Emilia-Romagna.
Da una rapida lettura delle prime norme regionali si è temuto che l’accreditamento venisse definito mediante controlli sul possesso di requisiti logistici, strumentali e organizzativi essendo assenti o presenti in modo non chiaro altri elementi determinanti per la qualità. Come si è ricordato la Regione Emilia Romagna con una delibera della giunta del 2007 ha individuato i servizi per i quali l’accreditamento è previsto e le linee guida del relativo processo. Successivamente, con atto del Consiglio ha introdotto un accreditamento transitorio riferito ai gestori delle strutture e dei servizi che siano autorizzati e che già intrattengo rapporti con il Ssr. Questa decisione nasconde un’ombra gattopardesca che sarebbe bello eliminare: non fingiamo di cambiare per lasciare tutto come prima o peggio di prima! A fronte di un obiettivo dichiarato di assicurare qualità e miglioramento agli utenti si decide di continuare con chi ha già collaborato in passato. Forse per un breve periodo come soluzione transitoria può anche essere adottata, ma dovrebbe essere adottata di fatto, non sancita da una norma, che inevitabilmente crea precedente, e anche attese e legittime aspettative da parte dei fornitori. Non si dica che è dichiarato che è transitorio e quindi nessuno si può illudere! Non si dica, perché è noto che i provvedimenti transitori hanno una grande probabilità di durare a lungo: perché studiare e mandare avanti il provvedimento definitivo che crea antagonismi e ripercussioni politiche negative? “Tanto i servizi sono garantiti.. c’è l’accreditamento provvisorio.. ma ci sono i contratti di servizio, se non fanno quello che devono fare glieli revochiamo..” ma quando, quando mai! Si torna a temere che tra gli intenti non dichiarati ci sia quello di sostenere le ASP, di difenderle da un’endemica debolezza che difficilmente le farà decollare perché non solo non hanno lasciato zavorra al suolo ma ne hanno imbarcata anche di più di quanta ce ne fosse prima e sicuramente di quanta ce ne fosse bisogno!
Ora la ricetta che si propone è quella che l’accreditamento sia possibile per tutti i posti che hanno i requisiti previsti senza limitazioni di sorta, neanche quella relativa alle necessità programmate dagli enti locali, che l’accreditamento provvisorio sia una situazione di fatto non formalizzata e che gli elementi determinanti dei requisiti siano relativi alla qualità intrinseca del servizio erogato con particolare riferimento alla professionalità degli operatori intesa come espressione di una capacità, ai vari livelli, di prendersi cura e di esprimere un elevato profilo relazionale.

Prendendo spunto da un documento messo in circolazione dalla Regione Emilia Romagna intitolato “proposta requisiti di accreditamento definitivo – giugno 2008” vediamo se e in che misura in questa regione si è impostato un provvedimento tale da rispettare gli obiettivi dichiarati sopra.
Il documento dichiara di avere queste finalità:
sviluppare la qualità tenendo conto della natura relazionale dei servizi,
stabilizzare il sistema di relazioni con i produttori aumentandone il grado di responsabilizzazione
connettere l’accreditamento con il processo di programmazione distrettuale.

La scelta metodologica che viene fatta nel documento è quella di individuare dieci aree di qualità e gli obiettivi dei requisiti afferenti ad ogni area anche in relazione ai risultati attesi dagli utilizzatori. Gli estensori del documento hanno previsto requisiti validi per tutte le categorie ed altri specifici per le singole tipologie e hanno indicato l’opportunità che anche per l’autorizzazione sia fatta la stessa scelta delle dieci aree così che sia possibile riconsiderare per intero il problema definendo i due livelli di regolazione in base ad un ambito prevalente e precisamente:
AUTORIZZAZIONE > aspetti strutturali ed elementi organizzativi minimi
ACCREDITAMENTO > processi e qualità gestionale - organizzativa
L’orientamento dichiarato è quello di lasciare inalterati, rispetto alla normativa vigente, gli aspetti strutturali per l’autorizzazione integrando gli organizzativi in coerenza con quelli dell’accreditamento.

Sembra che un po’ di innovazione sia stata introdotta! Particolarmente apprezzabile la distinzione tra requisiti strutturali/logistici, elementi prevalenti per l’autorizzazione, e requisiti relativi ai processi e alla qualità gestionale/organizzativa nel sua complesso. Questa scelta assicura un accreditamento con caratteristiche distintive chiare rispetto all’autorizzazione e ciò risulta rafforzato dall’obiettivo di sviluppare la qualità tenendo conto della natura relazionale dei servizi cioè dal punto di vista della persona.
Opportuna la prevista connessione dell’accreditamento con i processi di programmazione locale e interessante l’assenza di un limite quantitativo che consentirebbe l’accreditamento di tutti gli accreditabili e non limitatamente al fabbisogno programmato.
Quest’ultimo argomento non è però possibile assumerlo come dato positivo certo perché il documento ne parla in modo generale e non si possono escludere interpretazioni diverse, soprattutto se lo si mette in relazione al dichiarato obiettivo di stabilizzare il sistema di relazioni coi produttori e aumentare il loro grado di responsabilizzazione. È un punto che potrebbe nascondere qualche problema. Così come enunciato va bene, a nessuno sfugge l’utilità di un rapporto integrato tra i produttori e i pianificatori dei servizi purché non sconfini in una sorta di chiusura resa ancor più forte dall’obbiettivo di ridurre la frammentazione. Obiettivo giusto per ottenere aziende più forti e in grado di affrontare il futuro con una maggior solidità economico-organizzativa, ma sbagliato se per ottenere la riduzione di frammentazione si finisse per concentrare le aziende esistenti in pochi monopoli.
Sarà interessante seguire l’evoluzione della proposta.

venerdì 25 luglio 2008

Fazio: Governo ritira i Lea perché non c'era copertura finanziaria


''Stiamo lavorando ad una nuova versione"

Sono senza risorse, tra l’altro, il vaccino HPV; il parto indolore; le cure odontoiatriche agli indigenti; il riconoscimento più di cento malattie rare; l’ampliamento dell’ assistenza protesica con l’introduzione di nuovi ausili informatici e di comunicazione; il rafforzamento dell’ assistenza domiciliare.Quindi tagliati dal Governo i nuovi Livelli essenziali di assistenza sanitaria, il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, oltre ad esprimere la preoccupazione delle Regioni, ha chiesto al Governo di dire che cosa intendesse fare ora.
Ha risposto il sottosegretario alla sanità Fazio: ''abbiamo dovuto ritirare i Lea perche' non c'era copertura finanziaria''. E ha precisato che si era di fronte ad uno ''scoperto pari a circa 800 milioni di euro''. Al momento ''stiamo lavorando ad una nuova versione dei Lea, che dovrebbe essere pronta entro la fine dell'Estate''. Tra i livelli essenziali di assistenza, ha affermato Fazio, verrano mantenuti, ad esempio, quelli relativi ai comunicatori vocali per i disabili, alle malattie rare ed ai farmaci per l'Aids.

( per leggere l'intero articolo e altri correlati clicca sul titolo riportato sotto)

Fazio: Governo ritira i Lea perche' non c'era copertura finanziaria

giovedì 24 luglio 2008

Errani: sanità; preoccupati per revoca nuovi Lea

“Che la proposta dei Nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) avesse la necessità di una verifica di compatibilità finanziaria era problema già sollevato dalle Regioni in sede di approvazione. La recente scelta del Governo, in risposto ai rilievi della Corte dei Conti, di revocare il relativo DPCM e la contemporanea proposta di drastica riduzione unilaterale del Fondo sanitario nazionale a partire dal 2010 rende ora alquanto preoccupante la situazione”. Lo ha dichiarato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani.“Il Governo – aggiunge Errani - ci dirà cosa intende fare rispetto ad alcune scelte attese e fortemente innovative contenute nel provvedimento revocato, quali ad esempio: il vaccino HPV; il parto indolore; le cure odontoiatriche agli indigenti; il riconoscimento di altre 109 malattie rare; l’ampliamento dell’ assistenza protesica con l’introduzione di nuovi ausili informatici e di comunicazione; il rafforzamento dell’ assistenza domiciliare.E’ bene chiarire fin d’ora che non sarebbero accettabili coperture non realistiche e non verificabili.Attendiamo preoccupati le proposte del Governo”.

Dal sito regioni.it

La musica sembra sempre la stessa: "Ragazzi, non c'è una lira!"
Peccato che a soffrire siano i cittadini più deboli!

SANITA': FAZIO, LEA NON COPERTI PER 800 MLN, REVOCATO DPCM


ROMA, 23 LUG - Il Dpcm riguardante la definizione dei nuovi Livelli essenziali di assistenza (Lea) e' stato revocato: ''Abbiamo dovuto ritirare i Lea perché non c'era copertura finanziaria''. Lo ha reso noto all'Ansa il sottosegretario al Welfare Ferruccio Fazio. Il sottosegretario ha precisato che si era di fronte ad uno ''scoperto pari a circa 800 milioni di euro''. Il ritiro del Dpcm, ha sottolineato, è stato dunque ''un atto dovuto''. Al momento, ha spiegato Fazio, ''stiamo lavorando ad una nuova versione dei Lea, che dovrebbe essere pronta entro la fine dell'Estate''. Rispetto alla versione attuale, ha spiegato, ''stiamo identificando quali voci possono essere tolte perché meno rilevanti''. Tra i livelli essenziali di assistenza, ha affermato Fazio, verranno però mantenuti, ad esempio, quelli relativi ai comunicatori vocali per i disabili, alle malattie rare ed ai farmaci per l'Aids.
(ANSA).

lunedì 21 luglio 2008

Inaugurata casa protetta grazie a un contributo di privati e un investimento delle coop


Inaugurata nei giorni scorsi la “Casa di Alberi” ad Alberi di Vigatto. È una casa protetta realizzata a partire da due atti di generosità di privati per oltre un milione di euro. Il Sindaco di Alberi, Pietro Vignali: ”La casa è un esempio di collaborazione pubblico-privato e di sussidiarietà con un’alleanza virtuosa tra cittadini e pubblica amministrazione”. La realizzazione della struttura, per 60 non autosufficienti, ha comportato un investimento di poco meno di 5 milioni di euro di cui 3.600.000 a carico del Consorzio Zenit, concessionari della struttura per 27 anni.
Vedi in fianco la struttura ancora a cantiere aperto.

Leggi l’articolo sulla Gazzetta di Parma
http://www.gazzettadiparma.it/primapagina/dettaglio/1/3888/Alberi_inaugurata_una_nuova_casa_protetta.html
Grazie a chi ha fatto il primo passo con un gesto così generoso e complimenti a che ha saputo portare avanti l’iniziativa. Un bell’esempio da conoscere e considerare. Collaborazioni di questo genere saranno sempre più frequenti e rappresentano il futuro dell’assistenza residenziale in Emilia Romagna. Naturalmente dopo le ASP…

martedì 15 luglio 2008

"L'arte di aiutare: il counseling con la Pedagogia per il Terzo Millennio"


Aiutare è una vera e propria arte che necessità di una professionalità concreta, pratica e operativa; di un metodo che consenta di spostarsi dal curare al prendersi cura. Questa professione esiste, si chiama counseling. E’ una professione che prevede attraverso l’ascolto, l’empatia e la creazione di uno spazio protetto, il miglioramento della comunicazione, la sola cosa capace di guidare l’individuo a comprendersi meglio e a trovare in prima persona la soluzione ai propri problemi. In questo tempo storico in Italia, in particolare, e in tutte le grandi città, il calore umano di una buona relazione è soffocato dalle mille incombenze della vita moderna, e non è sempre facile...


Leggi tutto l'articolo di Antonella Selvaggio al
link:
http://blog.assistentisociali.org/bisogni/89/arte-di-aiutare-il-counseling.htm

sabato 12 luglio 2008

"Il caffè da noi". Report della terza edizione.





Si ringrazia l'Amministrazione e la Direzione del Vittorio Emanuele che ha ospitato l'incontro del 10 luglio.

Il tema era l'integrazione professionale e le figure critiche; la discussione, come di consueto, ha preso avvio dai contenuti di una breve presentazione curata questa volta da Carlo Gobbi.


Partendo dall'osservazione delle norme regionali in cui si prevede la presenza del Responsabile di Nucleo, si osserva che “tale funzione viene svolta dai responsabili delle attività assistenziali o da infermieri in relazione alle necessità socio sanitarie degli anziani”. Il RAA non ha mai rappresentato una qualifica, bensì una specializzazione di figure assistenziali di base (l’ADB) che già possedevano un’esperienza professionale all’interno dei servizi. La stessa norma che prevede l’obbligatorietà della figura, ammette, in luogo dell’attestato, un adeguato curriculum professionale e formativo, con esperienza specifica almeno biennale.
La figura del RAA, in linea con la complessità dei compiti, è stata definita semimanageriale, purtroppo però, né i percorsi formativi né le modalità di accesso al ruolo sono tali da assicurare strumenti e legittimità all’esercizio delle funzioni.

La formazione, in passato, ha puntato poco sullo sviluppo delle capacità di leadership, relazionali, di conduzione di gruppi di lavoro. Quasi mai sono stati insegnati metodi e strumenti di problem solving.
I corsi sono stati lacunosi soprattutto per quanto riguarda il tema del lavoro per progetti.
Difficilmente ai Raa è stata offerta l’occasione di conoscere nuove realtà con cui potersi confrontare, questo per la risaputa chiusura verso l’esterno delle nostre strutture.
Al termine della discussione si è sottolineata la necessità che l'associazione svolga un'azione di approfondimento delle necessità formative e di collaborazione con le Istituzioni per migliorare la progettualità della formazione per l'immediato futuro. A tale scopo si è deciso di costituire un gruppo di RAA che si incarichi di individuare le migliori linee per una formazione coerente coi bisogni di oggi.
Il gruppo verrà costituito quanto prima e si rivolge a tutti i RAA interessati un invito ad offrire la propria collaborazione.
Facciamo sentire la nostra voce!!

giovedì 10 luglio 2008

Una prima analisi dopo la riforma dei servizi sociali. Bologna 18 luglio


Presentazione del VI Rapporto sulla legislazione regionale
Il 18 luglio a Bologna si fa luce sui processi decisionali messi in campo in Emilia-Romagna . Nell'ambito della presentazione del VI rapporto sulla legislazione regionale viene presentata anche la relazione “A cinque anni dalla riforma dei servizi sociali, una prima analisi”, un contributo alla conoscenza dell’attuazione della legge regionale n. 2/2003 “Norme per la promozione della cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” che ha inteso riorganizzare significativamente la politica degli interventi di welfare in Emilia-Romagna.
L'appuntamento bolognese è quindi per venerdì 18 luglio dalle 9.30 alle 13.30 alla sala Polivalente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna (viale Aldo Moro 50). Rappresentanti delle istituzioni, docenti ed economisti fanno il punto sull´attività di produzione normativa che ha interessato la Regione dal primo gennaio al 31 dicembre 2007, guardando al confronto con gli anni 2005-2006 oltre che con le altre Regioni e le tendenze nazionali.

Maggiori informazioni sul sito della Regione Emilia Romagna

Link:
§ Il programma
§ Allegato "A cinque anni dalla riforma dei servizi sociali, una prima analisi" (pdf, 1362 kB)