giovedì 21 luglio 2016

Stress, burnout e supervisione psicologica. Che ne pensate?

Il 13 Luglio nella sala del teatro dell’ASP Santa Chiara di Volterra abbiamo tenuto un nuovo workshop dedicato al tema del burnout. Dopo la proiezione integrale di “Marilena è qui”, abbiamo chiesto qualche opinione al pubblico presente e ne è nato un breve dibattito sull’importanza dell’elaborazione delle emozioni che si provano sul lavoro e sulla necessità o meno di parlare con un esperto che aiuti in questo percorso.
Alcune operatrici intervistate hanno dichiarato di ritrovare spesso nella loro responsabile un punto di riferimento, non solo per quanto riguarda l’organizzazione di turni e mansioni, ma anche come fondamentale interlocutore per uno sfogo momentaneo e per un supporto in un periodo crisi personale. Quello che la psicologa Daniela Gaci Scaletti ha invece sottolineato è il ruolo di una figura esterna che crei uno spazio dove l’operatore possa fa emergere difficoltà, problematiche ed emozioni negative. Cliccate sul video qua sotto per vedere i loro interventi:





Le forme di supervisione
In effetti psicologi, ma anche educatori professionali, indicano tre forme di supervisione: la prima è da parte della persona stessa, che può ad esempio prendere nota su un’agenda dei fatti, dei pensieri e delle emozioni che hanno contraddistinto quella giornata; la seconda è da parte dei propri colleghi, cioè con qualcuno che facendo lo stesso lavoro potrà capire meglio le difficoltà della persona; un collega, d’altra parte, ha anche gli stessi strumenti di chi parla, per cui spesso si necessita di un terzo livello di supervisione da parte di un professionista.
La supervisione di un esperto può avvenire in forma individuale o in gruppo. Spesso però una delle prime difficoltà che s’incontra è legata al pregiudizio. Ricordiamo infatti le parole di un’operatrice che ci aveva rilasciato una video-intervista lo scorso Maggio. L’OSS affermava che per quanto la struttura in cui lavorava avesse uno sportello dove i dipendenti potevano richiedere l’aiuto di uno psicologo, questo rimaneva pressoché inutilizzato, dal momento che chiedere aiuto può essere spesso visto come sinonimo di debolezza e di inadeguatezza, come una mancanza o una vergogna, dunque come un qualcosa da nascondere. Ed è Forse anche per questa ragione che gli psicologi tendono a favorire il lavoro di gruppo.

La supervisione dell’esperto in gruppo
Inoltre, trattandosi di un lavoro svolto per la maggior parte in équipe, è importante che la squadra sia unita e coesa nelle difficoltà, supportando il collega e facendone sentire apprezzate le capacità, in modo da rafforzare autostima e difesa personale. Per creare un gruppo sinceramente unito sono necessarie due fasi di lavoro. Il primo passo è costituito dal far emergere tutto il negativo nel rapporto fra i colleghi e con l’utenza. In questa fase il controllo di un esperto esterno gioca un ruolo rilevante di contenimento di manifestazioni emotive eccessive e di stimolazione all’ascolto empatico fra i partecipanti. Il secondo passo è di tipo identificativo, cioè quella in cui il gruppo riconosce e valorizza le parti simili e gli elementi in comune che possano fortificare l’unione. Si parte da questa situazione per elaborare insieme strategie di difesa e contenimenti dello stress lavoro-correlato, per poi prevenire il fenomeno del burnout. 

Una domanda
È chiaro dunque che compito del supervisore esterno è quello di impostare un metodo di ascolto e compartecipazione, che possa poi proseguire anche al di fuori delle sedute, che possono avere cadenza settimanale o più diradata. Ora chiediamo a voi professionisti, che ci seguite e che probabilmente avete conosciuto da vicino il problema, che ne pensate? Avete avuto esperienze di supervisione psicologica individuale o di gruppo messe a disposizione dalla vostra struttura? Le avete trovate efficaci per la prevenzione o per il superamento di fenomeni spiacevoli legati a stress e burnout?
Il vostro punto di vista è molto importante: può aiutare tutti noi a trovare soluzioni nuove o a migliorare quelle esistenti.

Scrivici a info@editricedapero.it se vuoi raccontare la tua esperienza o esprimere la tua impressione.


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