Anche se proprio in questi giorni, forse perché siamo in clima elettorale,
spesso si sente dire che la crisi non esiste oppure, più cautamente, che è
finita la crisi finanziaria e quindi potremo tutti star più tranquilli, sembra
in realtà che non sia così. Può darsi che i pessimisti abbiano torto, che gli
aerei siano pieni di vacanzieri e che nelle pizzerie bisogna prenotare, ma
certo è che niente è più come prima. Quasi tutte le nostre certezze sono andate
in fumo e per quanto riguarda il nostro settore si è ridotta la disponibilità
di risorse pubbliche e di molto, al di la delle affermazioni dei politici che
peraltro, in questo periodo, non parlano molto dei problemi concreti, ma di
alleanze e di sondaggi, di tutto ciò, insomma che riguarda loro e il
mantenimento del potere. Al massimo parlano di tasse e a noi non resta che
guardare in basso per cercare di scorgere il fondo. Ma non facciamoci illusioni,
potrebbe essere lontano.
Sembra che non abbiano ricevuto alcun insegnamento dall'esperienza recente
né che riescano a comprendere che se tutto è cambiato anche loro devono
cambiare atteggiamento.
Qualche anno fa tutti i politici, grandi e piccoli, andavano a farsi vedere
a gloriarsi delle loro imprese che riuscivano ancor a vendere come atti di
interesse pubblico. Poi a poco a poco si sono smascherati a vicenda finché
tutti (speriamo tutti) hanno visto che il re è nudo. I politici “vecchi”, e non
centra niente l’età anagrafica, non hanno più niente da dirci. Speriamo in
quelli nuovi, ma su questo problema abbiamo solo l’arma del voto che sembra un
po’ debole con le norme attuali.
Qualcosa di nuovo si dovrà fare per riconfermare dignità a tutto il sistema
delle professioni sociosanitarie, che purtroppo sono state lasciate un po’ in
disparte come un “parente povero”. Forse qualcosa si muove, così sembra dai movimenti
che lentamente prendono corpo e nelle legislazioni regionali sembra di scorgere
qualcosa di prodromico a un cambiamento globale. Sembra probabile infatti che
in un breve volgere di anni il sistema pubblico di produzione dei servizi
sociosanitari venga rivisto. Tutti si dovranno arrendere all'evidenza. Il mondo
politico non può e, forse, non deve produrre proprio niente, ma deve
semplicemente controllare. Non c’è identità di intenti tra i politici e gli apparati
che producono perché mentre questi ultimi hanno come interesse la qualità del servizio
e l’efficienza dell’organizzazione i primi mirano alla loro rielezione che
possono ottenere con elementi affatto diversi e spesso contrastanti. Ecco
perché è meglio che non entrino nei nostri reparti se non a fare un “giro” di
nessuna importanza rispetto alle scelte gestionali. Ci sono imprese private e
cooperative che possono affrontare degnamente il problema produttivo e forse in
questa fase storica hanno migliori carte da giocare.