venerdì 3 giugno 2011

Veronafiere - Pte-expo 2011. La partecipazione di ANOSS

L'associazione ha preso parte al Pte-expo 2011 di Verona con uno stand (frequentatissimo) e con la realizzazione di due convegni. uno di carattere generale sugli indirizzi attuali del welfare e l'atro sulla figura professionale del Responsabile di nucleo. entrambi i convegni sono stati sviluppati con visioni ampie e dovizia di interventi qualificati ed hanno avuto anche successo di pubblico, specie  quello di taglio pratico e rivolto alle figure operative (oltre 200 iscritti e una partecipazione ancora maggiore per frequentatori della fiera che hanno deciso di partecipare all'ultimo momento) 
Con il convegno di studio “Diritto all’assistenza e compatibilità economica. Verso quale welfare?” l’associazione ANOSS ha inteso affrontare uno dei problemi di maggior impatto sociale oggi. Si tratta di fronteggiare una situazione nuova che mette in evidenza, da un lato una domanda crescente intermini quali quantitativi e dall’altra una sostanziale contrazione delle risorse pubbliche destinate allo scopo dell’assistenza sociosanitaria.
In merito ai due convegni ho risposto ad alcune domande che mi sono state rivolte dalla redazione di Assistenza Anziani.
-       Qual è lo stato dell’arte sulla compatibilità economica rispetto all’assistenza?
Difficile dire a che punto siamo. bisogni sono potenzialmente infiniti e nessun stanziamento sarebbe in teoria mai sufficiente a soddisfarli. Lo Stato risolve col contingentamento delle risorse: non è mai stato varato il “Fondo nazionale per la non autosufficienza” e le regioni fanno quello che possono, però qualche volta hanno un approccio contraddittorio: chiedono agli enti gestori standard elevati poi non garantiscono adeguate risorse con conseguenze evidenti o sui cittadini o sui comuni. Enti locali e aziende di servizio non sempre si capiscono, non sempre sono coerentemente coordinati e l’ottimizzazione dell’impiego delle risorse sfuma.

-       Come migliorare l’attuale situazione? Quali sono gli spunti usciti in tal senso dal Convegno?
Forse occorrono norme nuove e più elastiche. Forse anche i dirigenti delle aziende erogatrici dei servizi devono assumere un atteggiamento diverso. Forse tutti gli operatori devono incominciare ad “amare” di più il loro lavoro, ma soprattutto l’insieme di politica e management del sociale devono far in modo che la cultura del servizio cresca e l’immagine sociale del lavoro di cura assuma quella dimensione e quel ruolo di elevata connotazione etica che lo caratterizza. In sostanza dobbiamo crederci!
  
-       Esistono molteplici e complesse richieste di assistenza a fronte di risorse economiche sempre più limitate: come ovviare a questa problematica?
La domanda cresce e non abbiamo risorse sufficienti. Non disponendo della “bacchetta magica” dobbiamo ingegnarci ad un processo innovativo sia nelle strategie sia nella cultura della pianificazione e controllo. Occorre una forte presa di coscienza della politica e l’investitura ai comuni del ruolo di pianificatore deve diventare sempre più forte. I comuni devono avere una visione strategica che si sviluppa nel tempo, devono smettere di fare “fotografie” della situazione e dichiarare che i servizi offerti sono quelli che sono già presenti sul territorio. Devono essere propulsivi e innovativi chiedendo una maggior autonomia nelle decisioni strategiche e organizzative e proponendo un diverso mix assistenziale. Per questo è necessario un aumento della cultura specifica nei comuni che hanno iniziato da poco ad utilizzare strumenti di questo tipo. Devono imparare a rendere evidente ciò che fanno,. Devono farlo conoscere alla comunità che alla fine possa diventare è la vera responsabile delle scelte.

Nel secondo convegno sulla figura del  “Responsabile di Nucleo” si è parlato di gestione operativa e si è cercato di sviluppare una tecnica comunicativa nuova e connotata da toni vivaci.

- Quali caratteristiche dovrebbe avere un Responsabile di Nucleo?
Oltre ad una buona competenza tecnica si impone la sua capacità di mantenere unito il gruppo, di motivarlo e di contribuire ad un’efficace azione di integrazione professionale. È risaputo che le professioni coinvolte nell’attività socio assistenziale non appartengono tutte allo stesso alveo culturale e ciò comporta diversi problemi a volte per una riconosciuta o presunta superiorità delle professioni sanitarie con difficoltà rispetto al dialogo professionale con le altre figure che, a loro volta, finiscono per arroccarsi su posizioni autoreferenziali. Difficilmente questo problema di comunicazione interna può risolversi autonomamente per buona volontà delle persone, quindi occorre un approccio tecnico all’integrazione e l’individuazione di un soggetto preposto a un’attività di facilitatore. Questo soggetto è secondo noi il “Responsabile di Nucleo”

- Quanto incide la motivazione sulla qualità del lavoro svolto?
Inutile dire che la motivazione è il fulcro di qualunque leva dell’agire umano. Chi non crede in quello che fa produce risultati scarsi e se quello che fa è difficile e prevede la presenza di altri operatori che possono trovarsi in conflitto la motivazione diventa addirittura lo spartiacque tra l’agire per obiettivi e l’agire per compiti senza attenzione alla qualità. Senza integrazione non si può svolgere un buon lavoro assistenziale, ma non ci sarà alcuna integrazione senza motivazione

- Quali gli spunti usciti dal Convegno per mettere realmente l’operatore al centro?
Molti, ma uno è sembrato a tutti fondamentale: lo svolgimento dell’attività di un responsabile di nucleo deve sempre tener conto della condivisione del gruppo o, per dirla con le parole di una Responsabile che ha relazionato: “bisogna avere sempre un piede dentro al gruppo” ed esser propositivi a aperti abbandonando quegli elementi di stile che allontanano dai propri collaboratori.
L’esito positivo e il gradimento dimostrato rispetto a questi temi ci stimola a continuare verso nuovi e ulteriori approfondimenti che non mancheremo di proporre nelle prossime occasioni di pubblico confronto.

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