Relazione
introduttiva
Le consulte
trovano la loro giustificazione giuridica nel vigente Regolamento della
partecipazione del comune di Piacenza. Per comprenderne il senso occorre partire dall'esame degli scopi che vengono attribuiti alle consulte. All'art. 12 del
regolamento si dice che le consulte sono “strumenti di stimolo e partecipazione
dei soggetti coinvolti nella vita politica e amministrativa del territorio …
tendono al raggiungimento della coesione sociale basata su scelte condivise”.
Al punto 4 di detto articolo si afferma che le consulte “svolgono la propria
attività in piena autonomia”avendo ovviamente il regolamento come riferimento.
La Consulta
ha il compito di promuovere la cultura della partecipazione valorizzando il
ruolo delle associazioni. Il Comitato Esecutivo predispone l’agenda dei lavori
e i documenti da sottoporre all'assemblea. La Consulta svolge funzioni
propositive e consultive facendo atti di “proposta, studio, osservazione”(art.
19). Entro settembre proposte per la predisposizione del bilancio evidenziando i
bisogni e proposte anche nella fase di predisposizione di piani e programmi.
Alle proposte i competenti organi devono dare risposta entro 90 giorni. La
Consulta promuove autonomamente o di concerto col Sindaco (ovvero assessore
competente) incontri e dibattiti per una maggior informazione dei cittadini,
incontri con altri enti e iniziative pubbliche. La Consulta esprime pareri e
predispone relazioni.
Necessità
di una linea
Quanto sopra,
in sintesi, ciò che prevede il regolamento. Ora si deve decidere con quale
atteggiamento affrontare il ruolo che compete ai componenti delle consulte e a
tale proposito è subito necessario rilevare che occorre in primo luogo
spogliarsi della visione che deriva dall'appartenenza ad una determinata
associazione utilizzando però la personale esperienza di vita associativa per
costruire, in collaborazione, la linea della Consulta.
Un ruolo
consultivo, che era l’unico in passato, forse lo si può svolgere, sia pur con
qualche limite, anche senza aver definito una linea strategica della Consulta
(Se viene richiesto un parere su un atto dell’Amministrazione, si studia il
contenuto dell’atto, lo si discute in una o più riunioni e alla fine un parere
più o meno documentato lo si può dare), ma la funzione propositiva è molto più
difficile da realizzare. Certo si può operare come detto sopra anche quando si
cercasse di fare una proposta autonoma ma, in assenza di una linea condivisa
della Consulta, ci sarebbero difficoltà interne a tracciare, di volta in volta,
una linea condivisa su una proposta singola. Probabilmente accontenterebbe
qualcuno e scontenterebbe altri e potrebbe cadere in una situazione di impasse.
Occorre quindi costruire una linea politica della Consulta partendo dalle opinioni e dal pensiero del gruppo che costituisce l’Esecutivo riservandosi,
poi, di portarla in esame all'assemblea allo scopo di ottenere la massima
condivisione. Ciò garantisce maggior coerenza nei comportamenti futuri.
Le
difficoltà più evidenti
Le
difficoltà da superare sono sostanzialmente legate ai seguenti fattori:
- · i componenti dell’Esecutivo hanno provenienza ed esperienze differenti e non sono abituati a lavorare insieme,
- · hanno conoscenze circoscritte al settore di attività della propria associazione,
- · non esiste nella storia recente una documentazione circa fenomeni simili a quello che si sta cercando di realizzare in quanto le consulte nella precedente esperienza hanno avuto funzioni più limitate,
- · non esiste a questo fine un supporto da parte dell’Amministrazione coerentemente col fatto che le consulte devono essere autonome,
- · l’autonomia da un lato è una ricchezza e dall'altro un problema perché come tutti gli elementi di libertà richiede un certo sforzo infatti l’autonomia è scritta nel regolamento ma è vera solo in potenza, in realtà è necessario conquistarla e difenderla,
- · la conoscenza della realtà sociopolitica di cui si deve occupare la consulta non è semplice ed è poco nota nel suo insieme anche perché in passato non esisteva una consulta con un così esteso campo di interesse.
Si pone
quindi il problema di svolgere delle osservazioni e delle analisi approfondite dei
vari contesti sociali a cui la Consulta si riferisce e questo è un compito che
si potrà svolgere nel tempo anche creando, come previsto dal regolamento, degli
appositi “Tavoli di lavoro”. Su questo fronte si parte da zero e l’obiettivo
che ci si può porre è di concludere il mandato lasciando ai successori un
patrimonio di conoscenza articolato in riferimento ai problemi sociali più
rilevanti della città.
Punti di
forza e di debolezza
Disporre di
una linea di comportamento è un punto di arrivo a cui si può giungere attraverso
una marcia di avvicinamento programmata. Prima di tutto è necessario costruirne
la struttura escludendo qualche pericolo e mettendo in risalto i punti di
forza.
Un primo
pericolo da evitare è definire un’errata interpretazione del ruolo politico
della consulta. Non deve sconfinare nella difesa di una linea politica di
partito proprio per evitare di diventare un organismo di copertura in un caso,
o, in caso contrario, di sterile contrapposizione. Ciò non significa che ogni
singolo componente non debba sostenere le sue visioni politico-sociali ma
evidentemente lo deve fare nella visione alta della politica intesa come
interesse della città. Questo è il primo punto di convergenza necessario: si
deve sapere che la consulta ha un ruolo politico ma che tale ruolo deve essere
giocato in modo slegato dagli schieramenti di partito.
Il secondo
pericolo è quello di cercare una linea senza conoscere l’oggetto a cui riferire
tale linea di comportamento. Per questa ragione si devono definire gli oggetti
dello studio e le persone che devono portarlo a compimento.
Il terzo
pericolo è quello di scontrarsi sulle strategie o perdersi nei particolarismi.
Per avere una linea bisogna decidere e come è noto decidere significa tagliare.
(Dal latino - deciduo = tagliar
via, mozzare). Quindi un passo importante è escludere dal campo di
applicazione alcune parti e focalizzare l’attenzione soltanto su altre.
I punti di
forza sono pochi ma rilevanti. Il primo è che il Regolamento prevede
l’autonomia delle consulte quindi non solo non esclude niente ma stimola ad agire.
Un secondo
punto di forza è la varietà dei componenti della Consulta e dei membri
dell’Esecutivo che garantisce l’esistenza di competenze potenzialmente
sinergiche.
Un terzo
punto, e su questo non so se ottengo unanime consenso, è la gratuità
dell’incarico. Se, pur senza alcun compenso, si riesce a lavorare, il risultato
non sarà condizionato dall'interesse economico dei singoli ma, scevro da fini
particolari, sarà conseguente ad analisi di tipo socio-culturale indipendenti
ed oggettive quindi del tutto rispondente all'interesse diffuso.
La “scaletta”
La linea
della Consulta va definita con l’apporto di tutti i componenti utilizzando come
supporto questa sequenza logica:
- · Avere una linea è conseguenza di una decisione
- · Per decidere è necessario conoscere
- · La conoscenza deve essere condivisa (in Esecutivo e poi con tutta l’assemblea)
- · La decisione deve essere motivata
- · In seguito la decisione deve essere formalizzata in un documento
- · Infine deve essere pubblicizzata
Questa
sequenza logica deve essere utilizzata ora nella costruzione della linea
strategica della Consulta e successivamente ogni volta che si deve decidere.
La linea
socio-politica
La linea
della Consulta è frutto della conquista di una autonomia culturale che può
scaturire solo da un processo di elaborazione di conoscenza. Poiché i possibili
ambiti di interesse sono molteplici e i livelli di intervento possibili sono anch'essi numerosi, come abbiamo più volte rilevato, la prima decisione
importante da prendere è quella di circoscrivere il campo di azione.
Se decidere
significa tagliare allora la prima proposta da valutare è quella di tagliare la
“testa” e la “coda”.
Se si
attribuisse un’immagine grafica alle possibili azioni si otterrebbe
verosimilmente una piramide che alla base ha una gran quantità di questioni di
poco conto interrelate e spesso in conflitto tra loro, mentre al vertice la
decisione di alta strategia sulle possibili (poche) alternative di allocazione
delle risorse. Questa decisione di alta strategia è per definizione di
competenza del vertice politico e include scelte in linea col partito di
riferimento e confronto con altri settori. In merito si potrà dire qualcosa nel
parere sul bilancio ma lo studio del problema è competenza specifica dell’Amministrazione.
D’altro canto, quello invece dell’infinito campo dei piccoli problemi è
preferibilmente da evitare perché riduttivo, conflittuale e non favorisce una
“visione d’insieme”.
Ciò di cui si
dovrà occupare la Consulta è dunque il grande spazio centrale facendo
attenzione a dipanare l’azione sui settori più rilevanti per numero o importanti
per altro aspetto. (Vedi integrazione culturale, forte grado di interrelazione
con elementi numericamente importanti e altri parametri rilevanti)
Se il ragionamento fin qui svolto viene condiviso ne
consegue che:
- · bisogna
intraprendere uno studio che serva da base ad ogni altro sviluppo
- · il campo di
riferimento della ricerca è la popolazione
- · il primo
aspetto da rilevare, squisitamente demografico, è la consistenza numerica delle
classi di età, delle classi economico-professionali e il relativo trend di
sviluppo.
- · il secondo,
sempre demografico, è però riferito alla condizione sanitaria quindi
sostanzialmente l’epidemiologia e relativo trend nel territorio piacentino.
Occorre
procedere con la costituzione di due tavoli di lavoro col compito di studiare i
problemi di cui sopra. Nella costituzione dei tavoli si potranno includere
anche altri componenti estratti dall'assemblea, così, per integrare l’Esecutivo
a cui manca un componente per l’indisponibilità dichiarata di un membro, e per
dar vita al gruppo da inserire nell’interconsulte, potranno essere coinvolte persone
con disponibilità a collaborare in questo lavoro di ricerca.
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