Qualunque azione compiate non ammonterà mai a qualcosa di più di una singola goccia in un oceano sconfinato!
Ma cos'è l’oceano, se non una moltitudine di gocce?
- Dal Film Cloud Atlas
Ma cos'è l’oceano, se non una moltitudine di gocce?
- Dal Film Cloud Atlas
A volte, nel creare organizzazione o nel comunicare, pensiamo di utilizzare strumenti efficaci ma, spesso, per pigrizia o insipienza, continuiamo a rimescolarci in un marasma di strumenti obsoleti che non sono al passo con i tempi sia per gli aspetti tecnologici sia per il loro rapporto con la società civile, con i nuovi bisogni e le nuove categorie di servizi. Ma non si tratta solo di pigrizia, c’è anche il senso di sicurezza garantito a chi non si oppone all'ordine costituito. Il film Cloud Atlas, da cui è tratta la citazione di apertura, analizza questo tema in uno spazio temporale di diversi secoli facendo notare che si tratta di un fattore sempre presente nella storia dell’uomo, un fenomeno che ha rallentato lo sviluppo culturale e sociale dell’umanità, spesso mantenuta ferma nell'ignoranza con la minaccia di gravi rischi per chi cerca di sottrarsi all'andamento “normale” delle cose. L’approccio sicuro, per pigrizia e paura, è stato sempre preferito nel corso del tempo. Nell'organizzazione aziendale, ad esempio, si nota che ancor oggi è prevalente una concezione che favorisce lo sviluppo della qualità attraverso il miglioramento delle tecniche di lavoro con una certa propensione alla divisione dei compiti tra i lavoratori e al rispetto della gerarchia come elemento di stabilità del sistema. Non tutto è male, ovviamente, in quest’approccio decisionale ma il risultato è spesso limitato alla massimizzazione dell’efficienza, principale frutto del principio di stabilità.
Tuttavia, in un mondo in rapida trasformazione e, per di più, completamente disorientato dalla crisi, quei principi su cui tutti ci siamo basati, non bastano più e frenano un’imprescindibile esigenza di cambiamento. Le strutture organizzative devono essere considerate alla stregua di organismi viventi e al loro interno devono prevalere concetti di rete con flessibilità organizzativa e confini permeabili nella struttura gerarchica. Sarà sempre più necessaria una capacità di coordinare contemporaneamente differenti strategie gestionali attribuendo un peso determinante al management intermedio che opererà tenendo conto della cultura aziendale come elemento legante. Quanto sopra riguarda tutti quelli che a diverso titolo e nei diversi gradi si occupano di gestione nelle strutture sociosanitarie, ma vale anche nelle organizzazioni associative per le quali il paradigma organizzativo più diffuso preferisce una struttura decisionale rigida e un’altrettanto rigida divisione dei campi di azione. Attente alla loro specificità rischiano di non cogliere l’obiettivo di sviluppo della cultura dal quale tutte sarebbero avvantaggiate. Proteggere l’orticello risponde a gli obiettivi di efficienza e utilizzare gli schemi della burocrazia è più “sicuro”. È auspicabile l’avvento di una diversa visione organica per dare risposta ai nuovi bisogni ed evitare il “costo” per il mantenimento in servizio di strumenti operativi obsoleti. Per le associazioni operanti nel sistema sociosanitario stanno per aprirsi stagioni di grande interesse a condizione che riescano ad aprire luoghi di confronto senza sottostare a pregiudiziali negative. È indispensabile l’integrazione tra le professioni di livello diverso e quindi tra le relative associazioni ed è auspicabile anche tra le associazioni professionali e quelle datoriali anche se gestiscono rapporti diversi con le istituzioni e col cliente finale. Nella progettazione futura i dirigenti di associazioni devono essere innovativi tenendo conto dei fattori critici di successo: flessibilità, integrazione e velocità. Velocità, perché il futuro non può aspettare! L’investimento culturale cui dobbiamo tendere non risponde alle esigenze di una sorta di competizione per sopravvivere ma deve offrire agli utenti finali servizi migliori o nuovi e agli operatori nuovi spazi di sicurezza economica e soprattutto di riconoscimento sociale e socio-relazionale. “Nell’era dei Social Network non ci sono più target da aggredire, ma persone da coinvolgere."
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