Per un Codice Comportamentale dell’OSS
PROGRAMMA
Il CONVEGNO DI STUDIO
si terrà il 19 gennaio 2009 dalle ore 10 e alle 17
Presso l’auditorium Santa Maria della Pace
Il CONVEGNO DI STUDIO
si terrà il 19 gennaio 2009 dalle ore 10 e alle 17
Presso l’auditorium Santa Maria della Pace
Via Scalabrini, 19—PIACENZA
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Il Presidente della sez. regionale dell’ANOSS illustrerà gli scopi e gli obiettivi che l’associazione si propone con questo lavoro di redazione di un codice comportamentale dell’operatore di assistenza. Partendo da esperienze già realizzate se ne vedranno i punti di forza e di debolezza e si sottoporranno al dibattito.
La Presidente (*) de La Bottega del Possibile sarà presente e accompagnata da due collaboratrici esperte nei servizi di territorio : una OSS e una Coordinatrice infermiera che lavora in stretta collaborazione con le OSS.
Saranno presenti esperti e dirigenti che hanno già dato la disponibilità a proseguire nel lavoro di gruppo.
Saranno proiettati tre DVD sulle “AZIONI” e i “PENSIERI” dell’OSS messi a disposizione da La Bottega del Possibile.
La riunione è aperta a tutti.
Chi fosse interessato puiò partecipare liberamente.
(*) Mariena Scassellati è fondatrice e Presidente de “La Bottega del Possibile” che vanta un’esperienza associativa ultradecennale e che porta avanti ricerche e formazione nell’ambito di interesse dell’ANOSS.
(Dal sito) La Bottega del Possibile è un'Associazione culturale di promozione sociale nata nel 1994, con sede in Torre Pellice (TO), impegnata nella cultura della domiciliarità, intesa come diritto irrinunciabile della persona anziana, del malato o del diversamente abile. Finalità della Bottega è la ricerca di risposte alternative al ricovero ed all'ospedalizzazione e la sensibilizzazione degli operatori socio-sanitari attraverso specifici strumenti di formazione.
Chi volesse conoscere meglio entri nel sito : http://www.bottegadelpossibile.it
Il punto
Perché un codice comportamentale e non un codice deontologico
La dimensione normativa del codice deontologico è un problema sotto il profilo soggettivo nel senso che “obbedire al codice deontologico non coincide – in sé e per sé – col credere in quello che si fa”. È l’assunto principale dalla relazione presentata da Giorgio Meneguz all’XI° congresso nazionale SOPSI (Roma 21-25 febbraio 2006). Il rischio che l’autore sottolinea è che le norme accompagnate o meno da sanzioni non svolgano una funzione di costruzione della responsabilità, ma pur essendo utili a livello sociale siano in realtà tendenzialmente deresponsabilizzanti. In sostanza, conclude, non è il fatto di essere obbligati che può sostenere la capacità di una persona di esprimere dedizione, correttezza, onestà e senso di responsabilità. La coesione dei gruppi e i rapporti tra individui sono eticamente regolati. Quello che interessa studiare è il comportamento degli operatori e cercare di capire quali siano le variabili che ostacolano un comportamento virtuoso, leale e responsabile, collaborante e aperto alle verifiche e quali sono invece le variabili che lo favoriscono.
La questione della soggettività è centrale anche nel caso che interessa il nostro studio perché l’OSS è interprete di quell’importante fattore terapeutico che è il rapporto operatore/utente del servizio socio-sanitario. Sappiamo infatti che ciò che caratterizza un buon operatore è la capacità di raggiungere un determinato livello di qualità nella relazione instaurata con l’utente.
Se si accetta questa chiave di lettura si deve di conseguenza ben valutare in quale modo sarà possibile stilare un codice, con quali fini e secondo quale logica normativa o semplicemente espositiva.
Un codice deontologico contiene principi e regole che devono essere rispettate e prevede sanzioni per chi non le rispetta.
Per il caso che ci interessa prevediamo un Codice, ma non come raccolta di norme, non codice deontologico cioè trascrizione dei doveri legati alla professione e sanzionati, ma codice comportamentale. Codice dei comportamenti intendendo per codice un elemento convenzionale in cui ogni parola ha lo scopo di fornire un percorso di apprendimento della realtà, di una realtà che non si svela semplicemente e di per sé, ma che ha bisogna di una chiave di lettura.
Codice, dunque, come sistema di relazione, insieme di concetti, figure e caratteri che identificano un modo nuovo di decifrare il reale e renderlo leggibile.
Il rispetto della dignità umana può essere assicurata da un metodo, da un criterio oggettivo, purché sia un metodo aperto che non limiti le potenzialità relazionali dei due protagonisti.
Non c’è il mondo da una parte e l’OSS dall’altra, c’è un mondo in cui OSS e utente periodicamente entrano in contatto e il valore della relazione non sarà codificato da uno schema oggettivo come un protocollo ma da uno schema aperto e adattabile basato sulla consapevolezza dell’OSS e dell’utente quando possibile.
La deontologia come la legge possono essere usate troppo facilmente per superare un problema etico, sempre potenzialmente presente in un lavoro di cura, diciamo per mettersi il cuore in pace. Ad esempio pensando: “ho fatto quello che dovevo”. Ma nello stesso tempo sono una via troppo generale ed astratta difficilmente adattabile ai due soggetti che hanno una relazione di cura ed entrano in crisi.
Per questo occorre qualcosa di più sottile, pregnante ma non dispositivo
imperativo ma non sanzionato.
Nei prossimi mesi c’è tempo per discuterne.
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