Quello che non ci consola è il fatto che la politica ci costringe ad assistere ad uno spettacolo disarmante. Senza lo scandalo quotidiano ormai non si può vivere!
Allora quando pensiamo che la sanità è una voragine e che non siamo sicuri che l’organizzazione delle aziende pubbliche e l’accreditamento delle aziende private garantiscano la massima efficacia nella spesa, non solo ci turba i pensieri l’oggettiva difficoltà a far bastare le risorse scarse ma ci sembra legittimo dubitare che grandi quantità di risorse siano andate nella direzione sbagliata ...
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lunedì 17 maggio 2010
In pieno svolgimento la "campagna" di studio dell'ANOSS sull'accreditamento. Il convegno del 12 maggio
Il Presidente dell'ASP "Città di Piacenza" apre il 3° convegno oerganizzato dell'ANOSS ull'accreditamento.
Il convengo che si è tenuto il giorno 12 maggio a Piacenza in Santa Maria di Campagna aveva per titolo "ACCREDITAMENTO - Responsabilità gestionale unitaria: riflessi su organizzazione e personale"
Ottimo Chairman della manifestazione, Graziano Giorgi, nella foto a destra insieme a Dino Terenziani. Quest'ultimo ha illustrato una relazione di carattere generale sui principi dell'accreditamento che ha riscosso vivo interesse per la puntualità dei contenuti e la chiara esposizione. Le slides presentate sono disponibili nella colonna a fianco a sinistra. Basta cliccare sull'immagine e si possono vedere tutte e anche scaricare.
L'albero dei servizi è la metafora usata nella successiva relazion a cura di Renato Dapero dal titolo: "Rinnovamento e responsabilità gestionale unitaria". Viene posto in evidenza il fatto che i servizi hanno sempre dato "Buoni Frutti" pur non dimenticando che l'albero dei servizi ha originato simbionti e parassiti. Continuerà a dare buoni frutti, e anche migliori, se l'accreditamento diventerà l'occasione per migliorare le strutture e ridurre i danni, possibilmente da eliminare, di tutti fenomeni negativi, appunto parassiti, che si annidano nelle organizzazioni.
La successiva relazione tenuta da Giacomo Ghinolfi è stata centrata sulle problematiche del personale considerato, come esattamente descritto nel titolo, come principale fattore di qualità del servizio
Ultimo intervento, prima delle conclusioni del coordinatore della giornata Giorgi e dei richiami all'impegno della politica da parte del Presidente Mazzoli, è stato quello del sindacato . A lato Paolo Lanna, Segretario Generale CGIL di Piacenza
sabato 15 maggio 2010
Hospice a colori - Arte e cura
Giovedì 20 maggio alle 17.30 nell'Auditorium della Fondazione a Piacenza sarà presentato il libro di Fausto Fiorentini e Itala Orlando "Hospice a colori. Prendersi cura del malato grave e della famiglia".
La presentazione del libro sarà accompagnata dalla mostra delle opere dei dieci artisti piacentini.
Ai partecipanti sarà fatto omaggio del libro"
Per saperne di più vai al link di !Amici dell'Hospice" http://amicihospiceborgonovo.blogspot.com/2010/05/giovedi-20-maggio-alle-17.html
La presentazione del libro sarà accompagnata dalla mostra delle opere dei dieci artisti piacentini.
Ai partecipanti sarà fatto omaggio del libro"
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giovedì 6 maggio 2010
Partecipate al convegno sull'accreditamento dei servizi sociosanitari a Piacenza il 12 maggio
L'associazione ANOSS prosegue con lo studio dell'accreditamento dei servizi sociosanitari.
Con l'introduzione delle nuove norme regionalei si sino aperti scenari ciomplessi e anche tali da destare preoccupazioni sia per lo svolgimento dei servizi, sia per le sorti del personale oggi quanto mai difficili da decifrare
(Prosegui)
Con l'introduzione delle nuove norme regionalei si sino aperti scenari ciomplessi e anche tali da destare preoccupazioni sia per lo svolgimento dei servizi, sia per le sorti del personale oggi quanto mai difficili da decifrare
(Prosegui)
Valutazione dei rischi psico-sociali - Serve lo Psicologo?
Stress da lavoro correlato e valutazione dei rischi psico-sociali: serve lo Psicologo?
Il fattore umano come principale fattore di rischio e prevenzione per la salute e sicurezza dei lavoratori
In Italia, facendo seguito alle direttive europee, abbiamo oggi un complesso di leggi, sapientemente racchiuse nel Testo Unico D.Lgs 81/08, sufficientemente preventivo e protettivo dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Tuttavia, per quante accortezze tecniche, strumentali ed organizzative adottiamo, oltre al rischio non prevedibile ed occasionale, resta sempre un rischio residuo e mutevole dovuto al fattore umano.
Nel considerare i fattori di rischio per la salute e la sicurezza del lavoratore, oltre alla probabilità che essi si verifichino ed all’entità dal danno, che possono provocare, bisogna tener conto anche del fatto che essi siano percepiti e dal modo in cui vengono percepiti. In tal senso, talvolta, anche fattori potenzialmente poco probabili o poco dannosi, con comportamenti non corretti, possono generare rischio effettivo.
La percezione del rischio, come noto, subisce notevoli differenze individuali, di età, di esperienza, di genere, di contesto, di tempo e di luogo. Si pensi ad esempio ad un lavoratore che non abbia sufficientemente dormito, al lavoratore distratto o a quello ansioso, al lavoratore esperto o a quello neofita, oppure alle lavoratrici in gravidanza, oppure alla considerazione dell’ambiente lavorativo, come una “seconda casa” ed all’altissima statistica di infortuni domestici…
Il fattore umano di rischio, nel determinismo degli infortuni sul lavoro, delle malattie professionali e del rischio psicofisico, occupa una posizione di preminenza sugli altri fattori. Per questo motivo, già con l’ex D.L. 626/94 ed ancor più con il D.Lgs 81/08, il legislatore ha dato notevole importanza alla conoscenza ed alla percezione dei rischi, formalizzando l’informazione e la formazione dei lavoratori, come misure atte a favorire le azioni comportamentali più idonee alla prevenzione e protezione dai rischi. Con il D.Lgs 81/08, c’è un ulteriore salto di qualità ed una marcata attenzione al fattore umano ed in particolare alle condizioni di stress psicosociale, correlate al lavoro, che vengono annoverate tra i possibili fattori di rischio per la salute e la sicurezza del lavoratore.
Per leggere l'intero articolo
clicca sul link http://daperoarticolicompleti.blogspot.com/2010/05/stress-lavoro-correlato-e-valutazione.html
Il fattore umano come principale fattore di rischio e prevenzione per la salute e sicurezza dei lavoratori
In Italia, facendo seguito alle direttive europee, abbiamo oggi un complesso di leggi, sapientemente racchiuse nel Testo Unico D.Lgs 81/08, sufficientemente preventivo e protettivo dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori.
Tuttavia, per quante accortezze tecniche, strumentali ed organizzative adottiamo, oltre al rischio non prevedibile ed occasionale, resta sempre un rischio residuo e mutevole dovuto al fattore umano.
Nel considerare i fattori di rischio per la salute e la sicurezza del lavoratore, oltre alla probabilità che essi si verifichino ed all’entità dal danno, che possono provocare, bisogna tener conto anche del fatto che essi siano percepiti e dal modo in cui vengono percepiti. In tal senso, talvolta, anche fattori potenzialmente poco probabili o poco dannosi, con comportamenti non corretti, possono generare rischio effettivo.
La percezione del rischio, come noto, subisce notevoli differenze individuali, di età, di esperienza, di genere, di contesto, di tempo e di luogo. Si pensi ad esempio ad un lavoratore che non abbia sufficientemente dormito, al lavoratore distratto o a quello ansioso, al lavoratore esperto o a quello neofita, oppure alle lavoratrici in gravidanza, oppure alla considerazione dell’ambiente lavorativo, come una “seconda casa” ed all’altissima statistica di infortuni domestici…
Il fattore umano di rischio, nel determinismo degli infortuni sul lavoro, delle malattie professionali e del rischio psicofisico, occupa una posizione di preminenza sugli altri fattori. Per questo motivo, già con l’ex D.L. 626/94 ed ancor più con il D.Lgs 81/08, il legislatore ha dato notevole importanza alla conoscenza ed alla percezione dei rischi, formalizzando l’informazione e la formazione dei lavoratori, come misure atte a favorire le azioni comportamentali più idonee alla prevenzione e protezione dai rischi. Con il D.Lgs 81/08, c’è un ulteriore salto di qualità ed una marcata attenzione al fattore umano ed in particolare alle condizioni di stress psicosociale, correlate al lavoro, che vengono annoverate tra i possibili fattori di rischio per la salute e la sicurezza del lavoratore.
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Il lavoro atipico nei servizi alla persona
Secondo le rilevazioni del CENSIS sulla situazione sociale del Paese al II trimestre 2009, “il mercato del lavoro in Italia ha tendenzialmente retto, o almeno non ha reagito alla crisi peggio di quello di altri Paesi” (Fondazione Censis, “Lavoro, professionalità, rappresentanza” - 43° Rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese - dicembre 2009). Fino ad oggi gli effetti negativi determinati dalla cattiva congiuntura si sarebbero riversati esclusivamente sulle componenti meno tutelate del sistema del lavoro, tra cui, appunto “l’ampio bacino del paralavoro”: le “formule occupazionali cresciute a metà strada tra lavoro dipendente ed autonomo, che costituiscono una quota ormai importante del mercato del lavoro”. Si consideri che a giugno 2009 gli atipici erano circa 3 milioni e mezzo di lavoratori e che questi hanno registrato in 12 mesi (tra il 2° trimestre 2008 e il 2° trimestre 2009) una perdita del 4,3%, pari a 162 mila posti di lavoro. Sempre il Censis - su dati Istat - ha rilevato che ad essere maggiormente colpite sono state tutte le diverse forme di lavoro a termine (- 9, 4%), seguite in misura ridotta dalle collaborazioni a progetto ( - 12%) e dalle collaborazioni occasionali (- 19,9%). Per contro, a fronte di settori che hanno visto ridurre sensibilmente i propri livelli occupazionali come l’industria, il turismo e il commercio, ce ne sono alcuni, come i servizi pubblici sociali e alla persona che hanno aumentato il fatturato.
Nello specifico, infatti, secondo una rilevazione del Centro Studi di Legacoop (dati preconsuntivo 2009) il comparto delle cooperative sociali nel 2009 ha continuato a crescere, seppur rallentando, con un aumento di fatturato pari a + 1,85% rispetto al 2008 e un aumento di occupati pari a + 1,10% (fonte: ErmesImprese, gennaio 2010).
Al di là delle dimensioni della precarietà lavorativa, l’elemento che si vuole sottolineare in questa analisi sono le caratteristiche del fenomeno e le sue ripercussioni a livello sociale .
Per alcuni anni, dal Pacchetto Treu alla Legge Biagi, si è registrato in Emilia Romagna un utilizzo per lo più virtuoso del lavoro non standard: in sostanza l’utilizzo di questi contratti favoriva l’ingresso nel mondo del lavoro dei soggetti tradizionalmente più deboli – le donne e i giovani – e dopo un certo lasso di tempo avveniva la stabilizzazione del lavoratore attraverso contratti standard (Istituto Regionale Studi sociali e politici De Gasperi, “Il ricorso ai contratti di lavoro non standard. Un’indagine nella provincia di Bologna “– 2008)
Negli ultimi anni successivi però si è vista la graduale e trasversale diffusione dei contratti di lavoro atipici, sia in settori attraversati da momenti di crisi o da processi di riorganizzazione, sia in settori che invece hanno visto una crescita costante.
In regione, una forte crescita del settore dei servizi alle imprese e alle persone ha proposto modalità organizzative e lavorative nuove, che si intrecciano anche con i processi di esternalizzazione di molti servizi pubblici. Da qui l’aumento al ricorso dei contratti a termine, utilizzati soprattutto per garantire servizi in base all’appalto vinto dalla cooperativa. Oggi il sistema degli appalti ha portato una graduale diminuzione del numero di lavoratori a termine; parallelamente però si registra una generale preoccupazione, legata alle logiche degli appalti pubblici, dell’accreditamento dei servizi sociosanitari e dei lavori a progetto, che determinano un senso di insicurezza anche ai lavoratori assunti a tempo indeterminato: sono i rinnovi degli appalti o l’accreditamento a determinare la continuità dell’impiego; il lavoratore è chiamato a rispondere in termini flessibili per adeguarsi al lavoro e all’utenza ma resta in uno stato psicologico di profonda precarietà.
Nello specifico, infatti, secondo una rilevazione del Centro Studi di Legacoop (dati preconsuntivo 2009) il comparto delle cooperative sociali nel 2009 ha continuato a crescere, seppur rallentando, con un aumento di fatturato pari a + 1,85% rispetto al 2008 e un aumento di occupati pari a + 1,10% (fonte: ErmesImprese, gennaio 2010).
Al di là delle dimensioni della precarietà lavorativa, l’elemento che si vuole sottolineare in questa analisi sono le caratteristiche del fenomeno e le sue ripercussioni a livello sociale .
Per alcuni anni, dal Pacchetto Treu alla Legge Biagi, si è registrato in Emilia Romagna un utilizzo per lo più virtuoso del lavoro non standard: in sostanza l’utilizzo di questi contratti favoriva l’ingresso nel mondo del lavoro dei soggetti tradizionalmente più deboli – le donne e i giovani – e dopo un certo lasso di tempo avveniva la stabilizzazione del lavoratore attraverso contratti standard (Istituto Regionale Studi sociali e politici De Gasperi, “Il ricorso ai contratti di lavoro non standard. Un’indagine nella provincia di Bologna “– 2008)
Negli ultimi anni successivi però si è vista la graduale e trasversale diffusione dei contratti di lavoro atipici, sia in settori attraversati da momenti di crisi o da processi di riorganizzazione, sia in settori che invece hanno visto una crescita costante.
In regione, una forte crescita del settore dei servizi alle imprese e alle persone ha proposto modalità organizzative e lavorative nuove, che si intrecciano anche con i processi di esternalizzazione di molti servizi pubblici. Da qui l’aumento al ricorso dei contratti a termine, utilizzati soprattutto per garantire servizi in base all’appalto vinto dalla cooperativa. Oggi il sistema degli appalti ha portato una graduale diminuzione del numero di lavoratori a termine; parallelamente però si registra una generale preoccupazione, legata alle logiche degli appalti pubblici, dell’accreditamento dei servizi sociosanitari e dei lavori a progetto, che determinano un senso di insicurezza anche ai lavoratori assunti a tempo indeterminato: sono i rinnovi degli appalti o l’accreditamento a determinare la continuità dell’impiego; il lavoratore è chiamato a rispondere in termini flessibili per adeguarsi al lavoro e all’utenza ma resta in uno stato psicologico di profonda precarietà.
mercoledì 5 maggio 2010
Inchiesta di Report su Sanità lombarda, critica l'Italia dei Diritti
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COMUNICATO STAMPA
Inchiesta di Report su Sanità lombarda, critica l'Italia dei Diritti
Luigino Smiroldo, viceresponsabile per la Sanità del movimento: "Strumentalizzare i malanni del paziente in base a quanto possono far guadagnare è scandaloso, i medici sono professionisti, non venditori a provvigione"
Roma, 3 maggio 2010 - "E' evidente che esiste una speculazione sanitaria che affiora dalla gestione della Sanità lombarda". Questo il primo commento di Luigino Smiroldo, viceresponsabile per la Sanità dell'Italia dei Diritti, in seguito a quanto emerso dall'inchiesta del programma televisivo Report che ha messo in evidenza le ombre del tanto acclamato modello sanitario lombardo mostrando come al centro ci sia la logica del profitto anziché la salute dei cittadini. Persone sottoposte a interventi chirurgici non necessari, cartelle cliniche false o gonfiate, tutto ciò per ottenere rimborsi dalla Regione più cospicui. Prosegue sdegnato l'esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: "Tutto ciò parte dal presupposto che un imprenditore come Rotelli ha in mano gran parte della Sanità della regione Lombardia perché proprietario di varie cliniche convenzionate. I privati come lui non mettono al centro la persona ma la capacità del paziente di far guadagnare l'ospedale e questo, oltre a non essere appropriato, è scandaloso. Se al centro ci fosse l'individuo - spiega Smiroldo - non ci sarebbero elevati guadagni né per la clinica, né per i medici, ricattati da contratti a provvigione o simili. Infatti, se la retribuzione di uno specialista non è più basata sul principio di colui che cura la persona, il dottore perde di vista il suo compito principale, i malati diventano solo un mezzo per arricchirsi e ci si dimentica che dietro c'è un essere umano che ha bisogno di aiuto, richiesta che viene così strumentalizzata. La malattia viene quindi quantizzata in termini economici. Per tutelare cittadini - chiosa amaramente Smiroldo - sarebbe opportuno rimettere al centro la persona e i suoi bisogni, non i compensi. Occorre poi fare contratti simili a quelli dei dipendenti pubblici vietando pagamenti a provvigioni o altri inquadramenti atipici. E' assurdo considerare i medici come dei venditori, la Salute non è un business qualunque. Il problema è che se chi governa la sanità privata è d'accordo con i politici si crea l'anomalia che il controllato e il controllore sono concordi quindi viene meno la funzione di vigilanza delle istituzioni. Le parole di Rotelli sui rimborsi della Regione sono per me un pugno allo stomaco. Quelli - conclude Smiroldo - sono soldi nostri e dovrebbero essere usati per potenziare il pubblico e una Sanità che pone al centro l'individuo. Quello lombardo per me non è un modello da esportare perché non c'è vera competizione tra pubblico e privato come ad esempio avviene in Germania, Austria e altri paesi europei. Non vedo nessuna nota di merito se mezza Italia va a curarsi in Lombardia perché mancano strutture altrove, potremmo parlare di qualità se ci andassero i tedeschi, gli austriaci o gli svizzeri".
Ufficio Stampa Italia dei Diritti
Addetti Stampa
Alessandra Rossi - Andrea Maringeli
Capo Ufficio Stampa
Fabio Bucciarelli
Via Virginia Agnelli, 89 - 00151 Roma
Tel. 06-97606564; cell. 347-7463784
e-mail: italiadeidiritti@yahoo.it
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Luigino Smiroldo, viceresponsabile per la Sanità del movimento: "Strumentalizzare i malanni del paziente in base a quanto possono far guadagnare è scandaloso, i medici sono professionisti, non venditori a provvigione"
Roma, 3 maggio 2010 - "E' evidente che esiste una speculazione sanitaria che affiora dalla gestione della Sanità lombarda". Questo il primo commento di Luigino Smiroldo, viceresponsabile per la Sanità dell'Italia dei Diritti, in seguito a quanto emerso dall'inchiesta del programma televisivo Report che ha messo in evidenza le ombre del tanto acclamato modello sanitario lombardo mostrando come al centro ci sia la logica del profitto anziché la salute dei cittadini. Persone sottoposte a interventi chirurgici non necessari, cartelle cliniche false o gonfiate, tutto ciò per ottenere rimborsi dalla Regione più cospicui. Prosegue sdegnato l'esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: "Tutto ciò parte dal presupposto che un imprenditore come Rotelli ha in mano gran parte della Sanità della regione Lombardia perché proprietario di varie cliniche convenzionate. I privati come lui non mettono al centro la persona ma la capacità del paziente di far guadagnare l'ospedale e questo, oltre a non essere appropriato, è scandaloso. Se al centro ci fosse l'individuo - spiega Smiroldo - non ci sarebbero elevati guadagni né per la clinica, né per i medici, ricattati da contratti a provvigione o simili. Infatti, se la retribuzione di uno specialista non è più basata sul principio di colui che cura la persona, il dottore perde di vista il suo compito principale, i malati diventano solo un mezzo per arricchirsi e ci si dimentica che dietro c'è un essere umano che ha bisogno di aiuto, richiesta che viene così strumentalizzata. La malattia viene quindi quantizzata in termini economici. Per tutelare cittadini - chiosa amaramente Smiroldo - sarebbe opportuno rimettere al centro la persona e i suoi bisogni, non i compensi. Occorre poi fare contratti simili a quelli dei dipendenti pubblici vietando pagamenti a provvigioni o altri inquadramenti atipici. E' assurdo considerare i medici come dei venditori, la Salute non è un business qualunque. Il problema è che se chi governa la sanità privata è d'accordo con i politici si crea l'anomalia che il controllato e il controllore sono concordi quindi viene meno la funzione di vigilanza delle istituzioni. Le parole di Rotelli sui rimborsi della Regione sono per me un pugno allo stomaco. Quelli - conclude Smiroldo - sono soldi nostri e dovrebbero essere usati per potenziare il pubblico e una Sanità che pone al centro l'individuo. Quello lombardo per me non è un modello da esportare perché non c'è vera competizione tra pubblico e privato come ad esempio avviene in Germania, Austria e altri paesi europei. Non vedo nessuna nota di merito se mezza Italia va a curarsi in Lombardia perché mancano strutture altrove, potremmo parlare di qualità se ci andassero i tedeschi, gli austriaci o gli svizzeri".
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Diamo pubblicità al concorso artistico "L'inedito Anziano"
Concorso artistico “L’inedito Anziano”
Compie 10 anni il Concorso artistico letterario "L'Inedito Anziano", ideato e promosso dall'Associazione Culturale Big Ben di Modigliana (Fc).
L'intento del concorso, che anno dopo anno ha visto aumentare il numero dei partecipanti e il livello dei lavori, è quello di rappresentare "un tributo, un omaggio alle generazioni che hanno traghettato la nostra cultura ed i nostri valori nel nuovo millennio".
Il concorso si divide in cinque categorie: narrativa, poesia, pittura, scultura e fotografia. La giuria – composta da giornalisti, artisti e personaggi della cultura – selezionerà tre vincitori per ogni categoria, che saranno premiati il 2 ottobre 2010, nel corso della giornata conclusiva della manifestazione.
Il materiale dovrà essere consegnato o recapitato all'indirizzo Big Ben – Via Gramsci, 31 – 47015 Modigliana (Fc). Le opere dovranno pervenire entro e non oltre il 31 luglio 2010: in caso di spedizione farà fede il timbro postale.
Per tutte le informazioni e per ricevere copia del bando si può telefonare a Big Ben 347/8932009 o 328/2165276 e-mail info@ineditoanziano.it http://www.ineditoanziano.it/
Sostanzialmente immutate le caratteristiche che ne hanno decretato il successo tra i numerosi partecipanti alle passate edizioni, provenienti da tutta Italia e dall'estero, e tra gli operatori del settore coinvolti. Vi possono partecipare tutte le persone che abbiano compiuto il 18esimo anno di età e che intendono cimentarsi in produzioni letterarie e/o figurative aventi come chiave di lettura un'analisi "aperta" e personale della Terza Età, in grado di uscire dagli schemi della retorica, capace di collocare al centro dell'universo-mondo la figura senza tempo e, appunto, inedita dell'Anziano.
L'Inedito Anziano si avvale del patrocinio di: Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Regione Emilia Romagna, Provincia di Forlì-Cesena, Comune di Modigliana ed Accademia degli Incamminati.
Media Partner: Corriere Romagna – Gagarin (mensile di cultura e società) – Fernandel (casa editrice)
" Articolo tratto da www.articolionline.net, il sito dove pubblicare i propri articoli e prelevare gratis un articolo per il proprio sito! Link: Articoli Online "
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