Estate: stagione poetica e matura
Dobbiamo trovare l’equilibrio e il
coraggio dell’età adulta, provare stupore per il senso che diamo alla grande
bellezza della vita che ci scorre accanto.
di Giulia Dapero
“Non mettermi
accanto a chi si lamenta
senza mai alzare lo sguardo.
A chi non sa dire grazie.
A chi non sa accorgersi più di un
tramonto.
Chiudo gli occhi, mi scosto di un
passo…
Sono altro.
Sono altrove.”
(Alda Merini)
Ci è sembrato sensato inaugurare la stagione estiva con una poesia di
Alda Merini[1],
che ci ricorda la bellezza della vita e dell’essere persone per davvero. La
poetessa ci invita a non abbandonarci passivamente alla lamentela; ci esorta ad
ampliare il nostro orizzonte, a guardarci attorno e a fare qualcosa prima di
arrenderci pensando che le cose non possano essere cambiate. Ci invita,
insomma, a ricominciare: bisogna chiudere gli occhi e restare in silenzio,
fermarsi un momento. Bisogna comprendere che è anche possibile essere “altro”,
qualcosa di meglio. Questo è il nostro obiettivo: migliorare il nostro mondo
socio-sanitario, la nostra idea di “persona”, le nostre modalità di intendere
la “cura”. Non è un obiettivo che si raggiunge in poco tempo, ma, di certo,
possiamo continuare a riflettere e a migliorarci. Per questo non abbandoniamo
il sogno di fare cultura con ANOSS Magazine, cercando di offrire pagine
attraenti e offrendo spazio a chi vuole partecipare e migliorare il nostro
mondo.
Dobbiamo seguire il consiglio della poetessa e ricominciare a prestare
attenzione al tramonto. “Accorgersi di un tramonto” significa, infatti,
riuscire ad alzare lo sguardo, puntare più in alto. Ma non solo: significa
anche saper apprezzare quel momento indefinito a cui quotidianamente ci capita
di assistere, in cui non è né giorno né notte. Il tramonto, come l’alba, è un
attimo di pace e d’incertezza, che non si può restringere entro un confine
stabilito: ancora il buio non è calato, eppure la luce se ne sta andando via.
Dobbiamo imparare ad amare tutto ciò che è indeterminato e che non è scontato,
senza averne paura. È nei momenti in cui si percepisce precarietà e
insicurezza, negli attimi “critici”, che si può trovare il coraggio di agire e
di cambiare la realtà data. Questo, per noi, è uno di quei momenti. Il nostro
mondo socio-sanitario ha bisogno di nuove forze, di riflessione, di cultura, di
persone che abbiano voglia di fare qualcosa per renderlo umanamente più ricco.
La nostra fortuna è di poter lavorare accanto
alle persone, e non sulle cose. La
nostra ricchezza è di poter stare continuamente a contatto con la vita, che,
dopo tutto, è l’unica cosa che conta davvero.
Per questo anche in questo numero si parlerà di vita e di persone; si
racconteranno storie, facendo rivivere in alcune pagine diversi momenti
entusiasmanti del Meeting di Aprile; si lascerà spazio all’arte e alle
immagini, per rendere più coinvolgente la nostra riflessione; si guarderà anche
ad alcune branche importanti della nostra cultura, come l’antropologia o il
cinema. Se il numero precedente parlava della “primavera” della vita e aveva
quindi al centro l’età della giovinezza, questo si rivolge al momento più
“caldo”, più faticoso, più critico se vogliamo, che è l’età adulta. L’abbiamo
voluta connettere simbolicamente all’estate e abbiamo utilizzato i dipinti di
Paul Gauguin come sfondo. Gauguin fuggì dalla Francia per cercare un “nuovo
mondo” in Polinesia. Egli andava alla ricerca di una vita più genuina, meno
corrotta dalla violenza, dai pregiudizi e dalla razionalità tanto cara
all’Occidente. Noi vogliamo seguire Gauguin e andare alla ricerca di nuovi modi
di intendere la cura della persona, che siano più attenti alle emozioni e più
rispettosi nei confronti dell’umanità propria e altrui, che ci piace pensare
come qualcosa di sacro, di non quantificabile e di inviolabile. Noi, come
Gauguin, ricerchiamo solo un po’ di libertà e di solidarietà in più, perché
abbiamo capito che di questo si ha più che mai bisogno. Abbiamo un sogno: dare
speranza e fiducia: ognuno di noi, nessuno escluso, ha bisogno di credere che
un mondo socio-sanitario migliore è possibile. E, ognuno di noi, nessuno
escluso, ha la responsabilità di agire fin da subito affinché questa speranza
si realizzi.
[1] Alda Merini – (Milano 21
marzo 1931 – Milano 1 novembre 2009) “Poetessa dei navigli” ha sperimentato i
disagi del ricovero psichiatrico negli anni ‘70
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