È Il momento di evolversi: gli strumenti classici hanno esaurito la loro forza propulsiva.
Oggi
si parla di “Società della conoscenza” per definire una condizione particolare
del nostro tempo in cui le mutazioni avvenute nei sistemi di produzione e nei
sistemi di welfare hanno portato al centro della scena la conoscenza intesa
come fattore di produzione e come prodotto a sé. In questo tipo di società
l’apprendimento deve essere considerato come un elemento fondamentale e
permanente della propria attività e del proprio sviluppo personale.
Questa
impostazione, tuttavia, rischia di dividere la società tra chi possiede le
competenze per integrarsi in questo nuovo sistema economico, e coloro che
non le possiedono di fatto condannati ad
una condizione precaria.
È chiaro
ciascun individuo si gioca la sua autorealizzazione e la sua libertà sulla
capacità o meno di accedere al sapere e, in generale, all'apprendimento. (1)
In questo senso
si parla anche di learning society per
descrivere la nuova condizione umana, di persone che incontrano ogni
giorno il sapere e le conoscenze come nuovo capitale.
La learning
society è, quindi, un fondamento strutturale dell'economia e dello sviluppo
sociale.
Il livello di
formazione
Dal Rapporto
BES 2014 dell’ISTAT si apprende che tra il 2011 e il 2013 sono migliorati gli
indicatori sulla formazione ma che non è ancora stato colmato il divario che
separa l’Italia dal resto d’Europa, come si potrà ben valutare dall’esame dalla
misurazione dei livelli di competenza alfabetica e numerica.
Prima di tutto però
è opportuno vedere una tabella che sintetizza il trend degli ultimi anni del
livello di istruzione degli Italiani.
Età
|
Titolo
|
2011
%
|
2013 %
|
25/64
|
Diploma
superiore
|
56,00
|
58,20
|
30/34
|
Titolo universitario
|
20,30
|
22,40
|
Per quanto riguarda la formazione continua si osserva che
rimane appannaggio di un’esigua quota di popolazione: solo il 6,2% delle
persone di 25-64 anni ha dichiarato di aver svolto attività di formazione nelle
quattro settimane precedenti l’intervista, valore sostanzialmente stabile
rispetto agli anni precedenti. Se si
considera, però, chi ha svolto almeno una attività di formazione nei 12 mesi precedenti
l’intervista la quota sale al 21,9% nel 2013, dato in costante aumento rispetto al
19,2% del 2012 e al 13,9% del 2011.
Tuttavia,
gli incrementi registrati non hanno permesso di recuperare lo svantaggio
rispetto alla media dell’Unione Europea.
L’indagine
Piaac, condotta nei paesi Ocse (2),
fornisce una interessante serie di informazioni sui livelli di competenza
alfabetica e numerica della popolazione tra i 16 e i 65 anni.
Ancora
una volta gli indicatori italiani sono tra i più bassi: nel 2012, il punteggio medio
ai test di competenza alfabetica delle persone di 16-65 anni colloca l’Italia
all’ultimo posto tra i paesi dell’area considerata (250 punti contro una media Ocse
di 273 e un punteggio di Finlandia e Giappone superiore a 280).
Analoga
la situazione per il punteggio ai test di competenza numerica.
L’Italia
(247) è il penultimo paese, molto lontana dalla media Ocse (269)3.
Dando
un’altra chiave di lettura in cui i punteggi sono raggruppati in classi che
corrispondono a diversi livelli di competenza, l’Ocse fa notare che solo il 30%
circa degli italiani tra i 16 e i 65 anni raggiunge un livello accettabile di
competenza alfabetica, mentre un altro 30% è ad un livello così basso che non è
in grado di sintetizzare un’informazione scritta.
Quest’ultima
affermazione fa una sintesi impietosa della situazione dei cittadini italiani e
ci costringe a ripensare ai nostri modelli dell’istruzione media superiore e
universitaria da un lato e a ripensare urgentemente a nostri modelli formativi.
È di tutta evidenza la necessità di ricuperare e di stimolare operatori e
aziende ad assumere un nuovo atteggiamento verso la formazione lungo tutto il
corso della vita o verso un nuovo modo di vivere la formazione, definito sinteticamente
con l’espressione inglese Lifelong Learning.
Nello sviluppo
di una learning society, che in
Italia non si dovrebbe proprio rinviare, l'attenzione si deve finalmente fissare
sulla centralità che il soggetto deve
assumere nei processi formativi. Non sono altrettanto importanti gli elementi
quantitativi della formazione perché ciò
che si deve fare è porre l’accento sulla capacità umana di creare ed usare le
conoscenze in maniera efficace ed intelligente, su basi in costante evoluzione.
In questa nostra società la vera risorsa è costituita dagli stessi
individui e dal loro sapere.
Si rende necessaria la creazione di un sistema in cui la conoscenza
sia la leva dello sviluppo e l’apprendimento, quindi, ne possa rappresentare la
condizione di funzionamento.
· Occorre
tendere alla trasformazione dell’informazione in conoscenza.
·
Trasformare la conoscenza in diffusione
del sapere, in scambio e “patrimonializzazione” con un processo che va dai
singoli all’organizzazione.
·
Trasformare il sapere in comportamenti operativi così che le
conoscenze e il sapere divengano innovazione e fonte di successiva conoscenza.
L’auspicio è che nella società futura l’apprendimento e la
realizzazione del potenziale individuale siano valori socialmente condivisi e
la società stessa sia una società educante.
Oggi dobbiamo domandarci cosa sia possibile fare poiché c’è
un cammino lungo e complesso da compiere. Molti sono i problemi che affiorano e
due sono i più importanti.
Il primo è la cattiva gestione dei finanziamenti unita alla loro
scarsità e il secondo è un certo disinteresse dei destinatari, determinato più
dalla deludente attività formativa tradizionale che dalla personale scarsa attitudine.
La soluzione a questi due problemi piò essere ricercata prendendo
atto di tutto ciò che esiste nel mondo dell’elaborazione dei dati e della
comunicazione e facendone una corretta utilizzazione. La strada nuova, che ci
permetterà di affrontare la sfida dell’obsolescenza dei saperi (si veda un
interessante saggio (3) reperibile in rete) è l’applicazione del
sistema di longlife learning gestendo l’innovazione attraverso le ICT (4) (Information and Communication Tecnologies). Ciò permetterà di superare la
concezione dell’apprendimento come trasmissione e accumulo di contenuti a
favore di una nuova visione che mette i
soggetti al centro della produzione del sapere con ruolo di protagonisti dell’evoluzione.
Il controllo del processo di produzione dei saperi non sarà più solo dell’erogatore della
formazione ma se ne farà carico in parte anche il fruitore che avrà la
possibilità di compiere delle scelte in prima persona sul proprio percorso
formativo. Indispensabile l’utilizzo di modalità didattiche aperte tenendo
conto degli strumenti multimediali e delle potenzialità della rete.
L’obiettivo è costruire uno spazio in grado di rappresentare
un’evoluzione dell’e-learning dove si può creare uno sfondo culturale ampio e
flessibile e dove trovano applicazione tutti gli strumenti oggi disponibili.
Questo “luogo” avrà una dimensione sociale e culturale e
sarà in grado di modificare il
tradizionale rapporto docente – tutor – discente favorendo quest’ultimo
consentendogli di costruire spazi personali e collegamenti sociali.
L’utilizzo della rete, elle sue risorse e degli strumenti
multimediali consente di ridurre i costi e di evitare la presenza contemporanea
in un luogo fisico con beneficio ulteriore sui costi.
La centralità dell’utente e il suo ruolo attivo sono gli
elementi che consentono il superamento del secondo problema legato al giudizio
deludente sulla formazione tradizionale, troppo spesso inefficace e che in
qualche caso aveva addirittura allontanato.
Si intravedono grandi possibilità di sviluppo di un’idea che
pochi studiosi hanno già affrontato e che sarà compito degli attori della
formazione di portare a regime. Come tutte le innovazioni incontra resistenze e
se da un lato semplifica e consente di migliorare l’economicità dall’altro
impone la conoscenza e la famigliarità d’uso dei nuovi strumenti. In questo un
grande aiuto viene dalle abitudini consolidate ormai di utilizzare computer,
tablet e smartphone per navigare in internet, scattare foto e realizzare
filmati da condividere sui social network. Quest’abitudine sviluppatasi
rapidamente e in modo virale costituisce oggi la base minima per diventare
operativi con un progetto che ribalta l’idea classica della formazione, ottiene
l’interesse degli utenti perché gli consente di personalizzare almeno in parte
il percorso attraverso l’uso di strumenti noti e apprezzati, già utilizzati a
fini d’intrattenimento.
Di aspetti tecnici e progettuali specifici si parlerà in un
prossimo articolo. Chi vuole documentarsi può fare ricerche in rete con parole
chiave: società della conoscenza -
complex learning – longlife learning e simili: buona navigazione!
(1) L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) è un’organizzazione internazionale fra trentaquattro Paesi sviluppati aventi in comune un sistema di governo di tipo democratico e un’economia di mercato. L'organizzazione svolge prevalentemente un ruolo di assemblea consultiva e svolge studi economici per i paesi membri per la risoluzione dei problemi comuni e per il coordinamento delle politiche locali e internazionali dei paesi membri.
(2) L’istruzione, la formazione e il livello di competenze influenzano il benessere delle persone e aprono opportunità altrimenti precluse. L’istruzione, non soltanto ha un valore intrinseco, ma influenza il benessere delle persone in modo diretto. Le persone con livello di istruzione più alto hanno maggiori opportunità di trovare lavoro, anche se hanno una importante variabilità per tipo di diploma o laurea. Generalmente coloro che sono più istruiti hanno un tenore di vita più alto, vivono
di più e meglio perché hanno stili di vita più salutari e hanno maggiori opportunità di trovare lavoro in ambienti meno rischiosi. Inoltre, a livelli più elevati di istruzione e formazione corrispondono livelli più elevati di accesso e godimento consapevole dei beni e dei servizi culturali e, in generale, stili di vita più attivi.
ISTAT - Introduzione al cap.2 del Rapporto BES 2014
(3) “Costruire i saperi nella
società della conoscenza: il complex learning” di Eleonora Guglielman e Laura
Vettraino. Link http://www.learningcom.it/public/Documenti/58.pdf
(4) Le tecnologie dell'informazione e della
comunicazione, in acronimo ICT
(in inglese Information and Communications Technologies), sono l'insieme
dei metodi e delle tecnologie che realizzano i sistemi di trasmissione,
ricezione ed elaborazione delle informazioni. La tecnologia dell'informazione
comprende le reti di telecomunicazione, i sistemi di elaborazione e la
multimedialità che nella trasmissione telematica utilizza i tre modi
fondamentali di espressione e comunicazione della conoscenza: testo, suono e
immagine.
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