Di Giulia Dapero
(Editoriale n.12 di ANOSS Magazine)
Alice rise: «è inutile che
ci provi», disse; «non si può credere a una cosa impossibile.»
«Oserei dire che non ti
sei allenata molto», ribatté la Regina. «Quando ero giovane mi esercitavo
sempre mezz’ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose
impossibili prima di colazione»
Lewis Carrol, Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie, cap. V.
Anche noi, proprio come Alice, abbiamo bisogno di
imparare a credere a qualcosa che ora come ora ci sembra impossibile. Dovremmo
allenarci a ipotizzare nuovi mondi possibili, a immaginare quotidianamente
margini di cambiamento, che sicuramente ci restano. In particolare vorrei
provare a gettare uno sguardo nuovo su un concetto noto e per il nostro settore
molto importante: quello di relazione.
Sembra necessario oggi ricordare il valore della relazione, considerate le
caratteristiche della realtà contemporanea, nella quale la solitudine si manifesta come la condizione tipica e non dettata
dalla libera scelta individuale. Sono quasi del tutto scomparse ormai le reti
familiari forti di un tempo, e tutte le forme di appartenenza di cui prima si disponeva
si sono fatte più fragili. Siamo individui che per lo più si muovono soli, simili ad atomi che procedono
secondo percorsi diversi, scoordinati, che si intrecciano soltanto quando all’uno
sorge un bisogno e all’altro si presenta la possibilità – remunerata, si
intende – di soddisfarlo. Cresce costantemente il rischio di divenire solo una
massa indefinita, fatta di punti isolati che non sanno come coagularsi attorno
a una direzione comune. Anche nel
nostro settore talvolta si percepisce questa atomizzazione: le strutture sono,
in molti casi, sparse sul territorio nazionale come fossero isole incapaci di
comunicare. A pagare le conseguenze di questo isolamento, chiaramente, sono in
primo luogo gli operatori e gli utenti dei servizi. È di fronte a questa realtà
che mi pare che si presenti l’urgenza di un cambiamento, che deve avvenire in
primo luogo a livello culturale. Abbiamo bisogno di maggior confronto, di
occasioni di incontro, scambio e dialogo. Abbiamo bisogno, insomma, di
costruire relazioni nuove e più solide, per crescere, migliorare, sentirci appartenenti
a una comunità e ritrovare valori
importanti come quello della solidarietà.
È necessario che migliori la qualità della vita di ogni operatore, che deve
poter comunicare con gli altri colleghi, anche lontani; deve poter sentire il
sostegno di un’intera cultura di settore, che operi al fine di far sentire
ognuno di noi meno vulnerabile dal punto di vista sociale. Tra i buoni
propositi per l’anno nuovo dovremmo inserire anche questo, per riuscire a rompere
muri divisori e ostilità vuote che esistono tra tutte quelle realtà che, se da
un lato si dichiarano a favore del «sociale», dall’altro continuano a mantenere
vivi solo dei giochi di potere.
È anche per questo che stiamo progettando un
importante incontro nell’aprile 2016, aperto a tutti i professionisti di
settore, a cui abbiamo dato nome di Meeting
delle Professioni di Cura e che abbiamo deciso di estendere anche ai
familiari degli utenti dei servizi (ovvero alla comunità cittadina tutta). Si
tratta infatti di un evento di animazione culturale che vuole essere
l’occasione annuale per pensare a un futuro migliore, a partire però da
un’analisi del presente. Sarà un’occasione di incontro (un «meeting» appunto), che nasce per
diffondere cultura, ma anche per stimolare socialità e relazionalità. Vuole
restituire ore formative di alto livello, che migliorino la professionalità di
tutti gli operatori, ma vuole anche porre le basi per il dialogo tra categorie
di persone spesso in conflitto (come operatori e familiari). Sarà infine anche
un evento ludico, capace di generare bellezza e senso di libertà. Non rinuncia
ad avere nel suo titolo la parola «cura», perché è ciò di cui abbiamo più che
mai bisogno. Sarà proprio questo, infatti, che accadrà in quelle due giornate
di aprile: l’incontro di una comunità che, prima di ogni altra cosa, avrà
voluto e saputo prendersi cura di sé.
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