LA RESPONSABILITÀ
NELLA CURA E ASSISTENZA
aspetti organizzativi, assistenziali, legali ed etici
Presenza e significato
dell'ANOSS nella realtà socio sanitaria assistenziale nazionale.
Ho accettato con molto piacere di
svolgere un intervento nel convegno sui temi della Responsabilità nelle
attività di cura e assistenza organizzato da ANOSS sez. Puglia.
Già il sottotitolo dice l’importanza
dell’evento e ne misura l’ampiezza in quanto si propone di indagare gli aspetti
organizzativi, assistenziali, legali ed etici facendo un excursus completo
sulle responsabilità con un esame degli strumenti pratici e una riflessione su
valori e principi. È una bella sfida!
in quanto esponente di
un’associazione con delega all’ampliamento territoriale, potrei dire le solite
cose promozionali magari parlando alla pancia dei giovani OSS o dei giovani
disoccupati, per fare proselitismo.
Ma ANOSS non è nata per scopi
di mero interesse momentaneo, è nata, e noi la vogliamo far crescere, a difesa
di un’idea di sviluppo della cura del non autosufficiente che mette realmente
al centro l’uomo. Sappiamo benissimo che questo punto lo pongono tutti a
fondamento dell’azione, ma noi vogliamo fare di più: non limitarci alla pura e
semplice affermazione del principio ma costruire questa idea in modo concreto, svolgendo
azioni che rendano il principio veramente possibile e attuale. Intendiamo mettere
l’uomo al centro quindi intendiamo dare importanza e pari dignità
all’anziano/disabile e all’operatore. Tutti gli operatori senza distinzioni e
prevalenze perché noi siamo ANOSS Operatori Sociali e Sociosanitari quindi OSS,
ma anche medici, infermieri, fisioterapisti, educatori/animatori, dietisti ecc.
Certo l’OSS assume un’importanza fondamentale
per noi, in primo luogo per il peso numerico, trattandosi di oltre 340 mila in
Italia, poi, e soprattutto, per l’importanza strategica del professionista che
più di ogni altro opera ed è vicino al bisogno.
ANOSS si occupa di formazione a tutto
campo. Agli OSS ma anche alle altre figure e pone un particolare rilievo alle
figure che costituiscono il MIDDLE MANAGEMENT. La ragione è semplice: le figure
intermedie sono quelle che più sopportano il peso dell’organizzazione e su di
loro poggiano molte delle speranze di buon funzionamento e di efficace
assistenza. Devono essere tecnicamente capaci e alo stesso tempo pronte a
sopportare gli stress professionali per le responsabilità che in particolare
ricadono su di loro. Sono stressate dai loro capi che vogliono il meglio al
minor costo e lo sono anche dalle collaboratrici che a volte si sfilano dalle
responsabilità o chiedono supporti tecnici. Senza parlare poi del
coordinamento, cioè delle competenze necessarie a mantenere unita “la squadra”
spesso eterogenea per età, capacità tecniche e cultura generale.
L’altro argomento fondamentale da trattare è la
motivazione. Per ANOSS motivazione e lavoro di squadra sono i due elementi del
filo conduttore di ogni corso e costituiscono il fondamento della nostra
mission. Sappiamo che il lavoro di cura è difficile e stressante, che spesso sfocia
nel burnout, ma siamo anche convinti che sia anche il lavoro più bello per le
sue componenti relazionali. È proprio valorizzando questa componente e portando
a nudo le emozioni degli operatori che si può trovare la via per un più
efficace rapporto tra i due soggetti umani che si confrontano nel delicatissimo
rapporto di cura.
Noi intendiamo lottare per una evoluzione
positiva della cultura del lavoro partendo dallo studio della situazione
attuale . L’Italia è piena di vincoli corporativi che non sono mai stati
abbattuti perché nessun partito ne ha veramente avuto l’intenzione. Così
all’affacciarsi di una nuova categoria professionale alla soglia della
popolarità ecco che la stessa immediatamente pensa di costituire il suo scudo da
quello che ritiene siano le invasioni
barbariche da parte delle altre funzioni. E inventa o propone la creazione
di un albo o di un collegio o di un ordine. Forse l’immagine della professione
ne guadagna perché quanto meno si è posta nelle stesse condizioni delle altre
storiche, ma succede anche che lo sviluppo della cultura professionale, chiusa
in difesa, diventa autoreferenziale. Nelle nostre realtà assistenziali bisogna
abbattere i vincoli di vago sapore corporativo: tutti! Bisogna cancellare le
rendite di posizione connesse alla storia delle professioni e questo non per
cieco ideologismo, ma perché conviene a tutti che non ci siano steccati tra le
professioni. Il rispetto per il lavoro dovrà tendere ad una serena interpretazione
del concetto di uguaglianza: ognuno deve avere uguale dignità davanti al mondo
in quanto lavoratore e in quanto portatore di una cultura professionale
specifica. La specificità professionale deve essere un vanto, non per dividere,
ma per formare un nuovo e più alto concetto di collaborazione. Questo è integrazione!
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A Keynes, il grande economista del
secolo scorso a cui si deve gran parte delle soluzioni per risolvere la grande
depressione del ‘29, è attribuito questo aforisma: “La difficoltà non sta nel credere nelle nuove idee ma nel rifuggire
dalle vecchie”
In conclusione, l’atteggiamento
innovativo è il connotato distintivo della nostra associazione e di questo
siamo fieri, certi che faremo per la nostra parte il compito di proporre una
nuova linea formativa e di conseguenza operativa in un momento che si fatica a
comprendere e in cui tutti hanno bisogno di credere in qualcosa. Offriremo
corsi di formazione tradizionali per far si che giovani disoccupati o
inoccupati possano trovare modo di esprime le loro aspirazioni, ma offriremo
anche forme nuove e diverse per cogliere al meglio il grandioso potenziale
umano ed emotivo che veramente potrà fare la differenza nel lavoro di
assistenza che ha una componente relazionale determinante.
E, da ultimo, e non per piaggeria, posso
affermare che più conosco le caratteristiche umane diffuse nelle terre del
nostro sud, forse per certi versi più povero ma non povero di cultura e di ideali,
e più mi convinco che proprio in queste terre c’è una maggior propensione ad accogliere
il senso profondo della nostra visione e del nostro messaggio.
Dott. Renato Dapero (ANOSS - Vicepresidente nazionale)
Intervento al convegno di ANOSS-
Puglia
Istituto
Borea – Sala conferenze
piazza
Garibaldi 18 - Bari
26
maggio 2012
[1] La Parabola
dei ciechi è un dipinto a
tempera su tela (86x154 cm) di
Pieter Bruegel, databile al 1568 circa e conservato nel Museo di Capodimonte di
Napoli. È firmato in basso a sinistra "BRVEGEL.M.D.LX.VIII.".
La scena raffigura un gruppo di sei ciechi che avanza in
fila indiana, ciascuno appoggiandosi sulla spalla dell'altro, lungo una linea
obliqua un po' sfasata rispetto al primo piano. Quattro avanzano poggiando una
mano o il bastone sul compagno che lo precede, ma il primo già è caduto nel
fossato e il secondo lo sta per seguire, trascinando tutti gli altri.
Accentuato quindi il senso drammatico, con la rappresentazione contemporanea
delle diverse fasi della caduta. Con grande realismo l'artista rappresentò i
ciechi con lo sguardo perso nel vuoto e le cavità oculari vuote.
Essi sono simbolo della cecità spirituale umana, che riserva
un destino infelice. ( da Wikipedia)
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