Non mi è mai piaciuto leggere un testo importante o una poesia o una canzone d’autore e accontentarmi dell’interpretazione ufficiale. Ho sempre cercato di andare oltre perché penso, così di rispettare al meglio la volontà dell’artista, che, tenendo conto della grande variabilità della sensibilità umana, è quindi consapevole anche del fatto che il messaggio della sua opera non può essere «letto» in un modo solo.
È il caso della lettura che abbiamo fatto al Meeting (Piacenza, 20 Aprile 2016) della
canzone La storia di Francesco De Gregori. La canzone offre un’interpretazione
della storia come fatto che appartiene e dipende dalla gente comune, in ciò
confermando la visione più accreditata dal pensiero contemporaneo che ha
superato la concezione della Storia come prodotto dei grandi uomini. Il
contenuto è complesso e colto il riferimento, ma noi, raccogliendo l’implicito
invito dell’autore vogliamo partecipare in modo un po’ più consapevole alla
scrittura della storia in perfetta sintonia con l’invito esplicito a «non
sentirsi esclusi».
Assumiamo questa canzone come bandiera della nostra
missione.La storia siamo noi,
nessuno si senta offeso.
Non sono solo gli altri che hanno deciso tutto, siamo
anche noi, con il nostro comportamento passivo e con la nostra vita distratta,
per il troppo amore verso le cose e le persone più care e più vicine. Nessuno
quindi si senta offeso perché nessuno ci ha voluto offendere e soprattutto gli
altri non sono individuabili e non sono solo loro i responsabili, noi abbiamo
contribuito quindi come potremmo offenderci? Siamo stati anche noi.
La storia siamo noi,
attenzione, nessuno si senta escluso.
Nessuno di noi è esentato da un ruolo nella storia,
nessuno di noi quindi può stare a guardare! Possiamo svegliarci tristi o
svogliati, possiamo sentirci antipatici e polemici, ma poi, alla fine, dobbiamo
smettere di pensare che “altri” non hanno fatto: dobbiamo rimboccarci le
maniche!
La storia siamo noi,
siamo noi queste onde del mare
questo rumore che rompe il silenzio
questo silenzio così duro da raccontare.
Siamo come le onde del mare dall’eterno movimento
ritmico e incessante, a volte calmo e rassicurante, a volte gonfio e impetuoso,
tale da spaventare, ora forte e sicuro, come baluardo consapevole e custode di
una grande cultura.
è il momento in cui dobbiamo rompere il silenzio,
esporre la nostra faccia dopo il lungo tempo in cui abbiamo lavorato in
silenzio. Perché il lungo silenzio rischia di renderci indifferenti e quindi
inespressivi e muti di fronte il disagio. Il troppo silenzio è duro da
raccontare, ma noi dobbiamo farlo e farlo subito!
E vogliamo farci sentire, perché noi sappiamo che non sono
tutti uguali e sono molti comunque quelli che in fondo aspettano che finalmente
ci facciamo sentire, forse perché anche loro, hanno dei lunghi silenzi,
difficili da raccontare. Non cadremo nell’inganno di chi ci ha raccontato che
sono tutti uguali per farci
restare chiusi dentro casa
quando viene la sera.
Però la storia non si ferma davvero
davanti a un portone
e le brucia
la storia da torto e da ragione
Il flusso degli eventi frutto del caso o di decisioni,
a volte giuste a volte inopportune, non si può fermare. Non possiamo chiudere
la storia fuori dalla porta e lasciare che altri ne facciano quello che
vogliono. Perché la storia non si piega alla volontà di pochi, la storia non
rispetta i corrotti e corruttori, la storia entra e non modifica ma crea la
realtà. Attenzione però perché a
qualcuno darà torto e a qualcuno ragione e non possiamo permetterci di essere
quelli cui darà torto perché in tal caso essa entra nelle stanze e brucia,
brucia tutto, anche quello che c’è di buono.
La storia siamo noi
siamo noi che scriviamo le lettere
siamo noi che abbiamo tutto da vincere
o tutto da perdere.
Dobbiamo creare una rappresentazione della nostra
realtà (scrivere le lettere) perché solo così possiamo “vincere”.
Dobbiamo parlare del nostro impegno, declinato nei vari livelli professionali,
del nostro coraggio nell’affrontare il disagio psicofisico, della nostra
cultura. Dobbiamo descrivere la nostra consapevolezza che gli esseri umani sono
tutti dei pezzi unici irripetibili, che devono essere rispettati e che a questo
noi, dai nostri posti diversi, siamo chiamati. Possiamo rispettare gli standard
dell’accreditamento, possiamo attenerci ai manuali e alle procedure, ma non
possiamo dimenticare la nostra natura di esseri umani a contatto con gli altri.
Altri uomini e donne che soffrono e piangono, che prendono e danno e a volte
non capiscono. Sentitevi liberi di dire, raccontateci oggi qui le vostre
esperienze e le vostre emozioni. Condividiamo un momento di espressione e di
bellezza, perché siamo davvero noi che possiamo vincere e che però abbiamo tutto
da perdere!
Ora vorrei che fossimo qui tutti presenti e con gli occhi
aperti sapendo benissimo cosa fare
La storia siamo noi
padri e figli
Proprio questo è il punto che ci lega. Noi siamo il
raccordo tra generazioni, siamo quelli che in qualche modo, anche noi momenti
più disperati, rappresentiamo un anello di congiunzione, o questo dovremmo
diventare.
La storia siamo noi
siamo noi questo piatto di grano.
La chiusura è misteriosa e magnifica come la presenza
della natura. Siamo come un piatto di grano, un elemento di ricchezza, che
possiamo subito mangiare, o che possiamo seminare per una sfida e una promessa
di ricchezza futura.
Ringrazio tutti quelli che vorranno raccogliere il
messaggio di riflessione e di azione che deriva da queste parole di questa
magnifica canzone e da questa interpretazione forse un po’ addomesticata ma
tanto potente per noi. Siamo noi tutti insieme che possiamo proporci per un
cambiamento del sistema.
Questo cambiamento dovrà essere una vera rivoluzione che non può essere
affidato a qualche singola mente colta e preparata o semplicemente intrigante… Diamoci tutti insieme il coraggio e apriamo un magnifico cantiere di
innovazione.
Abbiamo due importanti alleati: I dati di fatto che gridano la necessità
di cambiamento e la nostra sete di riconoscimento e di bellezza!
Di seguito un video che mostra la prima parte del Talk-show del 20 Aprile.
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Arrivederci alla prossima edizione del Meeting delle Professioni di Cura che si terrà a PIACENZA il 5 e 6 Aprile 2017 in una nuova suggestiva location...
... Con tante nuove idee e con tante persone che sceglieranno di partecipare per cambiare le cose.
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