di Monica Manzoni
Vi siete mai chiesti perché sudiamo? La risposta può sembrare ovvia: è
un meccanismo di termoregolazione che consente di raffreddare il corpo grazie all'evaporazione del liquido presente sulla pelle. Ci succede però di sudare
anche se non fa caldo. È il cosiddetto «sudore freddo», fortemente legato a
stati d’animo di ansia o paura. E che dire di chi, come mio figlio, suda quando
piange? È evidente che il meccanismo che provoca la sudorazione non risponde
semplicemente a input corporei, come la temperatura, ma anche a quelli emotivi.
Questo è possibile grazie al collegamento esistente tra mente e corpo. Il corpo
risuona sulle frequenze dei nostri pensieri e delle nostre emozioni. Non siamo
fatti per essere materia animata dalla mente, bensì esseri viventi la cui mente
è il prodotto dell’attività di un apparato organico del corpo, il sistema
nervoso, come la digestione è il prodotto dell’attività dell’apparato
digerente. Gli stati mentali ed emotivi attivano sia il sistema nervoso
centrale, che ha come principe il cervello, sia il sistema nervoso autonomo,
che è direttamente collegato a organi come il cuore, lo stomaco, il fegato,
l’intestino e tanti altri.
Robert Levenson è un ricercatore nelle aree della psicofisiologia umana e delle neuroscienze delle emozioni all’università di Berkeley (California). I suoi studi (2) hanno dimostrato che il sistema nervoso autonomo svolge un ruolo critico nelle emozioni, generando segnali ad alto valore comunicativo nei confronti degli altri appartenenti alla specie e producendo sensazioni viscerali che danno forma all’esperienza emotiva soggettiva. In altre parole, le lacrime e il sudore non solo sono correlati corporei di esperienze emotive di tristezza o paura, ma sono anche segnali esterni che ci aiutano a comunicare il nostro stato emotivo interno agli altri. Grazie a loro siamo più consapevoli delle nostre emozioni e impariamo meglio a riconoscerle negli altri, ovvero affiniamo le nostre capacità empatiche. Infine, ci aiutano a regolare e ad avere maggior controllo sulle emozioni dannose e improduttive.
Nonostante queste e molte altre evidenze, è ancora diffuso il
pregiudizio che non ci sia una simile relazione tra stati emotivi e corporei. Molti
infatti non sono disposti a considerare come prodotto del naturale funzionamento
umano il legame tra sofferenza dell’anima e del corpo e piuttosto nutrono
l’intimo preconcetto che se la malattia del corpo non ha un’origine organica
allora si è di fronte ad un caso di pazzia. D’altra parte, anche ne “Il malato
immaginario” di Molière il termine immaginario ha l’accezione di folle. Eppure
chiunque abbia vissuto un momento di profonda tristezza ha sentito le sue
spalle raggomitolarsi e i movimenti rallentarsi.
Chiunque abbia provato un’intensa preoccupazione ha sentito lo stomaco
chiudersi e il respiro affannato. Come di consueto in Psicologia e felicità,
spostiamo subito l’attenzione sulle implicazioni positive del legame
mente-corpo. Recenti studi scientifici condotti dall’American Psychological
Association (3) dimostrano che la gratitudine ha effetti benefici sul
cuore. In particolare, 186 persone con insufficienza cardiaca asintomatica,
ognuna delle quali aveva precedentemente sofferto di un attacco di cuore nella
sua vita, sono state invitate a tenere un diario della gratitudine per gli
aspetti di vita quotidiani. Grazie a questa pratica, i partecipanti hanno
potuto migliorare la propria salute mentale e fisica, ottenendo un migliore
umore, qualità del sonno, minor affaticamento ed effetti positivi sui disturbi
cardiaci (riduzione dei livelli d’infiammazione del cuore e aumento della
variabilità della frequenza cardiaca).
Gli stessi risultati sono confermati in altri studi, tra cui soprattutto
quelli dell’HeartMath Institute in
California(4). Le ricerche di questo prestigioso ente, coordinate da un team di
cardiologi, psicologi e psicofisiologi, hanno inoltre esplorato la connessione
cuore-cervello, mettendo in luce una comunicazione a due vie (5). A scuola
abbiamo studiato che il cuore risponde costantemente agli ordini inviati dal
cervello, ma quello che raramente le persone sanno è che il cuore invia molti
più segnali al cervello di quelli che il cervello invia a lui! Questi messaggi hanno
un significativo effetto sia sui processi emozionali che su funzioni cognitive
come attenzione, percezione, memoria e capacità di risolvere problemi. Se
vogliamo tornare al nostro esempio del sudore, uno studio che ha misurato in
maniera precisa la risposta microdermica (ovvero lievissime variazioni della
sudorazione, ma indicative dell’attività del sistema nervoso autonomo), ha
concluso che è un indice psicofisiologico sensibile delle variazioni
dell’eccitazione del sistema nervoso autonomo simpatico che è integrata con
stati emotivi e cognitivi.
Inoltre, stati di eccitazione fisica espressi tramite variazioni della
sudorazione influenzano la cognizione e l’emotività, grazie alle sostanze
chimiche presenti nel sudore che fungono da messaggeri per il cervello (6).
Immaginate allora che esista una strada che collega la mente al corpo.
La ricerca dimostra oggi che questa strada può essere percorsa in entrambe le
direzioni: anche gli stati del corpo possono influenzare i nostri pensieri e le
nostre emozioni. Il lavoro di ricerca di Amy Cuddy, psicologa esperta a livello
mondiale di linguaggio del corpo, è concentrato esattamente sulla seconda via,
quella corpo-mente (7). Cuddy ha trovato che determinate posizioni assunte dal
corpo sono in grado di rilasciare messaggi chimici potenti per lo stato mentale
ed emotivo. Questi studi non fanno che confermare ciò che la saggezza orientale
tramanda da secoli (es. il potere calmante della respirazione profonda sulla
mente).
Bibliografia
(1) Martin Seligman, Fai fiorire la tua vita. Una nuova, rivoluzionaria visione della felicità e del benessere, Anteprima, 2012.
(2) Robert W. Levenson. Blood,
sweat, and fears: the autonomic architecture of emotion, in Annals of the New York Academy of Sciences,
Dicembre 2003, 1000: 348-66.
(3) Paul J. Millis, Laura Redwine, Kathleen Wilson, Meredith A. Pung,
Kelly Chinh, Barry H. Greenberg, Ottar Lunde, Alan Maisel, Ajit Raisinghani,
Alex Wood, Deepak Chopra. The role of
gratitude in spiritual well-being in asymptomatic heart failure patients, in
Spirituality in Clinical Practice,
2015, 2 (1): 5.
(4) Rollin McCraty. The Grateful
Heart: The Psychophysiology of Appreciation, in The Psychology of Gratitude, Oxford University, 2004: 230-55.
(5) Rollin McCraty. Heart-Brain Neurodynamics: The Making of Emotions.
In Issues of the Heart: The Neuropsychoterapist special issue, 2015: 76-110.
(6) Hugo D. Critchley. Electrodermal responses: what happens in the
brain. In Neuroscientist, 2002, 8 (2): 132-42.
(7) Amy Cuddy. Il potere emotivo dei gesti. Sperling & Kupfer, 2016.
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