Per quali ragioni si può decidere di intraprendere un percorso dedicato alla scrittura autobiografia? In che modo può essere utile per la nostra vita, mostrandosi come attività formativa, terapeutica e ludica al tempo stesso?
Oggi vogliamo rispondere sinteticamente a queste domande, per spiegarvi come mai abbiamo deciso di inserire nell’offerta formativa del Meeting delle Professioni di Cura ben due laboratori di scrittura creativa in chiave autobiografica.
Corsi
come questi nascono da alcune importanti constatazioni. In primo luogo,
infatti, dedicarsi alla scrittura autobiografica significa avere un’opportunità
per indagare e portare allo scoperto i «fili» importanti con cui si tesse la
propria vita: se ci si immerge a fondo nella scrittura, senza troppe
preoccupazioni formali – sentendosi liberi di lasciarsi andare all’emozione – ciò che emerge è sempre più ampio e
profondo di quanto ci si aspettava. Così si intraprende un’esperienza che va
oltre l’esercitazione artistico-letteraria e assume il valore di una migliore conoscenza di sé. Ciò diventa
particolarmente vero quando, nel raccontare, le emozioni non vengono censurate
o tralasciate in vista di cronache o analisi successive, ma vengono invece
accolte pienamente come parte integrante dell’esperienza narrata e come forza
capace di far vibrare il testo.
Questa
attività permette di lavorare su due versanti: da un lato quello della
ricostruzione autobiografica consapevole, razionale e attenta (secondo il tempo
lineare e attraverso forme di scrittura tradizionale) e dall’altro quello dell’espressione
letteraria spregiudicata, libera e talvolta disarticolata, che è tale però da
aprire visioni sull’inconscio. Su
entrambi i versanti si procede attraverso giochi, microstorie, componimenti
poetici, affabulazioni non necessariamente coerenti, prose che si strutturano o
che, all’opposto, si smembrano in scarabocchi letterari. Il far emergere
contenuti che abbiano la forza della verità,
o che favoriscano una nuova visione di
sé per chi scrive, legittima i mezzi più disparati e lontani tra loro: ci
si può muovere tra gli estremi della scrittura
come meditazione e della scrittura
come gioco apparentemente fine a sé stesso. Anche il concedersi forme di
ironia e autoironia con sberleffi letterari, infatti, può avere una sua
utilità, soprattutto per bonificare la
mente da immagini stereotipate.
Esiste
però anche un altro aspetto importante che emerge in queste esperienze di
scrittura creativa, che travalica l’aspetto letterario e può essere detto
usando una semplice parola: condivisione.
Questi corsi ospitano generalmente gruppi di 5/6 persone, alle quali viene data
la possibilità di leggere i propri scritti. Chi sceglie di scrivere in chiave
autobiografica accetta di esporsi, talvolta di mettersi a nudo, e ciò può
essere utile in primis a lui stesso – perché può rivisitare il proprio vissuto
– e secondariamente anche agli altri che lo ascoltano. Attraverso la
condivisione verbale e la rilettura ad alta voce di quanto si è scritto – o
almeno di passaggi – nasce lo scambio di
tutti con tutti.
In ultima
analisi, quindi, ogni partecipante può vedere quest’esperienza come qualcosa
cui dare forma, in base a intuizioni e bisogni emergenti, offrendo stimoli e
aprendosi al sostegno del gruppo.
Ringraziamo
di cuore Marco Franchini, che
condurrà i laboratori di scrittura il 21 Aprile al Meeting delle Professioni di Cura
e che ci ha suggerito le parole per descrivere il valore di questa meravigliosa
attività. Di seguito gli orari, i titoli e i destinatari dei due laboratori, ai
quali saranno ammessi i primi 6 partecipanti iscritti:
- C-05
Laboratorio di scrittura creativa in chiave autobiografica [21 Aprile, h. 9-13]
DESTINATARI: persone di qualunque professionalità interessate
all’argomento.
- D-05
Il valore del gioco tramite la scrittura: mostrarsi, fare le boccacce,
mostrarsi meglio ancora [21
Aprile, h.14-18]
DESTINATARI: persone di qualunque professionalità
interessate all’argomento
Non è
necessario aver partecipato al corso del mattino per partecipare a questo del
pomeriggio.
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