lunedì 26 gennaio 2009

Verso un "Codice comportamentale" per gli OSS

Codice comportamentale OSS: la prima giornata di studio.
Il 19 gennaio scorso a Piacenza si è svolta la prima giornata di lavoro finalizzata alla redazione di un “Codice comportamentale dell’OSS”.L’iniziativa, promossa da ANOSS Emilia Romagna, oltre ai responsabili locali dell’associazione, ha visto la presenza di tre esponenti de “La Bottega del Possibile” (la Presidente Mariena Scassellati, un OSS e un IP) di due OSS degli Ospizi Civili di Piacenza, due OSS appartenenti a Migep operanti presso l’AUSL di Rimini e una formatrice di Studio Vega. Il percorso appena iniziato si prefigge di giungere ad una conclusione con un testo di codice comportamentale il più possibile condiviso coi partecipanti che rappresentano diverse realtà associative e anche una azienda di formazione, da poter sottoporre ad un pubblico più vasto nel convegno che ANOSS ha già previsto di realizzare a Rimini durante la manifestazione Euro-PA che si terrà nei primi giorni di aprile.
La giornata si è svolta secondo programma nella sede messa gentilmente a disposizione da”Ospizi Civili” di Piacenza. Si è aperta con un’introduzione del coordinatore della sez. Emilia-Romagna ANOSS che ha indicato le motivazioni e definito gli obiettivi del progetto. Si è messo in evidenza che nella vision dell’associazione c’è una cultura assistenziale basata sulla centralità della persona e sulla partecipazione dell’operatore in una posizione strategica per la qualità del servizio.
Importante il fatto che ANOSS non sia una associazione di categoria; ciò rende più facile lo sviluppo di visioni integrate del servizio ma esclude che l’associazione stessa possa pensare alla produzione di codice deontologico di cui dovrebbe provvedere poi alla gestione applicativa. Questo compito esula del tutto dalle possibilità e dalla volontà dell’ANOSS.
ANOSS si propone di contribuire alla redazione non di un codice professionale inteso come raccolta di norme, spesso dotate di sanzione, emesso e gestito da un organismo rappresentativo della categoria, ma di un documento contenente indicazioni e messaggi utili a capire la realtà e a gestire la relazione professionale nel modo più produttivo e umanamente più bello.
Di grande rilievo il contributo della “Bottega del Possibile” che introduce con forza due concetti. Il primo riguarda la promozione della domiciliarità fin quando è possibile e l’obiettivo dell’associazione è spingerne sempre più in avanti il limite, o, con felice terminologia, potenziare la “soglia del possibile”.
il secondo riguarda gli OSS definiti interlocutori privilegiati i quali dovrebbero essere coscienti del valore delle competenze relazionali nel lavoro di cura e a tal fine devono impegnarsi gli amministratori pubblici e le altre figure di rilievo. Gli OSS non sono operatori di basso livello ma costituiscono un’opportunità preziosa nella rete di risorse in quanto operano al livello più vicino alle persone che hanno bisogno. Operano faccia a faccia quindi devono lavorare bene e costituire un ponte tra la persona, la famiglia e le istituzioni. La figura professionale non deve essere quella di operatore d’assistenza nelle strutture di anziani e disabili, ma è anche di operatore fondamentale nei servizi domiciliari e anche verso i minori.
Di grande impatto emozionale oltre che utili sul piano tecnico sono stati i due film proiettati durante i lavori. La Bottega del Possibile con queste opere editoriali di grande qualità (Ottime regia e musiche originali) ha sottolineato con racconti reali la difficoltà della professione di OSS, l’estrema varietà di interventi possibili (Minori anziani disabili a domicilio in struttura diurna residenziale e ospedaliera) tutti caratterizzati da un elemento portante e fondamentale che è la sottile differenza che si fa nel servzio mettendo a disposizione la potente ricchezza derivante dagli aspetti relazionali nell’incontro tra operatore e assistito e tra operatore e parenti.
Aspettiamo di rivedere almeno uno degli interessanti filmati a Rimini nel prossimo convegno.

Si ringrazia la Direzione di Ospizi Civili che ha messo a disposizione i locali per l’incontro e tutti i partecipanti che col loro contributo hanno consentito lì’avvio di uno studio che si profila di grande impatto sulla cultura diffusa degli OSS come professionisti di alto profilo.

Dopo aver analizzato le proposte esistenti di codice OSS si comunicherà la data del prossimo incontro

venerdì 23 gennaio 2009

Scuola di comunità



Forum Solidarietà e Provincia di Parma organizzano la “Scuola di Comunità”,
un’iniziativa per mettere a confronto il volontariato, le istituzioni, il terzo settore.

La “Scuola di Comunità” è lo sviluppo locale della “Scuola di Volontariato” promossa, a livello regionale, dal Co.Ge Emilia Romagna e dal Coordinamento Centri di Servizio per il Volontariato Emilia Romagna. La scuola si propone lo scopo di stimolare riflessioni sull’importanza dell’agire gratuito e favorire la crescita del capitale umano impegnato nelle organizzazioni di volontariato.


Ho preso parte ad un primo incontro in rappresentanza dell'associazione di promozione sociale ANOSS sez. Emilia-Romagna.
Questo primo seminario si è tenuto a Parma presso l'Hotel Stendhal sabato 17 gennaio. La giornata si è svolta in due momenti con una prima relazione sui beni relazionali e il capitale sociale e una seconda sugli stili di leadership in vista della produzione di capitale sociale.
Ottimo relatore è stato il Prof. Ivo Colozzi, ordinario di Sociologia presso la facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Bologna

I temi dell'incontro di studio sono stati trattati partendo da una sottile analisi sul futuro del welfare che vede il terzo settore come sicuro protagonista. Le ragioni di questa previsione di successo del terzo settore sono state sintetizzate in 4 punti:

  1. è più facilmente innovativo - Ne sono una prova le comuità terapeutiche per tossicodipendenti che hanno affrontato e conseguito gli obiettivi con criteri e metodi orginali,
  2. è un elemento di democratizzazione del welfare - è caratterizzato da una maggior vicinanza ai cittadini e ai loro bisogni, partecipa ai "tavoli" di programmazione,
  3. ha flessibilità nelle risposte - a differenza dell'ente pubblico gode di maggior flessibilità operativa e di una capacitrà di rapida modifica degli "stili",
  4. è capace di produrre beni relazionali e capitale sociale
Il fatto di nascere con caratteristiche implicite di operatore con spiccata e naturale feeling relazionale è la qualità più rilevante del terzo settore!
A questo punto è interessante l'esame approfondito di cosa significhi "bene relazionale". La maggior lettura sull’argomento parte dalla distinzione dei beni in tre categorie:


  • BENI PRIVATI = Tipico prodotto del "mercato"; destinanti allo scambio tra soggetti singoli come un'automobile, un frigorifero, un pranzo al ristorante o un viaggio. Normalmente li producono aziende private
  • BENI PUBBLICI = Caratterizzati dalla fruibilità per tutti, ovvero dal godimento indivisibile come ad es. l'illuminazione pubblica. Godimento indipendente dal pagamento. Normalmente prodotti dallo Stato
  • BENI RELAZIONALI = Intangibili ma determinati: si producono attraverso una relazione e sono essi stessi relazione, implicano riconoscimento dell'altro, vengono goduti in interazione con altri e vengono prodotti (e simultaneamente goduti reciprocamente) senza motivazioni strumentali. I beni relazionali producono inclusione che è il contrario della solitudine ed è la premessa della coesione sociale.
Una breve digressione sul concetto di servizio che a differenza del prodotto comprende sempre una relazione. Nel caso dei servizi la relazione è importante e serve a misurarne la qualità, ma il bene scambiato non è la relazione come nel bene relazionale.

Il relatore ha riferito del Rapporto CENSIS 2007 nel quale è stato dato un quadro dell’Italia in cui la società è sfilacciata e la coesione sociale è debole. Ciò sulla base del peso dei divorzi, della valutazione dei legami tra generazioni e della solidarietà verso l’altro –diverso-.

Se ciò è vero, se se siamo in una realtà sociale che si sta spappolando, è strategico per il benessere della gente attrezzarsi per costruire beni relazionali. Una conclusione possibile è che chi è capace di produrre beni relazionali può e deve lavorare per il progresso della società.
Il terzo settore ha questa capacità, più dello Stato e del mercato, che invece, mettendo frequentemente, con la loro azione, in forse la fiducia, sono consumatori di beni relazionali.
I beni relazionali non nascono dal comando (Tipico modo di esprimersi dello Stato) e non sono finalizzati allo scambio (Modo tipico del mercato). La relazione è povera di valori quando è dovuta per legge o finalizzata allo scambio.

Così come l’insieme dei beni costituisce il capitale, la somma dei beni relazionali costituisce il capitale sociale. In sintesi il capitale può essere:

  • ECONOMICO = denaro
  • UMANO = capacità dell’uomo
  • SOCIALE = dotazione di relazioni attivabili senza dispendio di denaro e senza uso di potere


Il secondo modulo della giornata formativa prevedeva uno studio relativo agli stili di leadership relativamente allo sviluppo di comunità. Scopo del modulo era verificare, quando e in che misura, produrre caopitale sociale dipende dal modo in cui un leader conduce un gruppo o un'organizzazione.

Il docente ha arricchito la relazione con una tabella in cui viene data rappresentazione di quali caratteri o madalità, in relazione a cinque item, producono beni relazionali e quali costituiscono aspetti negativi o, in gergo, "reti antagoniste"

Per creare beni relazionali bisogna che siano rispettati i seguenti principi

OGGETTO dell'attività: Lecito. Trasparente. Non direttamente economico

Le REGOLE: Esplicite e con procedure trasparenti

La STRUTTURA: Orizzontale. Flessibile. Elastica

FLUSSI informativi: Interconnessi. Bidirezionali . Microinformazioni rilevanti

RAPPORTO con ambiente: Cooperativo. Informato. Non predatorio

(Fonte Fondazione Brodolini)

Da una lettura attenta della tabella si traggono informazioni importanti riguardo la modalità più idonea per gestire la leadership.

La lòezione si è svolta cercando di dare i giusti significati alle parole e spiegando il giusto peso delle nuove espressioni che, al di là dei fenomeni di "moda", si stanno affermando per i contenuti più sottili che riescono ad evocare e a portare akll'attenzione di tutti.

Governance non è semplicemente un inglesismo o una deriva linguistica del termine con cui si indica il governo e l'attività di governo. Si tratta in realtà di una costruzione logica basata su un diverso modo di ionterpretare e gestire gli atti di governo. Alla gestione degli atti di governo viene riconnessa normalmente una situazione di potere e tendenzialmente si ritiene che si esplichi attraverso l'espressione del comando. Questo è ciò che, in lingua inglese, viene correttamente reso col vocabolo government. La modalità di governo indicata con l'espressione government esclude particolari valutazioni della situazione, anzi la valutazione delle informazioni di ritorno è del tutto esclusa. ciò significa che all'azione di government corrisponde un'attività basata sul comando e che non si cura se non incidentalmente e casualmente dell'opinione del destinatario del comando.

I moderno indirizzi portano invece verso un diverso metodo sintetizzato dalla parola governance che rappresenta un fenomeno che tiene conto di questi processi innovativi e consente di fdar evolvere l'attività di governo dal comando alla creazione del consenso.

Il docente ha poi fatto un riferimento ai Piani di Zona per mettere in evidenza quanto una legislazione pur corretta nei principi possa non riuscire a produrre gli effetti sperati in assenza di norme attuative specifiche e di una sviluppo della cultura sottesa all'innovazione. Difficilmente sono state previste norme di valutazione e controllo. A partire dal coinvolgimento più esteso possibile degli attori locali, c'era la necessità di creare parametri di valutazione a cui riferirsi per i processi e gli esiti allo scopo di poter integrare o modificare, successivamente, i piani stessi in modo coerente e corrispondente al successo a all'insuccesso ottenuto. Occorrono obiettivi chiari e definiti e strumenti di verifica e controllo.

A partire dai Piani di Zona si prende atto dello sviluppo della nuova tendenza di applicare il concetto di governance all'azione di governo. Pur riconoscendo valore alla tendenza, non si può non rilevare che gli stili di leadership applicati nel tempo non sono o non sono stati i più idonei a creare beni relazionali e quindi capitale sopciale e pertanto occorre affinare l'azione e applicare correttamente gli istituti che diversamente finirebbero per cambiare connotato interpretativo. Ciò che, per esempio, è successo alla sussidiarietà che nella sua accezione originaria precvede lo Stato che porta aiuto alla società civile solo quando questa non basta alla soluzione del propblema. Si rileva che questo è il caso o l'interpretazione meno diffusa, perchè nella realtà lo Stato si pone al centro della progettualità e della realizzazione del progetto e solo quando non ce la fa più si fa "sussidiare" dalle altre organizzazioni. Addirittura sembra che il modello di sussidiarietà più diffuso sia l'esternalizzazione, cioè, lo Stato fa fare all'esterno, a un produttore terzo legato da un contratto, ciò che non riesce a fare

INFORMAZIONI
Di facile accesso è il link: www. lascuoladivolontariato.it


Il primo seminario di cui abbiamo riportato la sintesi si è tenuto:
Sabato 17 gennaio 2009 dalle 9:30 alle 13 presso l’Hotel Stendhal in via Bodoni 3 a Parma.

Sono previsti altri incontri

Per info a riguardo si può consultare:

Forum Solidarietà - Settore Formazione: Enrica Ferrari e Monica Bussoni
Tel. 0521/228330
E - mail: formazione@forumsolidarieta.it

oppure:

Provincia di Parma: Debora Tanzi
Tel. 0521/931320
E - mail: d.tanzi@provincia.parma.it


Ivo Colozzi - (Curriculum breve)
Professore ordinario di Sociologia presso l'Università degli Studi di Bologna. Attualmente titolare degli insegnamenti di Sociologia e di Teoria e metodi della programmazione sociale presso la Facoltà di Scienze Politiche. Fra i suoi interessi di ricerca si segnalano in particolare i temi del Terzo settore e delle Politiche Sociali; la cultura della società civile in Italia; la sociologia della religione; l'analisi sociologica della morale. E' membro del comitato scientifico di diverse riviste e collane editoriali di sociologia. Negli ultimi anni è stato membro del CIVR (Comitato di Valutazione della Ricerca Universitaria) per il panel 14 (Scienze politiche e sociali) e consulente scientifico del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali per l'attività dell'Osservatorio delle Associazioni di Promozione Sociale previsto dalla legge 383 del 2000.

venerdì 16 gennaio 2009

Il Convegno di Lunedì 19 Gennaio - Il Codice comportamentale dell'OSS

Per un Codice Comportamentale dell’OSS
PROGRAMMA

Il CONVEGNO DI STUDIO
si terrà il 19 gennaio 2009 dalle ore 10 e alle 17
Presso l’auditorium Santa Maria della Pace
Via Scalabrini, 19—PIACENZA
_____ oooOooo_____

Il Presidente della sez. regionale dell’ANOSS illustrerà gli scopi e gli obiettivi che l’associazione si propone con questo lavoro di redazione di un codice comportamentale dell’operatore di assistenza. Partendo da esperienze già realizzate se ne vedranno i punti di forza e di debolezza e si sottoporranno al dibattito.

La Presidente (*) de La Bottega del Possibile sarà presente e accompagnata da due collaboratrici esperte nei servizi di territorio : una OSS e una Coordinatrice infermiera che lavora in stretta collaborazione con le OSS.

Saranno presenti esperti e dirigenti che hanno già dato la disponibilità a proseguire nel lavoro di gruppo.

Saranno proiettati tre DVD sulle “AZIONI” e i “PENSIERI” dell’OSS messi a disposizione da La Bottega del Possibile.

La riunione è aperta a tutti.
Chi fosse interessato puiò partecipare liberamente.

(*) Mariena Scassellati è fondatrice e Presidente de “La Bottega del Possibile” che vanta un’esperienza associativa ultradecennale e che porta avanti ricerche e formazione nell’ambito di interesse dell’ANOSS.

(Dal sito) La Bottega del Possibile è un'Associazione culturale di promozione sociale nata nel 1994, con sede in Torre Pellice (TO), impegnata nella cultura della domiciliarità, intesa come diritto irrinunciabile della persona anziana, del malato o del diversamente abile. Finalità della Bottega è la ricerca di risposte alternative al ricovero ed all'ospedalizzazione e la sensibilizzazione degli operatori socio-sanitari attraverso specifici strumenti di formazione.

Chi volesse conoscere meglio entri nel sito : http://www.bottegadelpossibile.it



Il punto
Perché un codice comportamentale e non un codice deontologico

La dimensione normativa del codice deontologico è un problema sotto il profilo soggettivo nel senso che “obbedire al codice deontologico non coincide – in sé e per sé – col credere in quello che si fa”. È l’assunto principale dalla relazione presentata da Giorgio Meneguz all’XI° congresso nazionale SOPSI (Roma 21-25 febbraio 2006). Il rischio che l’autore sottolinea è che le norme accompagnate o meno da sanzioni non svolgano una funzione di costruzione della responsabilità, ma pur essendo utili a livello sociale siano in realtà tendenzialmente deresponsabilizzanti. In sostanza, conclude, non è il fatto di essere obbligati che può sostenere la capacità di una persona di esprimere dedizione, correttezza, onestà e senso di responsabilità. La coesione dei gruppi e i rapporti tra individui sono eticamente regolati. Quello che interessa studiare è il comportamento degli operatori e cercare di capire quali siano le variabili che ostacolano un comportamento virtuoso, leale e responsabile, collaborante e aperto alle verifiche e quali sono invece le variabili che lo favoriscono.
La questione della soggettività è centrale anche nel caso che interessa il nostro studio perché l’OSS è interprete di quell’importante fattore terapeutico che è il rapporto operatore/utente del servizio socio-sanitario. Sappiamo infatti che ciò che caratterizza un buon operatore è la capacità di raggiungere un determinato livello di qualità nella relazione instaurata con l’utente.
Se si accetta questa chiave di lettura si deve di conseguenza ben valutare in quale modo sarà possibile stilare un codice, con quali fini e secondo quale logica normativa o semplicemente espositiva.
Un codice deontologico contiene principi e regole che devono essere rispettate e prevede sanzioni per chi non le rispetta.
Per il caso che ci interessa prevediamo un Codice, ma non come raccolta di norme, non codice deontologico cioè trascrizione dei doveri legati alla professione e sanzionati, ma codice comportamentale. Codice dei comportamenti intendendo per codice un elemento convenzionale in cui ogni parola ha lo scopo di fornire un percorso di apprendimento della realtà, di una realtà che non si svela semplicemente e di per sé, ma che ha bisogna di una chiave di lettura.
Codice, dunque, come sistema di relazione, insieme di concetti, figure e caratteri che identificano un modo nuovo di decifrare il reale e renderlo leggibile.
Il rispetto della dignità umana può essere assicurata da un metodo, da un criterio oggettivo, purché sia un metodo aperto che non limiti le potenzialità relazionali dei due protagonisti.
Non c’è il mondo da una parte e l’OSS dall’altra, c’è un mondo in cui OSS e utente periodicamente entrano in contatto e il valore della relazione non sarà codificato da uno schema oggettivo come un protocollo ma da uno schema aperto e adattabile basato sulla consapevolezza dell’OSS e dell’utente quando possibile.
La deontologia come la legge possono essere usate troppo facilmente per superare un problema etico, sempre potenzialmente presente in un lavoro di cura, diciamo per mettersi il cuore in pace. Ad esempio pensando: “ho fatto quello che dovevo”. Ma nello stesso tempo sono una via troppo generale ed astratta difficilmente adattabile ai due soggetti che hanno una relazione di cura ed entrano in crisi.
Per questo occorre qualcosa di più sottile, pregnante ma non dispositivo
imperativo ma non sanzionato.
Nei prossimi mesi c’è tempo per discuterne.

lunedì 12 gennaio 2009

Una giornata di studio - Per un Codice Comportamentale dell'OSS

Lunedì 19 gennaio a Piacenza, presso l'Auditorium Santa Maria della Pace, ci sarà una giornata di studio organizzata dall'associazione ANOSS Sez. Emilia-Romagna sul tema della formazione dell'OSS.
Il titolo della giornata è "Per un Codice Comportamentale dell'OSS"
Nella riunione si tratterà il tema dei compiti dell'Operatore e delle sue responsabilità nei serv izi domiciliari e in quelli di struttura.
Sarà presente Mariena Scassellati - Presidente della Bottega del Possibile che porterà la sua esperienza di associazione dedita da anni allo studio e alla formazione degli operatori di assitenza con particolare attenzione alla dominciliarità. Saranno presenti, inoltre, esperti e dirigenti locali. La Bottega del Possibile sarà presente oltre che con la Presidente anche con una OSS particolarmente esperta di servizi sul territorio e un'infermiera coordinatrice delle cure domiciliari che lavora in stretta integrazione con le OSS.
La riunione di studio sarà gestita con strumenti multimediali e ci sarà anche la proiezione di un video.
Il gruppo costituito dall'ANOSS per lo studio dell'argomento in oggetto è aperto ad altri interventi da parte di persone o gruppi associativi. Chi è interessato può proporsi per dare un contributo all'attività in corso sia partecipando direttamente sia dichiarando la propria disponibilità a contribuire via internet.
L'avanzamento dei lavori sarà seguito dal presente blog e dalla news letter ANOSS.

mercoledì 7 gennaio 2009

Rinnovati gli organi nazionali ANOSS

Il giorno 11 novembre si è tenuta un'assemblea degli iscritti ANOSS per approvazione del bilancio e rinnovo delle cariche.

Pubblichiamo un estratto del verbale dell’Assemblea Nazionale
Il giorno 11 novembre 2008, alle ore 16:00 si è riunita ad Ancona, viale della Vittoria, 37 - 3° piano, l'assemblea dei soci della Associazione ANOSS.
Oltre all’approvazione del bilancio 2006 e 2007 l’assemblea ha deliberato sulla presa d’atto della costituzione del Comitato regionale dell’Emilia Romagna e ha nominato il nuovo Comitato regionale delle Marche-.
Comitato Emilia Romagna è così composto:·
Renato Dapero - coordinatore regionale·
Antonietta Negri
Carlo Gobbi
Tiziana Cravedi
Gabriella Cella
Renato Cardinali
Mara Caminati

Comitato Marche:·
Marisa Sabatini - coordinatore regionale· Fizzano Maria Pia (Tesoriere), Borini Riccardo, Tacchi Giuliano, Gregorini Sonia, Pisano Anna, Cantori Alessandra, Giuliodoro Stefano, Masera Filippo, Carotenuto Carmen, Paticchio Gianpaolo

C’è stato infine il rinnovo della Direzione nazionale e l'elezione di Presidente e Vice, di segretario e tesoriere.
Direzione nazionale:·
Franco Pesaresi - Presidente nazionale
Fizzano Maria Pia - Tesoriera·
Paolinelli Barbara - Segretaria·
Dapero Renato - Vicepresidente
Gobbi Carlo
Cravedi Tiziana
Scassellati Mariena
Sabbatici Marisa
Mancinelli Diego
Baldini Alessandra
De Santis Antonio

Nel comunicare l’attuale struttura dell’associazione si rivolge un augurio di un buon e proficuo lavoro a tutti i componenti degli organi.

lunedì 15 dicembre 2008

Dalla polemica sulle Province alla sfiducia nella politica, tutto ci invita a prendere iniziative dal basso

Appena conclusa una riflessione sulla crisi che non è solo finanziaria ed economica, ma è anche crisi dei valori e di fiducia verso le istituzioni e verso la politica, la cronaca offre uno spunto per nuovi approfondimenti.Esplode il caso dell’eliminazione delle Province che anima un dibattito che per la verità sembra un po’ vecchio. Si riporta ad esempio (Quotidiano Libero del 29 novembre 2008 Pag. 2) che nel 1920, l’allora segretario dell’Associazione nazionale dei Comuni, Emilio Caldara, avrebbe auspicato l’eliminazione delle Province con l’affermazione che si tratta di “enti buoni solo per i manicomi e per le strade”. Ora, senza prendere posizione, per il momento, sulla questione, se in tutto questo tempo non è successo niente, malgrado siano nati molti altri enti tra cui, in particolare le Regioni che occupano davvero il ruolo fondamentale di ente intermedio tra lo Stato e la politica dei comuni, è molto improbabile che spariscano proprio adesso.
(continua)

sabato 13 dicembre 2008

IL DIBATTITO SUL WELFARE SPINGE VERSO UNA RICOSTRUZIONE DELLA CULTURA DIFFUSA

Ci sono notizie, estensibili a tutto il territorio nazionale, che mostrano i segni di una crisi generalizzata.
Mancano posti residenziali e l’offerta non soddisfa la domanda già oggi e ancor meno lo potrà fare in futuro, ma i cittadini su questo hanno diritto a una comunicazione chiara.

(continua)

Le Province sono insostituibili.

Questo è il titolo con cui è stato sintetizzato il messaggio lanciato dai Presidenti delle Province con la firma dell’atto costitutivo della “Fondazione delle Province del Nord Ovest” cioè quelle appartenenti alla Lombardia, Piemonte, Liguria oltre a Piacenza e Parma dell’Emilia-Romagna. Dunque è stata portata a termine un’azione di carattere associativo per valorizzare l’importanza delle Province in un momento in cui è stato sollevato con rinnovato vigore il proposito, ormai un po’ consunto per vero, di abolire le Province.Un po’ ironicamente potremmo dire che è vero: le province sono insostituibili, infatti nessuno le vuole sostituire, semmai molti le vorrebbero vedere morte! Perché si dovrebbero sostituire? Si sostituisce chi fa qualcosa!Con queste premesse è interessante analizzare il problema.
(continua)

Riforma della scuola: al liceo Gioia di Piacenza la rivolta dei cento

Professori sul piede di guerra: valutiamo forme di protesta pubblica

Oltre cento docenti del liceo Gioia (dove complessivamente ne operano circa 130) scrivono una pagina nuova ed importante della protesta di cui la riforma Gelmini costituisce il più eclatante obiettivo. Documento sintomo di un malessere giunto al limite, pare di capire, in cui l'esercito di docenti piacentini, che propone la costituzione all'interno del Gioia di un comitato misto "in difesa della scuola pubblica"..(continua)

In questo periodo è interessante anche uno sguardo alla scuola.

lunedì 24 novembre 2008

ANOSS al Festival dei diritti umani di Parma


Il 18 Novembre
nella Sala Conferenze del Comune di Parma si è svolta la tavola rotonda promossa dall’associazione avente il titolo:
“Operatori socio-sanitari italiani e stranieri e qualità della vita. Quali diritti alla base delle relazioni e del rapporto costi/qualità”
La presenza di un pubblico attento ha valorizzato la tavola rotonda che non ha deluso le attese quanto a professionalità e vivacità dei relatori.

A partire da Tiziana Mozzoni, assessore ai servizi sociali della Provincia di Parma, che ha interpretato il suo ruolo con dovizia di particolari e un elevato grado di passione, che non guasta mai, comunicando gli impegni assunti e realizzati dall’Amministrazione e portando un giudizio positivo sulle posizioni della Regione che ha ben interpretato i bisogni stanziando per la non autosufficienza un importo dello stesso ordine di grandezza dell’impegno nazionale e ha realizzato la trasformazione delle IPAB con una modalità che assicurerà comunque maggiore efficienza. Non tutti d’accordo su questo punto. C’è anche chi come Antonio Costantino ha assegnato la preferenza al modello di struttura dei servizi della Lombardia che con l’accreditamento delle strutture e delle aziende che materialmente eseguono il servizio assicura maggiore dinamicità nelle scelte, maggiore economia e una garanzia di sviluppo socio-economico. Di grande interesse i dati descritti dal prof. Ferretti, docente all’Università di Parma di economia sanitaria, che ha mostrato come sistemi dotati di maggior efficienza sono in realtà spesso portatori di soluzioni inique. Per quella parte dell’uditorio costituita da operatori più vicini agli aspetti materiali del servizio, è stata di particolare interesse la relazione di Stefano Garbin (M&R di Padova) che ha saputo suscitare anche momenti di emotività descrivendo elementi cruciali del lavoro degli operatori nell’ottica di una formazione operativa che tenga conto dei diritti di ognuno compreso quello di conoscere a quale destino professionale si è chiamati per poterlo comprendere nel profondo e condividere in ottica di sviluppo professionale e personale. Nell’intervento di Franco Pesaresi (Presidente nazionale ANOSS) si è toccato il delicato problema della badanti, del loro costo, della loro professionalità e delle difficoltà che si incontrano per l’emersione del lavoro nero. Un punto è che difficilmente i comuni arrivano a contribuire in termini sufficienti a coprire il costo dei contributi e così datori di lavoro e lavoratrici finiscono per preferire soluzioni non regolari. Dopo un breve intervento di Pier Giuseppe Bollati si è giunti alla conclusione del convegno in cui si è evidenziato come gli operatori e i servizi stiano attraversando una difficoltà da cui ci si può difendere solo ritrovando fiducia prima di tutto nella propria capacità di relazione e poi in quei responsabili illuminati che nei diversi ruoli sapranno portare a compimento il difficile e travagliato percorso di rinnovamento del welfare

Sanità e politica: separarsi è difficile

Si prende spunto da un articolo di Andrea Tardiola, collaboratore della rivista indipendente on line www.lavoce.info di cui si è riproposto il titolo.

L’occasione (Gennaio 2008) era data da un disegno di legge col quale il Governo si proponeva di porre un freno all’ingerenza della politica nella nomina dei direttori e dei primari nelle Aziende Sanitarie provocando reazioni dure delle Regioni che rivendicavano l’autonomia sancita dalla riforma costituzionale del 2001. Effettivamente le Regioni non possono rinunciare a presidiare politicamente la sanità in quanto è il servizio nel quale esse spendono circa il 70 % del loro budget. Da questo concludono che i direttori devono essere scelti con uno stretto rapporto fiduciario. Nella proposta del Governo si riconosce questo, però si chiede che le nomine devono essere fatte solo tra chi è tecnicamente preparato.

Non si può non ricordare che esistono mille possibilità di addomesticare i meccanismi di selezione e anche di inventarne di nuovi che, pur nel rispetto formale della strategia di selezione su base tecnica, consentono e promuovono in realtà la più ampia discrezionalità politica!

Dunque né le Regioni né il Governo avevano allora e non hanno adesso alcuna volontà di abbandonare l’idea del controllo diretto dell’attività gestionale della sanità. Spesso si assiste a dibattiti surreali nel senso che non incidono affatto sulla realtà e si limitano a definire dei percorsi formali che di solito peggiorano, se fosse possibile, la situazione.
Per quanto ci possa sembrare incredibile ancor oggi nelle posizioni elevate della politica (e quindi in quelle posizioni che influiscono pesantemente nella cultura dei servizi) si arriva, si può dire, ad umiliare il concetto di “Politica della Salute” limitandosi ad identificarlo con la “gestione dell’apparato” preposto alla gestione dei servizi per la salute. C’è, come qualcuno ha detto nei commenti all’articolo citato, una situazione di lottizzazione strutturale che si riproduce e attraversa tutti i campi della politica da destra a sinistra e in ogni parte d’Italia.

Una conclusione.
È ovvio che la politica non può disinteressarsi della salute, e questo non solo perché è un costo elevato per lo Stato e in alcune zone è anche un fondamentale produttore di reddito, ma soprattutto perché la salute e, più in generale, il benessere dei cittadini è un dovere fondamentale di chi ci governa ai vari livelli.
Quello che è mancato fin’ora, però, è una vera capacità di programmazione e controllo, anch’essa sempre citata o millantata ma per la quale non è mai stata fatta una seria pratica formazione, indispensabile, a partire dai politici. Non se ne è vista la necessità perché non serve a perpetuare “la Casta”. Un’attività di controllo sugli apparati produttivi imporrebbe una nuova comunicazione ai cittadini dove ognuno si dovrebbe prendere le responsabilità del caso e i politici dovrebbero mettere in gioco la loro rielezione sulla base dei successi o degli insuccessi della gestioni degli apparati da loro scelti.
Vedremo mai una cosa del genere?
Speriamo di poter andare a votare, un giorno, non spinti da suggestioni o immersi nel “sonno televisivo” ma in base ai risultati documentati sulla qualità di vita che i governanti ci hanno garantito.

martedì 11 novembre 2008

IL DIBATTITO SUL WELFARE SPINGE VERSO UNA RICOSTRUZIONE DELLA CULTURA DIFFUSA

Ci sono notizie, estensibili a tutto il territorio nazionale, che mostrano i segni di una crisi generalizzata. Mancano posti residenziali e l’offerta non soddisfa la domanda già oggi e ancor meno lo potrà fare in futuro, ma i cittadini su questo hanno diritto a una comunicazione chiara. La crisi è generale, è crisi di valori oltre che economica e impone un cambiamento. La via d’uscita deve essere ricercata all’interno di un nuovo approccio culturale al mondo dei servizi sociosanitari, ma un grande cambiamento nella cultura diffusa richiede uno sforzo delle massime istituzioni e del potere politico locale.

Continua..
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IL DIBATTITO SUL WELFARE

lunedì 20 ottobre 2008

Dibattito sul welfare locale

Ci sono tre notizie, a cui il quotidiano Libertà di Piacenza ha dato opportuno risalto, che invitano a una riflessione.

La prima è la denuncia dell’aumento della lista d’attesa per entrare in casa protetta più che raddoppiata rispetto allo scorso anno che Luigi Rabuffi, presidente della Casa Protetta Vittorio Emanuele, presenta con forza e con evidente passione. Mette in evidenza la mancanza di risposta e sottolinea che gli anziani in attesa sono curati a domicilio dai famigliari e dalle badanti. “Non c’è niente di male” dice “ ma se fanno domanda per avere un posto in casa protetta significa che la ritengono una soluzione migliore e sarebbero più soddisfatti se quel posto ce l’avessero”. Lo stesso Rabuffi ricorda che le case protette di Piacenza non soddisfano la richiesta costringendo ad adottare la soluzione domiciliare che però non sempre è percorribile e spesso non è agevole né opportuna né per l’anziano né per la famiglia.
La seconda notizia riferita da “Libertà” riguarda un intervento di Giovanna Palladini, assessore ai servizi sociali del comune di Piacenza, il titolo: “La via da promuovere è la cura dentro la famiglia”. I dati riportati dalla Palladini parlano del trend demografico e della pressione sociale derivante dalla presenza sempre più numerosa di grandi anziani. 1.070.000 euro è quanto il comune di Piacenza versa alle case protette a copertura di rette di anziani non autosufficienti privi dei mezzi necessari assorbendo l’80% delle risorse del fondo per la non autosufficienza. L’assessore alla fine dice chiaramente che la via che si promuove, anche in armonia con le indicazioni della Regione Emilia Romagna, è quella della domiciliarità, vale a dire del mantenimento dell'anziano non autosufficiente in famiglia. Tra pareti domestiche e nell'affetto dei propri cari. C’è l’assegno di cura:circa 400 famiglie godono di un assegno staccato dal Comune su fondi regionali.
La terza notizia offre la chiave interpretativa del fenomeno.
La Conferenza sanitaria ha esaminato l’atto di programmazione dell’AUSL su cui si andrà presto al voto. Si sottolinea che “in Sanità non basta elencare i bisogni, servono soldi” Dopo la presa di posizione del sindaco Roberto Reggi, durante la recente Conferenza provinciale del welfare altri sindaci mettono il dito nella piaga.
Non è sufficiente redigere un piano dei bisogni del nostro territorio. Questo atto di programmazione deve essere corredato da un piano di sostenibilità economica: “non possiamo nasconderci che avremo a disposizione ancora meno risorse di quanto ipotizzavamo qualche tempo fa”. Ciò è quanto i sin dacvi dicono in provincia di Piacenza. “Dobbiamo confrontarci con le risorse: il documento triennale è indubbiamente molto ben fatto, è capillare, preciso, stilato da persone che conoscono il territorio. Ma come tutti i documenti programmatici, deve essere accompagnato da un piano di sostenibilità economica che tenga conto delle risorse disponibili a tutti i livelli: Stato, Regione, Provincia, distretti, Comuni. Non possiamo negare che stiamo attraversando un momento difficile, e che le disponibilità degli enti locali sono sempre più limitate”. Fin qui la cronaca.

La riflessione.
Non è solo a Piacenza, così va dappertutto in Italia. La risorse sono finite a tutti i livelli ma nessuno lo vuole ammettere. Nessuno crede di esserne responsabile e tutti si affrettano a dire che bosogna garantire il finanziamento dei servizi chiedendo soldi allo stato, alle regioni..ecc.. Ma bisogna proprio dirlo: siamo stufi di sentirli questi politici, che non hanno mai colpe che spostano le responsabilità a dritta e a manca basta salvare la faccia. Il domiciliare è diventato il luogo dove si rispettano gli anziani perché stanno a casa. Certo, è vero, ma è anche vero che a casa la badante e tutto il resto lo paga la famiglia! Qualcuna sa esattamente cosa costa? e qualcuno si è mai domandato che razza di servizio fa una badante? che formazione ha ricevuto e di quale professionalità è dotata?
È ora di un po’ di onestà non è colpa dei cittadini se il rapporto tra anziani e lavoratori è sempre meno favorevole, non è colpa di nessuno, ma il singolo cittadino ha bisogno di risposte e la politica le deve dare. Il Ministro Sacconi ha pubblicato il “Libro Verde”dove dice le stesse cose, ma siccome non ha altri organismi al di sopra non può dire che le risorse gli devono essere date e così propone “La vita buona nella società attiva”.
È arrivata l’idea nuova: se volete satar bene… lavorate! Lavorate e abbiate fiducia in voi stessi. Certo questo ci resta aver fiducia in noi stessi. Questa è la parte onesta del messaggio, in fondo basta un piccolo sforzo di interpretazione e si capisce bene che il welfare del futuro sarà un welfare “fai da te”. Tu, lavora, pagati l’assicurazione, pagati la badante, pagati alcune cure, pagati.. pagati ecc ecc .
Ok siamo arrivatio alla fine e il ministro lo ammette. Fa come dicevano i nostri vecchi ai figli e nupoti che chiedevano cosa avrebbero avuto in eredità, rispondevano con un po’ di bonatria contadina ironia… “Caro, io non ho niente: ti lascio da vivere… fin che campi!”
Ma non siamo disfattisti. Se il messaggio è questo non faremo come troppe volte ho vista fare dai sindacati che non potendo perdere la faccia (e gli iscritti che garantiscono i distacchi sindacali), quando sentono certe cose non ascoltano. Di fronte all’affermazione che non ci sono soldi di solito vengono avanzate richieste di miglioramento economico e i politici magari fanno anche finta di accontentarli. Certo, si sa, a loro brucia non poter soddusafare le brame di chi ha portato voti!

Bravi, bravi davvero!
Anche noi vogliamo dare soddisfazione e soldi ai lavoratori, anche noi vogliamo operatori soddisfatti!
E chi lavora bene se non è soddisfatto?
Anche noi chiediamo più attenzione verso gli operatori di base, verso gfli impiegati, le assitenti sociali, le infermiere, i medici, i direttori… tutti, tutti devo essere soddisafatti del loro lavoro e della looro retribuzione.
Prima di tutto però dobbiamo render soddisfacente il lavoro: dobbiamo ascoltare sintetizzare decidere. Dare il giusto (e non mi si dica che il giusto non c’è perché è un giudizio soggettivo!) sappiamo che il giusto semplice, quello che tutti capisco, c’è eccome!
Che i soldi sono finiti l’abbiamo capito. E allora smettiamola di fare norme che stabiliscono standard di servizio basate solo su risorse materiali. Accontentiamoci di un livello numerico inferiore, facciamo una miglior retribuzione individuale e premiamo la disponibilità accompagnandola con un formidabile impegno di formazione.
Rivolgiamoci ai giovani!. Cerchiamo risorse nuove, andiamo nelle scuole a dire che è unitile inseguire una laurea triennale in qualche nuova scienza inconsistente che alla fine creerà dei baristi impreparati o dei commessi di supermercato inappagati!.
Invitiamoli a fare un corso da oss e andare a lavorare sapendo che questo è un lavoro importante, non da importare! O almeno non da importare interamente.

E smettiamola di credere che le aziende pubblche posano sostenere lo scontro con questa realtà.
In Emilia Romagna in applicazione della legge 328 del 2000 si è deciso di effettuare il riordino delle IPAB promuovendo – leggi: rendendo obbligatorie - le ASP: Aziende Pubbliche di Servizio alla persona, e la Regione ha avuto la faccia tosta di affermare che l’ASP deve lavorare in proprio, deve essere un produttore di servizi con suoi dipendenti e una sua organizzazione produttiva, sennò che azienda è? Già, però non le ha dato una fisionomia da azienda agile e flessibile. Ha creato una struttura ancor più complessa dell’IPAB ( Questo a molti non sembrava possibile, ma non c’è limite alla fantasia istituzionale..!)
Sappiamo benissimo che non è semplice modificare il retaggio del pubblico che è assolutamente negativo. Tutte le volte che, ai giorni nostri o in passato, si è occupato di produzione (Vedi Alitalia, Ferrovie, Alfa Romeo, per citare esempi eclatanti.) ha portato l’azienda alla crisi.
Nel nostro caso, poi, con il peso contrattuale e fiscale del tutto imparagonabile a quello delle coop come volete che sia possibile sopravvivere con un’azienda pubblica più di qualche anno? Presidenti e direttori di nomina pubblica, al di là delle loro caratteristiche personali che potrebbero anche essere idonee, lavorano con la libertà condizionata dagli equilibri della classe politica di un’intera città o di un’ampia zona di provincia. E gli equilibri politici, anche se c’è la “rivoluzione di Brunetta” sono sempre prioritari.
Non è che il manager pubblico non sa fare il suo mestiere è che è un mestiere diverso dal manager!!

Un’assemblea, un Consiglio, un Presidente, un Direttore e poi?

E poi facciamo gli appalti di interi servizi!

Ma chi ce la fa fare di sbagliare del tutto e magari dopo dover ripianare i debiti di un’azienda quando si può farla gestire probabilamente con reciproca soddisfazione da altri?
Pensate: se le cose non vanno si può cambiare l’interlocutore e comunque, in una certa misura, le lamentele vengono dirottate sul fornitore mentre la politica locale può tenersi la parte interessante dell’azienda: la Direzione, la Presidenza e tanti atri bei posticini…

Sinceramente, spero di sbagliarmi!

venerdì 3 ottobre 2008

Un intervento di Franco Pesaresi - Presidente nazionale ANOSS





COMUNICATO STAMPA


IL GOVERNO TAGLIA IL FONDO SOCIALE
SOMMERGIAMO IL MINISTRO SACCONI DI E-MAIL DI PROTESTA





Il Governo ha tagliato il Fondo sociale nazionale, fondo che serve a finanziare gli interventi
dei comuni per la prima infanzia, per gli anziani, i disabili e i poveri.

Le regioni hanno comunicato che il taglio ammonta a 300 milioni euro pari al 30% del Fondo del 2007. La somma stanziata per il 2008 di 656 milioni di euro è addirittura inferiore a quanto stanziato nel 2001.

In questo momento di economia stagnante se non recessiva, ridurre la spesa sociale che può sostenere le persone più esposte alla crisi costituisce un grave errore politico e culturale ed espone un numero sempre più ampio di famiglie ai rischi di povertà e di marginalità.

Una reazione adeguata a questa situazione purtroppo non si è registrata nei comuni, nelle forze sociali e nella società civile che hanno fatto sentire la loro voce ma senza l’enfasi di altre occasioni.
Riteniamo sbagliato rassegnarsi alla rilevante riduzione dei finanziamenti per cui chiamiamo tutti coloro che hanno a cuore le sorti del settore sociale a far sentire la loro voce.

Proponiamo di inviare migliaia di e-mail di protesta al ministro Sacconi al seguente indirizzo : segreteriaMinistroSacconi@lavoro.gov.it (indirizzo pubblico reperito nel sito del Ministero).

Se i comuni italiani, le associazioni di volontariato, le organizzazioni sindacali, le cooperative sociali, gli operatori sociali invieranno migliaia di e-mail, se faranno conferenze stampa, se organizzeranno iniziative potremo modificare questa situazione che colpisce la parte più debole del Paese.

Proviamoci.

Ancona, 1 ottobre 2008.
Franco Pesaresi
Presidente Associazione Nazionale operatori sociali e sociosanitari

___________________________________
Associazione nazionale operatori sociali e sociosanitari (ANOSS)
Recapiti: via Rossini 16, 60021 Camerano (AN); Sito web: http://www.anoss.it/ e-mail: info@anoss.it 338-7307501


giovedì 25 settembre 2008

L’EDUCATORE IN “CASA PROTETTA” (di Augusta D'Ambrosio)

Molto spesso la gente comune si interroga su quale possa essere il ruolo che un educatore riveste in una casa protetta,…. “cosa può mai fare con degli anziani…”e purtroppo si cade il più delle volte nell’errore di pensare che organizzi solo feste e faccia fare dei lavoretti infantili per tenerli impegnati.

Ma l’educatore ...

Per leggere l'intero articolo clicca sul link:
articoli completi: L’EDUCATORE IN “CASA PROTETTA”

giovedì 7 agosto 2008

Rapporto sul disagio insediativo. “La situazione rischia di peggiorare dopo la pausa estiva”



Il Pensiero di Ermete Realacci

Presidente onorario Legambiente


“I dati presentati nel rapporto sono molto interessanti e danno il quadro di una situazione che rischia di aggravarsi ulteriormente alla ripresa dalla pausa estiva per gli effetti delle politiche in atto”. Secondo Ermete Realacci, presidente onorario di Legambiente, desta ad esempio desta preoccupazione che “il taglio di 80mila insegnanti rischierà di penalizzare proprio le scuole dei piccoli comuni. Anche per questo è importante che tutte le forze politiche si impegnino per approvare la legge sui piccoli comuni, un progetto forte e condiviso, sottoscritto da oltre 120 parlamentari di tutti gli schieramenti, che indica chiaramente un’idea e una politica: considerare i comuni con meno di 5.000 abitanti, non un’eredità del passato, ma tra i protagonisti del futuro del Paese, di quella scommessa sulla qualità che per l’Italia può essere un’opportunità straordinaria”.

mercoledì 6 agosto 2008

A Parma lavori in corso per un welfare a misura di comunità

Parma, 30 luglio 2008 – Un nuovo sistema di welfare per una comunità che cambia. È questo l’obiettivo che guiderà le politiche sociali e sanitarie del territorio nel triennio 2009-2011, sulla base delle linee di indirizzo presentate nell’incontro di oggi della Conferenza territoriale sociale e sanitaria.
Linee che fanno tesoro di quanto fatto finora in termini di integrazione socio-sanitaria, accessibilità, equità e qualità delle cure, ma insieme fissano un nuovo approccio al tema della tutela della salute. L’invecchiamento della popolazione, l’aumento della componente immigrata, l’indebolimento dei legami sociali e familiari sono alcuni dei cambiamenti che hanno interessato la società e che hanno determinato bisogni sempre più complessi che vanno affrontanti con politiche innovative, che tengano conto di tutti i fattori che incidono sul benessere delle persone: dall’ambiente al lavoro, dalle politiche abitative a quelle scolastiche, dalla mobilità del territorio alle sue caratteristiche socio-economiche. A questo servirà il Profilo di comunità, un documento che fotografa il territorio nei suoi elementi specificamente sanitari e in tutti quelli che hanno un impatto sul benessere dei suoi abitanti. Da qui è possibile partire per costruire un vero welfare di comunità, in cui anche le politiche non direttamente sociali e sanitarie possano concorrere alla tutela della salute della comunità.
“Con l’incontro di oggi si apre una nuova, intensa stagione di programmazione, che ci porterà a ridisegnare il nostro sistema di welfare nel giro di pochi anni – ha detto il presidente della Conferenza Vincenzo Bernazzoli – I tempi sono stretti, ma possiamo farlo perché abbiamo lavorato bene finora, e dobbiamo continuare su questa strada, con un forte senso di responsabilità da parte di tutti i soggetti che prendono parte al percorso di pianificazione”. Percorso che inizia da oggi, con la condivisione delle linee di indirizzo e del Profilo di comunità, che saranno adottati definitivamente in autunno, dopo il vaglio delle aziende sanitarie, dei distretti, dei sindacati, dei comitati consultivi misti, del terzo settore e di medici e operatori della sanità. Un lavoro preliminare su cui si fonderà la pianificazione 2009-2011, che dovrà essere conclusa entro la fine del 2008.
http://notizie.parma.it/page.asp?IDCategoria=15&IDSezione=0&ID=242888

giovedì 31 luglio 2008

Federalismo fiscale: proposta delle regioni


La Conferenza delle Regioni del 30 Luglio ha approvato all'unanimità la "proposta delle regioni e delle province autonome di attuazione dell’art. 119 della Costituzione, federalismo fiscale".

Il documento è stato consegnato al Governo nel corso del confronto che si è tenuto a largo Chigi (alle ore 18.00 della setssa giornata) con i Ministri Roberto Calderoli, Raffaele Fitto,Andrea Ronchi e i sottosegretari Brancher e Molgora


Vasco Errani - Presidente della Conferenza delle Regioni. "Abbiamo definitivamente deliberato il nostro testo di delega sul federalismo fiscale . E' estremamente positivo perchè tutte le Regioni sono arrivate a un punto di incontro: il documento e' stato approvato all'unanimita' e lo consegneremo formalmente a Calderoli. La 'bozza Calderoli' ha una traccia profondissima della nostra proposta , ora occorre lavorare a una sintesi positiva che coinvolga anche gli enti locali".


Per altre informazioni e commenti nonchè per l'intero articolato della proposta clicca sul link: